Nel cuore della Sicilia, a Leonforte, in provincia di Enna, si trova un piccolo ma significativo presidio culturale: il Museo della Cuddura. Si tratta di uno spazio dedicato all’arte popolare del pane votivo e alla ritualità che in quella comunità si è sviluppata attorno alle celebrazioni legate alla Festa di San Giuseppe.
All’interno della struttura si possono ammirare le 33 cuddure, ciascuna decorata con simboli religiosi che rappresentano la Passione di Cristo o santi specifici, come la cuddura di Gesù, di San Giuseppe e della Madonna. L’esposizione è descritta come un’esperienza “storico-sensoriale-immersiva” che ripercorre il Vangelo attraverso queste creazioni.
Il pittore garibaldino, Filippo Liardo
Ma non si può comprendere Leonforte se non si seguono le tracce del principe Nicolò Branciforti, che costruì la cittadina su Licentia populandi. Il suo palazzo è ancora in piedi e, al suo interno, si trovano le carceri segrete utilizzate fino al 1867. Qui è stata allestita una mostra multimediale dedicata a Filippo Liardo, artista-reporter, famoso per essere stato uno dei Mille e aver dipinto diverse scene delle campagne garibaldine. Il fondo di Leonforte è composto da due collezioni acquistate dal comune, nel 1983 e nel 1993, la collezione D’Angelo Guerzoni e la collezione Deodato.
Nel settembre 2024, durante la manifestazione “Le Vie dei Tesori”, è stata allestita l’esposizione di una parte delle opere restaurate di Liardo in occasione della mostra a lui dedicata a cura di Luisa Paladino.
Una delle sue opere più celebri è “Sepoltura garibaldina” (spesso chiamata anche “Bombardamento di Palermo”). Dipinta tra 1862 e 1864, fu esposta nel 1865 a Parigi, dove riscosse grande successo. Questo quadro — che mostra il dolore di due donne davanti alla bara di un garibaldino, con il tricolore italiano accennato nei colori — non celebra la battaglia, ma mette in luce il prezzo umano della guerra e la sofferenza delle famiglie
Dopo la partecipazione alle campagne militari, Liardo si dedicò anche alla pittura di paesaggio e ritratto. Studiò in maniera continuativa il linguaggio della pittura moderna, frequentando ambienti come quello del “macchiaioli” a Firenze e poi trasferendosi a Parigi, dove entrò in contatto con le correnti più avanzate dell’arte europea.
Museo della Cuddura, cosa vedere
Le cuddure sono 33 pani di forma rotonda che anticamente venivano esposti negli “altari” di San Giuseppe. Ognuna di esse ha una forma e una decorazione unica, spesso con simboli religiosi che narrano una storia. Per esempio, la cuddura di San Giuseppe può includere gli attrezzi del falegname, mentre quella della Madonna è decorata con il Santo Rosario. Le cuddure sono disposte in senso orario, richiamando la rotondità e l’universo, e descrivono in modo essenziale il Vangelo. I pani sono realizzati con un impasto specifico e lucidati con bianco d’uovo. I semi di papavero sono un richiamo alla terra.
Origini e contesto culturale
La cuddura è un tipo di pane votivo che in varie zone della Sicilia compare in occasione di feste patronali, altari votivi, celebrazioni legate all’agricoltura o alla devozione popolare. Nel caso di Leonforte, la tradizione si declina nella celebrazione di San Giuseppe, nella tavolata e nei pani modellati che assumono forme simboliche e narrative.
Leonforte stessa ha radici antiche: sorta su un insediamento siculo chiamato Tavaca/Tabas, poi attraversato da influenze bizantine, arabe e normanne, fu poi rifondata dal nobile principe Niccolò Placido Branciforti, nel sec. XVII-XVIII, il quale conferì alla cittadina assetti urbanistici e simbolici particolari. In questo contesto, la dimensione agricola (grano, pane) e la devozione popolare trovano un terreno di combinazione ideale: il pane rituale diventa linguaggio locale di identità.
Il Museo nasce dunque non solo come contenitore, ma come dispositivo culturale che intende valorizzare un patrimonio immateriale.
Obiettivi e finalità museali
Il Museo della Cuddura si pone diversi obiettivi, che possiamo ricondurre a tre grandi ambiti. Sul fronte della documentazione e conservazione si punta a raccogliere e conservare esempi di pani rituali, cuddure, con la loro tipologia, simbologia, decorazioni; raccontare la tradizione locale legata a San Giuseppe e ai rituali alimentari dei contadini; inserire questa testimonianza nel più ampio contesto della cultura alimentare siciliana e della sacralità del pane.
Il secondo obiettivo è la valorizzazione del patrimonio immateriale e la sensibilizzazione della comunità. Si vuole trasmettere alle nuove generazioni la memoria di una pratica popolare che rischia l’oblio e fare del pane simbolico non solo oggetto d’archivio, ma strumento di esperienza partecipata con laboratori, visite guidate, momenti formativi. Anche per questo, il Museo propone attività in cui “si imparerà come nascono i pani simbolici di San Giuseppe”. Fondamentale è anche l’integrazione con altre iniziative presenti sul territorio (festival, percorsi urbani, feste agricole) per diventare parte attiva della promozione culturale locale.
Infine, c’è l’obiettivo dello sviluppo territoriale e del turismo culturale. Si punta ad offrire un richiamo che vada al di là del semplice Museo, un’esperienza autentica che collega tradizione, identità e attrattiva. Il fine è collocarsi nel percorso più ampio della valorizzazione del patrimonio di Leonforte (palazzi nobiliari, ipogei, fontane barocche) come componente specializzata a tema alimentare ed etnografico e potenziare l’economia della cultura locale, rendendo visibile una nicchia attrattiva che affianca l’arte, la storia e il paesaggio.
Significato e specificità
Il museo presenta inoltre alcune caratteristiche distintive che lo rendono rilevante in chiave sia locale che più ampia. Il Pane diventa una sorta di linguaggio simbolico: il Museo della Cuddura, infatti, si focalizza su un elemento apparentemente semplice e lo eleva a vettore di cultura, memoria e arte popolare. La cuddura non è solo alimento, ma racconto di famiglia, comunità, fede.
Siamo di fronte, insomma, a un micro-museo e patrimonio immateriale. Piuttosto che puntare su grandi collezioni o opere d’arte “canoniche”, la struttura adotta una logica di spazio specializzato che valorizza l’artigianato e la memoria. Questo lo colloca in un emergente filone museologico che privilegia la cultura materiale quotidiana e i saperi tradizionali.
Le conclusioni del sindaco Piero Livolsi
“Il Museo della Cuddura – afferma il sindaco Piero Livolsi – racchiude e ripropone l’antica tradizione del pane di San Giuseppe, festività molto sentita a Leonforte. La sua grande forza risiede nella capacità di tenere vivo un legame tra passato e presente, trasformando la memoria popolare in un ponte culturale che unisce generazioni e territori. Per il grande e ottimo lavoro svolto e per il fatto che il nostro Museo rientra nei circuiti turistici, ringraziamo la pro loco e il professore Basilio Varveri”.

