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Il fiume Alcantara sta scomparendo, corsa contro il tempo per salvarlo

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Il fiume Alcantara sta scomparendo, corsa contro il tempo per salvarlo

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venerdì 30 Luglio 2021

In alcune zone del fiume, come quella delle cosiddette “Piccole Gurne”, è addirittura possibile camminare sul letto

Il fiume Alcantara, secondo per importanza in Sicilia, sta scomparendo. Non si tratta, purtroppo, di una iperbolica frase “ad effetto”, ma dell’amara constatazione della grave crisi idrica in atto, ormai da oltre un mese, nell’area dell’omonimo Parco Fluviale, sede delle famose gole, meta per i turisti provenienti da ogni angolo del mondo.

In alcune zone del fiume, come quella delle cosiddette “Piccole Gurne”, è addirittura possibile camminare sul letto.

Un fenomeno, questo, che negli ultimi tempi ha raggiunto il parossismo, ma che si era verificato – seppur con entità diversa – già in passato, come ci spiega Annamaria Nossing, presidente del Circolo Legambiente Taormina/Alcantara.

“Il fiume ha subìto, già la scorsa
estate, un fenomeno di secca prolungato nel tratto fra il ponte di Castiglione
di Sicilia e Randazzo (piccole gurne), con una grave perdita di fauna ittica.
Il fenomeno quest’anno si è riproposto nello stesso tratto, aggravato da un
calo di portata anche nel tratto a scendere (gurne e gole Alcantara)”. Ma
quali sono le conseguenze di questa crisi idrica?
:

 “Il sistema fluviale, prosegue Nossing, è un
ecosistema chiuso, quantità e qualità delle acque ne determinano l’equilibrio e
il mantenimento. Una diminuzione della portata determina un innalzamento
delle concentrazioni degli elementi inquinanti
. Inoltre la totale mancanza
di acqua determina la moria dei pesci, delle alghe e muschi. Il fiume  – precisa –  non è soltanto il letto dove scorre l’acqua,
ma si compone delle rive e delle aree marginali, che vengono influenzate
dall’umidità dell’area e dalla temperatura meno soggetta alle incursioni
termiche dei cambiamenti climatici”.

Naturalmente al centro dell’attenzione
ci sono anche le cause di questo fenomeno che, secondo l’analisi di
Legambiente e di altri enti che lo stanno studiando, sono molteplici:
“Surriscaldamento globale, cambiamenti climatici e captazioni (ovvero prelievi
d’acqua), autorizzate o meno, eccessive e comunque non monitorate”. Sempre a proposito
della cause e commentando la decisione della Regione Siciliana, che ha
recentemente nominato una commissione d’inchiesta per chiarire il
fenomeno, Annamaria Nossing aggiunge:

“Con l’Ente Parco Fluviale e  le associazioni ambientaliste presenti sul
territorio, quali WWF e LIPU, si sono individuate già da tempo le cause
che determinano la perdita di portata del fiume. Mancano, però, gli
interlocutori che possano rivedere i contratti che la Regione ha stipulato con
Siciliacque per la captazione delle acque di un affluente del fiume e mancano
le rendicontazioni precise di quanta acqua viene captata esattamente”. Quali
potrebbero essere le soluzioni?:
“Sorge, quindi, la necessità urgente di: creare
dei bacini di ripopolamento ove il mantenimento di una certa quantità di acque
fluviali sia garantito, creare delle aree di fitodepurazione, per evitare che
il malfunzionamento dei depuratori dei diversi comuni intacchi le acque
fluviali, obbligare agricoltori e privati a munirsi di vasche di stoccaggio
invernale di acque piovane e, se autorizzati, di acque fluviali”.

In merito alle accuse venute da più parti Sicilacque, società partecipata della Regione, ha voluto fare delle precisazioni diffondendo una nota ufficiale: “Il sopralluogo effettuato martedì (in occasione del tavolo tecnico al quale hanno partecipato, tra gli altri, il dipartimento regionale Acque e rifiuti, il Parco fluviale dell’Alcantara, l’Autorità di bacino e i Geni civili di Catania e Messina) per la verifica degli strumenti di misurazione delle acque provenienti dalla galleria drenante Alcantara, ha escluso che la secca di alcune parti del fiume sia addebitabile alle captazioni di Siciliacque. Dai dati raccolti emerge infatti che i prelievi di Siciliacque siano addirittura inferiori del 50% rispetto ai valori previsti in concessione (massimo 520 litri al secondo)”. Secondo la società, dunque, a determinare il prosciugamento  è il combinato disposto di altri fattori: siccità, prelievi abusivi e nuova geologia. In merito alla vicenda il Direttore Generale Giuseppe Alesso, precisa infine che: “La mancanza d’acqua nel fiume, pur non essendo addebitabile ai prelievi di Siciliacque, è comunque un problema che va affrontato in sinergia tra gli enti che a vario titolo hanno competenza oppure operano nel bacino idrico dell’Alcantara. Siciliacque, ancora una volta, ribadisce la più ampia disponibilità a fornire tutto il supporto tecnico necessario”.

Vittorio Sangiorgi

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