Il federalismo siciliano cominci dalla Sanità - QdS

Il federalismo siciliano cominci dalla Sanità

Dario Immordino

Il federalismo siciliano cominci dalla Sanità

venerdì 09 Aprile 2021

La Sicilia è l’unica regione a statuto speciale che non finanzia da sé la sua spesa sanitaria

La Sicilia è l’unica regione a statuto speciale che non finanzia da sé la sua spesa sanitaria: lo Stato contribuisce a coprirne oltre la metà.

Può sembrare l’ultimo dei problemi del sistema sanitario regionale, alle prese con una pandemia e con emergenze continue riguardo ai costi e alla efficienza delle prestazioni. Invece anche il sistema di finanziamento incide in misura rilevante sull’efficienza della sanità siciliana, poiché assoggetta la Regione ai continui tagli di risorse ed ai tetti di spesa imposti dalla legislazione nazionale, e le impedisce di decidere come far quadrare i conti, quale spesa tagliare, di quanto ridurre i costi e come utilizzare i risparmi.
Questa libertà vigilata dipende anche dal cd piano di rientro, il percorso di risanamento finanziario che la Sicilia ha intrapreso, sotto il controllo delle autorità statali, per colmare l’ingente deficit e far fronte all’enorme debito accumulato.
Ma la dipendenza dai trasferimenti statali restringe ulteriormente i margini di autonomia regionale: se lo Stato fornisce le risorse ha tutto il diritto, ad esempio, di imporre alla Regione come utilizzarle e come realizzare le economie di spesa, ed in diverse occasioni i risparmi conseguiti attraverso i tagli alla sanità siciliana sono stati dirottati fuori dal territorio regionale e destinati al risanamento della finanza pubblica nazionale.
Le altre regioni a statuto speciale, invece, finanziano autonomamente i propri sistemi sanitari, e ciò le rende “ padrone” delle risorse che utilizzano e consente loro di non subire i diktat dello Stato.
La Corte costituzionale, infatti, ha chiarito che le leggi statali non possono imporre come risparmiare sulle spese sanitarie né come utilizzare le risorse risparmiate, alle regioni che provvedono autonomamente ed integralmente al finanziamento dei propri sistemi sanitari. Se sono le regioni a pagare lo Stato non può decidere come debbano essere spese le risorse. Ed in un settore come quello sanitario, che concerne i diritti primari dei cittadini, è essenziale che una regione autonoma possa decidere come utilizzare le risorse, quali spese ridurre e di quanto tagliarle, in modo da adeguare l’offerta sanitaria alle specifiche esigenze della collettività territoriale.

L’unico modo per recuperare questo potere è quello di far fronte autonomamente all’intero ammontare della spesa sanitaria, come le altre regioni. Si tratta certo di un onere non da poco, ma i benefici sarebbero notevoli.
La Costituzione, infatti, impone allo Stato di attribuire alle Regioni le risorse necessarie a finanziare integralmente l’esercizio delle funzioni di competenza, e in particolare le prestazioni essenziali, e la legge riconosce alla Sicilia le entrate tributarie necessarie per coprire interamente il costo del servizio sanitario regionale. Non trasferimenti statali, quindi, ma risorse di “proprietà” regionale, che lo Stato non potrebbe ridurre o sottoporre a condizione. E se queste non dovessero bastare la Costituzione riconosce alle regioni che dispongono di un gettito tributario più basso della media nazionale il diritto ad ottenere trasferimenti di solidarietà finanziati con il gettito tributario delle regioni più ricche, per garantire livelli essenziali di assistenza sanitaria pari al resto del territorio nazionale. Così il costo standard delle prestazioni sanitarie eccedente le risorse proprie della Sicilia, al netto di sprechi e inefficienze, verrebbe finanziato dai trasferimenti perequativi.
Non a caso le altre regioni speciali finanziano già autonomamente le proprie spese sanitarie e negli ultimi anni, attraverso specifici accordi con lo Stato, hanno addirittura assunto a carico dei propri bilanci le spese relative ad altre funzioni: dalla gestione degli ammortizzatori sociali alle infrastrutture di competenza statale sul territorio provinciale. Tutte hanno ottenuto in cambio un consistente aumento delle entrate, in certi casi superiore all’ammontare delle spese.
La situazione siciliana è molto complessa, e bisognerebbe senz’altro vigilare attentamente sul trasferimento di funzioni e risorse.

Ma se la Sicilia decidesse di assumere a proprio carico l’intera spesa del sistema sanitario regionale otterrebbe allo stesso tempo la certezza di avere risorse sufficienti a finanziare un livello di servizi sanitari almeno pari a quelli offerti sul resto del territorio nazionale e tornare padrona delle proprie risorse, decidendo da sé come spenderle e dove risparmiare, ed i risparmi di spesa potrebbero essere interamente investiti in Sicilia aumentando il livello dei servizi o riducendo la pressione fiscale.

Dario Immordino
Componente del gruppo di lavoro sulla riforma della contabilità regionale istituito presso la Regione siciliana

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