Milano, 24 ago. (askanews) – “100 custodi per 100 vitigni, la biodiversità viticola in Italia”, volume realizzato dal Gruppo di ricerca ampelografica per la salvaguardia e preservazione dell’originalità viticola (Graspo), ha vinto l’Award 2025 dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) nella categoria viticoltura. Il riconoscimento sarà consegnato il 21 ottobre nella nuova sede Oiv di Digione, in Francia.
Gli Oiv Awards rappresentano uno dei massimi riconoscimenti scientifici a livello internazionale. La giuria, composta da esperti dei Paesi membri, ha selezionato i vincitori in base alle valutazioni dei lettori e alla qualità tecnico-scientifica delle opere. L’assegnazione di questo premio conferma il valore del progetto editoriale di Graspo, giovane associazione nata a Verona e attiva nella ricerca e tutela dei vitigni rari italiani.
Il volume raccoglie le testimonianze di custodi di vitigni autoctoni, frutto di un itinerario che attraversa tutta l’Italia, dalla Valle d’Aosta all’Etna. “Il libro apre una finestra importante e mette in risalto i tanti testimoni della ricca biodiversità viticola italiana – spiega Aldo Lorenzoni, fondatore di Graspo e coautore – raccontando le persone che chiamiamo custodi”.
Il lavoro è stato possibile grazie a oltre 100mila chilometri di viaggi, numerosi prelievi di materiale vegetale e più di 100 microvinificazioni, che hanno portato all’identificazione di 15 nuove varietà di uva. Ogni capitolo lega vitigni a rischio estinzione ai loro custodi, produttori, comunità locali o istituzioni che hanno scelto di conservarli, valorizzando anche le pratiche agricole storiche e i sistemi di allevamento tradizionali. Il volume ospita anche contributi di autorevoli studiosi. “Se l’Italia è il Paese del vino con il maggior numero di vitigni, questa diversità è oggi minacciata dall’emergenza climatica – dichiara Luigi Moio, presidente Oiv – ed è sempre più necessario ricollegare il vino al suo territorio d’origine. Se un vino non riesce a rendere riconoscibile la sua origine, perde gran parte della sua forza anche sul piano commerciale”.
Sulla stessa linea l’analisi di Attilio Scienza, che osserva: “I vitigni sono gli elementi stabili per infinite generazioni di viticoltori. Gli uomini cambiano, ma i vitigni restano e raccontano la storia culturale e sociale dei territori. L’attuale crisi della biodiversità nelle specie vegetali è stata definita la sesta estinzione e riflette una più ampia tendenza alla semplificazione”.
Per Lorenzoni e i cofondatori di Graspo, Luigino Bertolazzi, Giuseppe Carcereri de Prati e Gianmarco Guarise, il progetto nasce con l’obiettivo di trasformare la biodiversità in una risorsa concreta per il futuro della viticoltura. L’associazione oggi coinvolge numerosi professionisti e viticoltori in tutta Italia e ha già pubblicato diversi contributi scientifici e divulgativi, testimoniati anche su riviste di settore e canali digitali.
“Il più grande vantaggio competitivo del vino italiano prodotto con uve autoctone è che nessun altro può imitarlo – sottolinea Monica Larner, firma italiana di Robert Parker Wine Advocate, nella presentazione del libro – e l’importanza della diversità genetica è ancora più evidente di fronte al cambiamento climatico. Tra i vigneti italiani c’è sempre un’uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo o all’umidità”.
Graspo ha iniziato la sua attività nel territorio veronese e in particolare in alta Lessinia, testando con rilievi e microvinificazioni le potenzialità di vitigni considerati perduti. Progressivamente l’associazione ha esteso la sua operatività a tutta Italia, collaborando con centri di ricerca e ampelografi per individuare varietà e areali di interesse. “Non era facile immaginare per una realtà giovane e piccola una ribalta internazionale di questo livello – sottolinea Lorenzoni – ma i temi che ci guidano, dal cambiamento climatico alla biodiversità, sono oggi al centro del dibattito internazionale”.

