Monsignor Della Casa scrisse un Trattato, pubblicato nel 1558, che denominò Galateo overo de’ costumi, dal nome di Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa, che gliene suggerì l’idea.
È un trattato di consigli che convenzionalmente vengono dati a un ragazzo, perché si sappia comportare in tutti i momenti della sua permanenza fra le persone, e dei rapporti con esse. Spiega come si dovrebbe conversare, quali argomenti adoperare e in quale ordine enunciarli; come ci si dovrebbe vestire e comportarsi a scuola o in casa, anche adoperando un linguaggio idoneo, possibilmente controllato e colto.
Ovviamente chi non lavora intensamente su se stesso/a per incamerare le opportune e necessarie conoscenze non sarà in condizione di comportarsi conseguentemente.
Il Trattato fa riferimento anche ai valori etici di tutti i tempi, che in questo scorcio del ventunesimo secolo si sono ormai perduti, trascinando l’intera umanità, soprattutto quella più ricca, verso traguardi irrilevanti nel modo di vivere. Non tutti sono in queste condizioni, per fortuna.
Certo, dobbiamo tenere conto che il Galateo è stato scritto poco meno di cinquecento anni fa, quando il mondo era tutt’altra cosa rispetto a quello attuale. Peraltro, dobbiamo affermare che questi ventiquattro anni del ventunesimo secolo sono stati dirompenti sul piano delle conoscenze, che hanno mutato fortemente i costumi di tutte le popolazioni, anche perché esse sono in contatto ormai continuo, per cui il mondo è diventato un unico Paese.
Quanto precede è anche merito dell’informazione, che non viaggia più via radio, bensì per le migliaia e migliaia di satelliti che circondano la Terra e hanno creato quell’enorme business dei siti multimediali.
Il Galateo voleva stabilire regole sul costume morale e sulla purezza della lingua e fu ripreso da Verri (1728-1797) nei Ricordi a mia figlia (1777). È però chiaro che questi obbiettivi col passare dei secoli si sono sempre più attenuati, con la conseguenza che ai nostri giorni quasi nessuno conosce quali siano le regole etiche e quale sia la correttezza delle espressioni linguistiche.
L’odierno argomento è introdotto con decisione nel mondo che ci circonda perché vorremmo stimolare in modo costruttivo la capacità e il ragionamento di tutti i nostri lettori e lettrici e via via di altri cui le argomentazioni possano interessare.
Dobbiamo dire però senza alcuna illusione che questa possibilità è remota, in quanto il materialismo si è ormai esteso a tutte le classi sociali e con esso la diseducazione, la disinformazione e l’inosservanza di quei precetti etici di tutti i tempi che dovrebbero essere alla base dei componenti di una Comunità.
Non è però inutile scrivere queste cose perché, anche se vi fosse una sola persona cui si accendesse la lampada, dovremmo dichiararci soddisfatti.
Infatti non è la diffusione generale della cultura che noi speriamo avvenga nei prossimi decenni, ma l’attenzione di una minoranza di persone verso le regole etiche, in modo da avere quantomeno una parte della popolazione che funziona in base a esse e non ai bisogni materiali che aumentano sempre di più e che prevalgono.
Monsignor Della Casa, oggi sconosciuto ai più, dette un grande contributo alla società dell’epoca, ripetiamo 1558. Nello stesso secolo Martin Lutero fece la scissione dalla Chiesa di Roma fondando il protestantesimo, che oggi è una parte cospicua della religione cristiana.
Ricordiamo al riguardo le tre religioni abramitiche: islamica, ebraica e, appunto, cristiana.
Il fatto che in questo ventiquattresimo anno del XXI secolo ci sia qualcuno che ricordi il Galateo può sembrare anacronistico se raffrontato a ciò che avviene, tuttavia la nostra lunga esperienza lavorativa e dell’informazione ci induce a pensare che occorre sempre riportare a galla le questioni dimenticate e quelle che vengono messe sotto il tappeto perché scomode.
Ciò perché i principi etici sono eterni, lo sono stati e lo saranno ancora, anche se solo una minor parte della popolazione mondiale vi fa riferimento.