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Il Museo del Gattopardo di Santa Margherita Belìce luogo dove finzione e realtà incantano i visitatori

Il Museo del Gattopardo di Santa Margherita Belìce luogo dove finzione e realtà incantano i visitatori
Museo del Gattopardo Santa Margherita Belice

Una struttura costruita attorno all’opera letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in cui le pagine dell’autore si materializzano guidando gli ospiti alla scoperta del territorio

Il Museo del Gattopardo è nato nel 2006 in onore del celebre scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa – che visse a Santa Margherita del Belìce, tra i sei e i vent’anni, le proprie estati – ed è ospitato nel Palazzo Filangeri Cutò, divenuto ne “Il Gattopardo” il Palazzo di Donnafugata, che fa da cornice all’intero romanzo.  Si tratta di un Museo costruito attorno all’opera letteraria, con l’obiettivo di far conoscere i personaggi e in particolare la vita del Gattopardo, cioè Giuseppe Tomasi, duca di Palma e principe di Lampedusa.

Il sito museale riproduce fedelmente i contenuti del manoscritto originale dell’opera più conosciuta di Tomasi di Lampedusa, che è tra i pezzi principali che si possono ammirare nel Museo. Per la prima volta, non è un Museo a ospitare un’opera, ma è la struttura museale che viene costruita attorno a un romanzo.

All’interno di teche sono esposte le lettere, gli appunti, la documentazione e le foto d’epoca dello scrittore, postazioni multimediali fanno rivivere i saggi critici e i film dedicati all’opera. Si possono vedere e ascoltare le interviste a Claudia Cardinale e Alain Delon, indimenticabili interpreti del film di Luchino Visconti, così come lo stesso manoscritto, la sua stesura, le correzioni apportate, pagina dopo pagina, bozze e correzioni, fino alla stesura finale.

Entrare nel Museo è come fare un tuffo nel passato, ritornare negli anni Cinquanta, rivivere quei tempi e tuffarsi nell’atmosfera che portò l’autore a scrivere il suo capolavoro. Oltre agli elementi visivi, la grande attrattiva del Museo è data dalla possibilità di ascoltare, per la prima volta, la voce dello scrittore. A seguire e accompagnare il cammino del visitatore sarà infatti lo stesso Tomasi di Lampedusa, perché in tutte le sale del Museo lo si ascolta recitare un suo racconto, “Lighea”. Una registrazione unica, nata per gioco una mattina del 1956, quando ancora Giuseppe Tomasi non era famoso, ma già scriveva i suoi racconti. Quel giorno, a Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo dello scrittore, Tomasi di Lampedusa aveva regalato un registratore a nastro nuovo di zecca. E allora, per provarne il corretto funzionamento, ebbe l’idea di registrare la voce del padre adottivo, non immaginando che quella registrazione sarebbe rimasta l’unico documento audio del grande scrittore siciliano. Con in mano il Grunding e un nastro, Gioacchino e la fidanzata Mirella Radice si recarono nel palazzo di via Butera a Palermo dove abitava Giuseppe Tomasi di Lampedusa e gli chiesero di recitare uno dei suoi racconti. Quello stesso racconto, “Lighea” che i visitatori ascoltano dalla voce di chi l’ha scritto e che nessuno, finora ha mai sentito.

All’interno del sito è presente anche un Museo delle cere, che rievoca una scena tratta dal film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.

I luogh di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Giuseppe Tomasi di Lampedusa descrive la casa materna di Santa Margherita del Belìce, un grande palazzo nobiliare noto in tutto il mondo, come un’enorme abitazione che contava più di trecento stanze, grandi e piccole, che ospitavano appartamenti di rappresentanza, stanze per i domestici, foresterie per trenta persone, e poi cortili, scuderie, teatro e chiesa private ed un enorme giardino, tutto al centro della Piazza del paese. Dalle pagine de “Il Gattopardo” trapelano i ricordi dello scrittore.

Il romanzo, ambientato nel periodo dell’Unità d’Italia dove in Sicilia sbarcavano le truppe di Garibaldi, fa innamorare tutti i lettori delle enormi bellezze della Sicilia, invogliandoli, almeno una volta nella vita, a visitare l’Isola. Tutti i luoghi descritti dall’autore sono ancora lì, trasformati nel tempo, ma sempre affascinanti e ricchi di magia, come per esempio il Palazzo Filangeri Cutò. Donnafugata è un posto di fantasia, che comprende però luoghi reali.

Tomasi di Lampedusa, infatti, dà indicazioni precise in una lettera spedita al Barone Enrico Merlo di Tagliavia, dove asserisce che Donnafugata corrisponde come luogo a Palma di Montechiaro (dove lo scrittore trascorse i momenti più belli della sua infanzia legati alla figura della madre e della famiglia Tasca Filangeri di Cutò), mentre come palazzo, a Santa Margherita del Belìce.

Da citare, pure l’annuale premio letterario, giunto alla ventesima edizione, intitolato allo scrittore.

