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Il Governo emargina i cittadini siciliani

Bocciato il Piano di 26 mld della Regione

La Giunta regionale, con deliberazione 550 del 19 novembre, ha compilato e inviato al Governo nazionale il Piano regionale per la ripresa e la resilienza (Prrr), a valere sulle risorse del cosiddetto Recovery Fund.
La proposta della Regione è suddivisa in sei missioni: digitalizzazione (2,930 mld), green (4,3 mld), infrastrutture (16 mld), istruzione, formazione e ricerca (1,3 mld), equità sociale (0,9 mld), salute (0,98 mld) per complessivi 26,420 miliardi. In questo Piano è stato previsto il finanziamento del Ponte sullo Stretto, del Porto di Marsala, della velocizzazione dell’asse ferroviario Palermo-Messina-Catania e altre attività.
Il Governo nazionale, non appena ricevuto il Piano, ha comunicato che esso non potrà essere integrato in quello nazionale di ripresa e resilienza, perché vi è l’avversione ideologica contro il Ponte sullo Stretto.
Si tratta di una vera idiozia, ma soprattutto di una violenza che si usa nei confronti di tutto il Meridione, perché detto Ponte è ritenuto essenziale dalla stessa Europa che l’ha inglobato nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo.

è noto a tutti – noi ci torniamo da trent’anni – come detto Ponte abbia ancora oggi un costo per lo Stato intorno ai due miliardi, atteso che altri due miliardi possono essere recuperati dai fondi europei. Gli ulteriori quattro miliardi occorrenti sarebbero ottenuti dai pedaggi autostradali e ferroviari. Sì, perché FS e Italo (se vi fosse l’alta velocità) pagherebbero qualche centinaio di milioni l’anno per far transitare i treni.
Dunque, l’impegno pubblico sarebbe ben al di sotto di quello di altre opere già realizzate e in particolare del Mose di Venezia, che è costato sette miliardi. Senza dimenticare il salvataggio di Alitalia che è costato fino a oggi dieci miliardi.
Il comportamento del Governo centrale nei confronti della nostra regione è ingiustificato e ingiustificabile. Peggio ancora, quello dei siciliani al Governo, come i ministri Provenzano, Bonafede, Catalfo e Azzolina o il vice ministro Cancelleri. Ben cinque componenti siciliani che non hanno speso una sola parola per le necessità obiettive, anche se non tutte, esposte nel Prrr.
Noi li additiamo alla pubblica opinione siciliana, che dovrà ricordarsi, quando arriverà la tornata elettorale, probabilmente nel 2023, dei comportamenti antisiciliani indicati.
L’epidemia influenzale, gravosissima, ha distrutto parti dell’economia siciliana. La prima ha riguardato il settore del turismo, riducendo quasi in povertà centinaia di migliaia di persone, soprattutto gli stagionali.
Il Governo regionale, nonostante le nostre ripetute istanze, non ha ritenuto opportuno attivare il turismo interno con due obiettivi: far conoscere ai siciliani la Sicilia e i suoi tesori; mettere in moto la macchina turistica di alberghi, B&B e ristorazione, anche approfittando dei due incentivi, quello nazionale e quello regionale, che consentono a ogni siciliano di ricevere una gratuità ogni tre notti di pernottamento. Come dire, due notti su tre.
La Regione ha anche un’altra grave carenza: non avere saputo utilizzare interamente i Fondi europei del Po 2014/2020. Sembra che vi siano ancora 5 miliardi da spendere. Questo non si può imputare all’epidemia, ma all’insufficienza della burocrazia regionale e a quella delle autonomie locali e dell’imprenditoria, sprovviste di progetti finanziabili.

L’epidemia è diventata una sorta di soporifero per le istituzioni regionali e per tanti rappresentanti della Cosa pubblica, che la usano come scusa per non fare niente. Invece, è loro dovere progettare e redigere un forte piano di ripresa post Covid, atteso che con la vaccinazione di massa si possa ragionevolmente prevedere che dopo Pasqua si ritorni alla normalità.
Non sentiamo assessori regionali che propongano all’opinione pubblica i loro piani di ripresa e recupero. Il loro silenzio assordante è colpa grave, perché così facendo stanno contribuendo a ridurre in miseria milioni di siciliani, mentre è auspicabile che si sveglino dal torpore e ciascuno dei dodici apostoli proponga al presidente Musumeci un forte piano di ripresa, anche approfittando dei finanziamenti del nuovo Bilancio europeo 2021/2027 in fase di approvazione.
In ogni caso, la Regione dispone di un Bilancio di sedici miliardi, purtroppo destinato in larga parte alle spese assistenziali e previdenziali, che vanno tagliate e sostituite con quelle che producono investimenti e ricchezza.