Viltà è la qualità di cosa che ha scarso valore e pregio, ovvero qualità di chi teme di affrontare un pericolo, di ribellarsi alle sopraffazioni.
La paura è uno stato emotivo dell’animo costituito da senso di insicurezza e di ansia di fronte ad un pericolo reale o immaginario. La combinazione delle due parole fa capire che quando ci si trova di fronte a situazioni incognite, si viene presi dal panico e si perde la necessaria lucidità per valutare bene le circostanze e prendere decisioni conseguenti.
Questo breve incipit riguarda le decisioni politiche relativamente al pericolo virus Corona che non tengono conto della situazione economico-sociale del Paese, molto più grave nelle otto regioni del Sud, ove risiedono venti milioni di cittadini.
Certo, è comodo attestarsi su situazioni di eccessiva prudenza, come sta facendo questo governo, supportato da una schiera di “scienziati” che non possono che consigliare di tenere tutto il Paese incatenato da una folle paura. Comoda questa posizione.
Perché scriviamo queste semplici parole? Perché oltre al soggetto composto dagli scienziati, vi è il soggetto economico-sociale composto dai cittadini e in mezzo c’è il soggetto politico che deve contemperare le ragioni del primo e quelle del secondo.
Attestarsi su questa sorta di prudenza, che invece è viltà, danneggiando i cittadini, è un comportamento che oltraggia il buonsenso e la capacità dei governanti di assumere le proprie responsabilità, ben valutando ciò che si trova sui due piatti della bilancia.
Ora, che la situazione in Lombardia e nelle quattordici province a corona sia estremamente pericolosa, per cui occorre adottare particolare cautela, risulta chiaro, come risulta altrettanto chiaro che la situazione del Centro Sud sia totalmente diversa, con un pericolo di contagio ridotto al lumicino, che non giustifica il blocco di tutte le attività economiche, produttive, commerciali e del turismo in modo così drastico, tale da uccidere socialmente milioni di persone.
è veramente incomprensibile il proseguimento del blocco totale fino al 3 maggio per tutto il Paese. Un governo di buonsenso avrebbe dovuto prendere in esame un provvedimento frazionandolo per le singole regioni.
Certo, per far questo occorreva un governo formato da presidente e ministri dotati di forti attributi mentali. Non sappiamo se li possiedono. Sappiamo solo che continuare a mantenere il Paese cristallizzando molte attività è un suicidio economico, che avrà conseguenze per lunghi periodi.
Ci voleva invece il coraggio del realismo, di ciò che è meglio fare contemperando gli elementi positivi e quelli negativi, assumendo il rischio di qualche contagio in più, ma sempre molto limitato, per consentire alle persone di ricominciare a lavorare e a portare a casa quanto serve per almeno cibare se stessi e la propria famiglia.
Noi critichiamo questa decisione, molto comoda sotto l’etichetta che prima viene la salute. Ma perché, ci chiediamo, se si muore di fame non si danneggia la salute?
E poi già si vede con chiarezza come da questo virus maledetto, che non è fra i peggiori che ha colpito l’umanità, si guarisce bene, come sta accadendo anche a personaggi internazionali come Boris Johnson o il principe Carlo d’Inghilterra.
Poi va sottolineata l’enorme speculazione, e forse la corruzione, che c’è dietro il business delle mascherine, riconosciute inutili nella forma attualmente distribuita, salvo quelle per i sanitari, di tutti gli apparecchi elettromedicali, di tutte le forniture di prodotti per analisi e via enumerando.
Nessun comunicato del governo né della Consip dice che i prezzi di quanto prima elencato sono di mercato e soprattutto non sono lievitati. Questa sarebbe un’informazione importante per la pubblica opinione. Da quello che ne sappiamo, mascherine che costano in produzione venti o quaranta centesimi, sono vendute a quattro o sei euro. Giudicate voi.
Ovviamente in Sicilia il presidente della Regione Musumeci non potrà discostarsi dal provvedimento nazionale, anche se volesse, e quindi dovrà assistere impotente al disastro economico-sociale che sta travolgendo silenziosamente tutti i settori dell’Isola, senza parlare dell’enorme disagio psicologico di tutta la gente chiusa in casa, preda di claustrofobia, depressione, apatia o indolenza. Una sorta di Twin Towers.