Palazzo Filangeri Cutò

Il Palazzo Filangeri di Cutò, situato nel centro storico di Santa Margherita di Belìce, è tra gli edifici più iconici della città, non solo per il suo aspetto monumentale, ma anche per essere stato fonte d’ispirazione per Giuseppe Tomasi di Lampedusa, l’illustre autore siciliano che visse proprio in questa cittadina tanti anni della sua vita, abitando proprio tra le stanze di questo splendido edificio. Il Palazzo fu edificato alla fine del 1600 dalla famiglia dei Baroni Corbera, in seguito principi Filangeri Cutò, e presenta un’ampia facciata con eleganti portali, tribune e finestre. Distrutto in parte dal sisma del gennaio del 1968 (si salvò solamente la facciata), in seguito ricostruito è stato rimodulato in modo tale da diventare uno dei centri più importanti della città, tanto che le sue stanze sono attualmente adibite a svariate funzioni. All’interno del Palazzo Filangeri di Cutò, infatti, è possibile trovare il Museo del Gattopardo, il Parco Letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il Comune di Santa Margherita di Belìce e il Teatro Sant’Alessandro.

Il Palazzo si mostra decisamente elegante e scenografico, caratterizzato da un corpo che si sviluppa su tre livelli. Il grande portale d’ingresso, le finestre e le balconate, sono gli unici dettagli che differiscono dallo stile monocromatico di questo edificio, che mostra una colorazione avana in tutte le sue mura. Il portale d’ingresso è accompagnato da due scalinate laterali, le quali portano ad altri locali dell’edificio, ognuno dei quali adibito a una specifica funzione. La bellezza e il legame profondo che Giuseppe Tomasi di Lampedusa nutriva nei confronti di questo edificio nobiliare, fecero sì che l’autore decise di citarlo nella sua opera più celebre, “Il Gattopardo”, descrivendolo come il Palazzo di Donnafugata ed è per questo che Palazzo Filangeri Cutò è anche noto come Palazzo Gattopardo.

Il giardino di Palazzo Filangeri Cutò

Il giardino di Palazzo Filangeri Cutò è collocato su un piano più basso rispetto al palazzo nobiliare. Fu realizzato sul finire del XVII secolo e occupa un’area di circa 4.100 mq. All’interno vi sono quattro fontane, due a forma di quadrifoglio, una grande di forma circolare con al centro un isolotto ricco di piante, ed una piccola, di forma rettangolare, definita “dei bambù” per la vicinanza di tali piante. Sono presenti anche una serra e una voliera. Alla base dell’impianto vi è un canale d’acqua sotterraneo che ne ha consentito il mantenimento anche durante il periodo di totale abbandono agli inizi del XX secolo. Il Dipartimento di Scienze botaniche dell’Università di Palermo vi ha individuato 86 diversi tipi di piante, di cui 15 specie rare. 

Il Parco letterario del Gattopardo

Il Parco Letterario Tomasi di Lampedusa è un progetto culturale che interessa i Comuni di Palermo, Palma di Montechiaro e Santa Margherita di Belìce. Quest’ultima rappresenta, nel mondo tomasiano, la Sicilia del feudo, il ricordo della madre Beatrice Tasca Filangeri Cutò. È proprio quello il territorio dove le pagine de “Il Gattopardo” e de “I ricordi d’infanzia” si materializzano e guidano alla scoperta dei segreti del paesaggio letterario.  La visita del Parco rappresenta un’offerta turistico-culturale, alternativa al turismo di massa. Il Parco non è solo una rivisitazione dei luoghi dell’autore e dei suoi scritti, ma è anche produzione di idee e di attività culturali: Museo delle cere, caffè letterari, concerti, attività teatrali, itinerari sentimentali, degustazioni di prodotti tipici. Fiore all’occhiello dell’offerta culturale di Santa Margherita di Belìce è Museo del Gattopardo.

La dichiarazione del sindaco Gaspare Viola

“Essere parte della Rete dei Musei dell’Anci Sicilia rappresenta per Santa Margherita di Belìce un’opportunità straordinaria per valorizzare il nostro patrimonio culturale e condividere con un pubblico sempre più ampio la storia e l’identità della comunità. Il Museo del Gattopardo è il cuore della nostra memoria collettiva, un luogo in cui il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa prende vita e dialoga con il territorio che lo ha ispirato. Attraverso questa rete, rafforziamo il nostro impegno per la promozione della cultura e del turismo, con l’obiettivo di rendere Santa Margherita di Belìce un punto di riferimento per gli appassionati di letteratura, storia e tradizioni”.

Le parole dell’assessore al Turismo Deborah Ciaccio

“L’ingresso del Museo del Gattopardo nella Rete dei Musei dell’Anci Sicilia rappresenta un passo fondamentale per la promozione culturale e turistica di Santa Margherita di Belìce. Ci permette di valorizzare ulteriormente il legame tra il nostro territorio e il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva nella storia e nelle atmosfere che hanno ispirato ‘Il Gattopardo’. Grazie alla sinergia con gli altri musei della rete, intendiamo ampliare le opportunità di fruizione e conoscenza del nostro patrimonio, consolidando Santa Margherita di Belìce come una delle mete culturali di eccellenza nel territorio siciliano”.