Il Movimento muta il partito? M5S in assestamento, ma la guerra continua - QdS

Il Movimento muta il partito? M5S in assestamento, ma la guerra continua

Carlo Alberto Tregua

Il Movimento muta il partito? M5S in assestamento, ma la guerra continua

venerdì 09 Ottobre 2020

Finalmente il reggente del M5S, Vito Crimi, venuto al nostro forum, pubblicato il 20 ottobre 2018, ha comunicato la data dei cosiddetti Stati generali (7/8 novembre prossimi), che sono sostanzialmente un’assemblea di partito, conseguente ad altre assemblee regionali o locali.
Saranno presenti circa trecento delegati che, contrariamente ad altri partiti, dovranno indicare linee generali, ma senza procedere alla votazione.
Quest’ultima sarà effettuata dalla rete affidata alla piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio, nella quale voteranno gli iscritti, il cui numero è imprecisato, ma sembra che siano più di centomila. Di essi, i votanti di solito sono circa la metà.
L’assemblea dovrà dare un indirizzo di massima relativamente alla questione di fondo che contrappone Di Battista con Casaleggio rispetto al governista Luigi di Maio ed altri. Tale questione riguarda il cosiddetto terzo mandato, vietato dall’attuale statuto e che invece parlamentari, consiglieri comunali e regionali vorrebbero eliminare, in modo da diventare anch’essi ‘professionisti della politica’.

La trasformazione da movimento a partito non è indolore perché di fatto viene snaturato il cosiddetto movimento popolare trasversale a tutto l’agone politico, con la conseguenza di un collocamento probabilmente nell’area dei progressisti. Da qui, i ‘governisti’ vorrebbero passare ad un’alleanza fissa con il Partito democratico, per restare a galla non solo fino alle prossime elezioni del 2023, ma anche successivamente quando, verosimilmente, M5S sarà dimezzato o forse ridotto ad un terzo, anche per effetto del taglio costituzionale dei parlamentari.
L’assemblea dovrà risolvere altri problemi che non sono di poco conto e riguardano il simbolo, che in atto è ‘di proprietà’ di Beppe Grillo e di Casaleggio; la gestione dei fondi, i quali non si sa bene dove finiscano; l’assegno di trecento euro al mese che i parlamentari debbono versare alla piattaforma Rousseau per l’attività che svolge.
Vi è anche un problema dello statuto che, così com’è, non sarebbe più adatto alla trasformazione del movimento in partito.
Vi è poi la questione della lista degli iscritti alla piattaforma e cioé della riservatezza dei dati e l’uso privatistico che la stessa piattaforma, di proprietà dell’associazione personale di Casaleggio, ne può fare.
Di fatto, tutti gli atti del Movimento, ufficiali e non, sono in quella piattaforma, la quale non garantisce la necessaria riservatezza, in quanto non è un ente pubblico, soggetto alle leggi, ma in quanto associazione privata.
Per equità dobbiamo però far presente che neanche i partiti sono soggetti pubblici, bensì associazioni private non soggette alle leggi, anche perché essi hanno sempre evitato in questi settant’anni di approvarne una che li regolasse, evitando tutte le distorsioni che si sono verificate.
Soprattutto la questione finanziaria dei partiti, non regolamentata per legge, determina conseguenze non certo luminose: appropriazioni indebite, distrazione dei fondi, utilizzazione per scopi diversi da quelli statutari e via enumerando.
Ancora oggi i partiti beneficiano del famoso due per mille.

Non sappiamo se la prossima assemblea del M5S risolverà i problemi enumerati ed altri minori. Sappiamo però che in questa circostanza sarebbe necessario all’interesse generale che essa trovasse la ‘quadra’, perché la pandemia non finirà nei prossimi sei mesi, anche se il sistema sanitario ne ha preso le misure.
E poi vi è l’urgenza che il Governo riattivi l’economia, così duramente provata dalle eccessive chiusure che l’hanno colpita severamente.
Vi sono scadenze urgenti da rispettare: il 15 di ottobre il Governo dovrà inviare la bozza di bilancio 2021 all’Unione europea, il 30 di ottobre deve fare una preventiva approvazione per poi confermarla entro l’anno.
In essa dovranno essere inseriti tutti i meccanismi per utilizzare la Next Generation EU, chiamata Recovery Fund, che non sarà erogata se non in funzione delle normali procedure europee, cioé non avrà un canale preferenziale.
L’interesse del Paese è che vi sia continuità e stabilità, senza improvvide interruzioni.

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