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Il genere femminile considerato ininfluente

Il genere femminile considerato ininfluente
libri scuola

L’altra metà della storia

Non so se ci avete mai pensato, ma la storia che siamo abituati a leggere nei libri e che ora è accessibile sugli smartphone, è stata sempre e solo scritta dagli uomini! Come dire che solo metà della specie umana, cioè il genere maschile, ha scritto quello che poi noi abbiamo letto, influenzando così la nostra visione del mondo.

La conseguenza di quanto scriviamo è che il genere femminile non ha avuto alcuna influenza nella scrittura della storia – anche se, per ragioni diverse, ha potuto influenzare gli avvenimenti – né nella formulazione di molte conoscenze che ci sono state trasmesse, non perché non abbia voluto, ma perché è sempre stato sottomesso da quello maschile, che si è considerato (e si considera spesso) superiore.

La riflessione che vi sottoponiamo ci induce, per conseguenza, a ritenere che quello che ci è stato tramandato nel corso di migliaia di anni non sia obiettivo, poiché visto da una sola parte dell’umanità: quella degli uomini.

Eppure il genere femminile, come scrivevamo, ha avuto una rilevanza nei secoli, ma mai una rilevanza predominante. Vi sono state figure eccelse di donne sia nel campo religioso che in quello laico, ma quasi sempre si sono ritrovate in una posizione di subordinazione ai loro congiunti, parenti, amici, superiori.
Del resto, dobbiamo sottolineare che il diritto di voto alle donne in Italia è stato dato nel 1946 e in Svizzera nel 1971. Ne parla il film della Cortellesi “C’è ancora domani”, che mostra la condizione di molte donne nell’Italia di quell’epoca.

Vogliamo precisare che avere letto metà della “verità” non significa che essa non sia vera; significa che essa è parziale. E la mancata obiettività può essere stata fonte di distorsione, anche se oggi non siamo in condizione di valutare quale essa possa essere stata, nonostante gli sforzi degli/delle studiosi/e di storia.

Come scrivevamo, non è solo la solo la storia l’unica branca dello scibile a essere stata scritta prevalentemente dagli uomini: anche la geografia, la fisica, la grammatica (si parla sempre al maschile) o la filosofia, sono state marchiate dall’impronta maschile che non ha lasciato spazio a quella femminile.

Intendiamoci, scriviamo queste riflessioni semplicemente per ricordare che gli eventi devono essere valutati per quello che sono stati effettivamente e per farlo occorre averne una consapevolezza oggettiva. L’oggettività è data dal bilanciamento dei punti di vista su uno stesso fatto o evento, punti di vista che possono essere ben diversi.

La nostra memoria risale a quello che è stato scritto, vale a dire fino a ventiquattro secoli fa per quanto concerne l’Occidente e fino a cinquanta secoli fa per quanto concerne l’Asia. Si tratta di due periodi molto brevi (non vi sorprenda) rispetto all’inizio dell’umanità; umanità, appunto, composta da uomini e donne, la cui assenza dallo scenario collettivo permane tuttora.

Non è che dal 1946 in avanti le donne siano riuscite a emergere. Ancora oggi, a distanza di quasi ottant’anni, non sono moltissime quelle presenti ai vertici dello Stato, delle Regioni e dei Comuni; ai vertici delle burocrazie nazionali e locali; ai vertici delle grandi e medie imprese e in genere delle attività correnti. Tuttavia, la loro presenza aumenta di giorno in giorno e soprattutto il loro punto di vista sui grandi fatti della collettività si fa sempre più valere.

Riteniamo che la questione oggi in rassegna sia fondamentale per l’evoluzione della specie umana, che grazie a un clima di uguaglianza, potrebbe avanzare su tutti i piani perché “due menti sono meglio di una” e due menti che pensano diversamente lo sono ancora di più.

Questa è la fotografia della situazione e ci auguriamo di essere sul suddetto cammino dell’uguaglianza – almeno in Occidente – anche se riteniamo non prossimo questo momento, perché cambiare le abitudini delle persone può richiedere molto (troppo) tempo.


Ora, con l’avvento dei transgender e delle persone non binarie, la questione diventa più articolata perché anche loro hanno diritto a una tribuna, non solo sulle questioni proprie, ma anche su tutte quelle di ordine generale, in quanto soggetti pensanti e cittadini/e.