Tutto il resto è... noia
Chi fa impresa con competenza sa benissimo che, come si diceva una volta, “bisogna saper far di conto”. Il che significa che le iniziative da prendere debbono essere verificate in via preventiva da un conto economico equilibrato e positivo, che consenta di produrre ricchezza e non perdita. Chi non avesse questa competenza, prima o dopo, fallirà perché comincerà con un indebitamento tenue che aumenterà fino a portare al fallimento l’impresa stessa.
Il rigore nel saper gestire il conto economico di un’impresa è assolutamente indispensabile, il che non significa che non vanno fatti investimenti; tutt’altro. Gli investimenti sono assolutamente indispensabili e comportano anche un indebitamento con gli istituti e gli enti che prestano risorse finanziarie proprio per acquistare beni, servizi, brevetti e quant’altro necessario all’attività dell’impresa stessa.
La questione è un’altra e che qui di seguito vi illustriamo.
Che cosa riguarda? Concerne la necessità che gli investimenti debbono avere una programmazione tassativa, secondo la quale vi è un piano per restituire le somme ottenute in prestito dagli enti finanziatori.
Affinché ciò avvenga è indispensabile che il conto economico sia attivo e che produca quella ricchezza necessaria per potere rimborsare i prestiti relativi agli investimenti, con le scadenze prestabilite.
È proprio questa regolarità che spesso manca nelle attività delle imprese, con la conseguenza che esse funzionano nella misura in cui sono condotte con le capacità indispensabili a tal fine.
Va chiarito ulteriormente che tutte le imprese agiscono in un mercato che è continuamente dinamico e in evoluzione, con la conseguenza che esso va seguito con estrema attenzione in modo da adattare la conduzione di impresa alle continue variazioni del mercato stesso. Quindi, in poche parole, occorre che l’impresa sia sempre in fase col mercato.
Quando sentiamo le grandi imprese che hanno l’orgoglio di comunicare all’opinione pubblica i risultati trimestrali, semestrali e annuali, constatiamo che esse sono state ben condotte.
Infatti sono solo i risultati che misurano il merito e la capacità di condurre le imprese. Quando vi sono dei parolai che cercano di spiegare come e perché siano incapaci di conseguire risultati, constatiamo che essi non dovrebbero fare quel mestiere, ma qualche altro, dove contano le parole e non i fatti.
Sappiamo per esperienza personale che non è facile condurre le imprese con mano ferma e con equilibrio ed è per questo che ci vogliono imprenditori competenti e capaci.
La ricchezza del nostro Paese è proprio la presenza di cinque milioni di piccole e medie imprese dove i loro capi hanno saputo svolgere attività eccellenti, dimostrate dai risultati.
Dai bravi e dalle brave imprenditori/trici, si distinguono imbroglioni, truffatori, corruttori, mafiosi e tutti quelli e quelle che non hanno il diritto di chiamarsi imprenditori/trici, ma ladri e quindi meritevoli di condanne giuridiche.
Fare impresa è estremamente importante e per farla correttamente bisogna seguire i principi deontologici e le regole etiche che governano il mercato, quello vero, non quello che ingarbuglia le carte per trarne profitti illeciti.
Potremmo avere esaurito l’argomento, ma riteniamo che bisogna aprire un breve spiraglio su un altro comparto organizzativo che è quello delle aziende pubbliche, le quali sono spesso confuse con le imprese.
Lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni sono aziende pubbliche. Lo stesso dicasi delle aziende sanitarie e di altre create in house per gli enti pubblici. È vero che non hanno scopo di lucro, cioè non debbono conseguire utili, ma è anche vero che la loro organizzazione deve essere efficiente, per erogare i migliori servizi possibili ai/alle cittadini/e, utilizzando il minor numero di risorse possibile.
Anche in questo caso il merito è misurato dai risultati. Quando vi sono decine e decine di migliaia di esami nella sanità rinviati di mesi, questi non sono risultati positivi, ma negativi e come tali vanno sanzionati.
Questo è quanto. Tutto il resto è… noia!