L’intervista del Qds a Claudio Fava, presidente della Commissione regionale Antimafia, sulle dichiarazioni del ministro Provenzano. “Aiutare i lavoratori in nero? Si lavori a tutte le patologie economiche”
PALERMO – Le misure restrittive per l’emergenza Coronavirus sono state prorogate. Sarà una battaglia ancora lunga, anche se leggerissimi segnali di miglioramento si sono intravisti.
Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, però, non molla di un centimetro e chiede alla gente di attenersi alle disposizioni previste dal decreto. Una situazione non semplice, visto che le fasce più emarginate della società si trovano ormai al collasso e con risorse azzerate anche per poter provvedere all’acquisto di beni primari.
Il primo appello è stato lanciato nelle scorse settimane dal ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, il quale ha affermato come fosse necessario un intervento in favore delle fasce più vulnerabili della popolazione. Il Governo Conte si è mosso stanziando 400 milioni di euro da destinare ai comuni, stesso discorso per la Regione Siciliana che ha messo a disposizione 100 milioni di euro. Il ministro, però, aveva fatto riferimento non solo ai soggetti più vulnerabili, ma anche ai lavoratori in nero che rappresentano la cosiddetta “economia sommersa”, presente più che mai al Meridione e parte integrante del nostro tessuto produttivo.
Dichiarazioni che hanno fatto discutere e che hanno scatenato le reazioni dell’opposizione. Tra queste quelle del vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli che si “schierò” a favore degli imprenditori: “Aiutare chi lavora in nero? L’intervista del ministro per il Sud – ha dichiarato – è una provocazione per quelle migliaia di imprenditori che lavorano nella legalità, pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e oggi sono preoccupati per il loro futuro e per quelle decine di migliaia di lavoratori”.
Non è dello stesso parere, Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, che ha sottolineato come in questo quadro emergenziale non bisogna fare distinzioni, né scegliere chi aiutare o meno. “Le parole del ministro Provenzano? Non è una provocazione – spiega Fava al Quotidiano di Sicilia – non si tratta di una cosa contro l’altra. Gli imprenditori non sono figli di un dio maggiore. Oggi le imprese vanno sostenute in questo momento di crisi, così come le fasce sociali che non avendo reddito sono alla fame. Sono due linee che devono marciare parallelamente. Lo Stato deve lavorare per tutte le patologie economiche”.
In seguito il deputato dell’Ars ha lanciato un messaggio chiaro al ministro per il Sud: “Dall’altra parte il ministro Provenzano – conclude Fava – non può gettare un grido dall’allarme. Questo posso farlo io che sono un parlamentare dell’opposizione. Un ministro deve risolvere il problema e dare risposte, non soltanto porre una domanda ad alta voce. In questo senso ci si sarebbe potuti muovere prima di sapere che i supermercati siano stati assaltati. E in alcuni casi con operazioni manovrate e governate dall’esterno e non totalmente ‘spontanee’”.
Twitter: @AntoninoLoRe