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mercoledì 29 Dicembre 2021

Tutti i partiti, e sono tanti, che non vogliono Draghi al Quirinale lo implorano di rimanere a Palazzo Chigi. Come il prigioniero di Zenda con il mitico Stewart Granger

Tutti i partiti, e sono tanti, che non vogliono Draghi al Quirinale lo implorano di rimanere a Palazzo Chigi. Come il prigioniero di Zenda con il mitico Stewart Granger.

Ma perché non lo vogliono al Quirinale? Perché da lì, da quel colle, non lo possono buttar giù per 7 lunghi anni. Sette anni che determinerebbero l’inevitabile scomparsa dei dieci piccoli indiani da cui è composta la politica italiana. Per 7 anni Draghi diventerebbe non il notaio ma l’arbitro del sistema Italia. Un arbitro che con la sua autorevolezza internazionale oscurerebbe qualsiasi piccolo e caduco Presidente del Consiglio di turno, scelto tra le bizze di una politica asfittica di idee ma sovrabbondante di faziosità ed invidie. Se tra tre mesi Biden o Macron venissero a Roma, chi ascolterebbero, super Mario o il signor Nessuno, sulla scena mondiale, magari messo lì per un gioco dell’oca degli insipienti partiti italiani di oggi?

Qualcuno dirà ma così è la morte della politica. La politica vera, quella del Novecento è rimasta nell’altro secolo ed in questo millennio non è mai apparsa, si è solo rappresentata.

Ma i capi partito che non vogliono Draghi al Quirinale come pensano di tenerlo, suo malgrado, alla Presidenza del Consiglio? Con quali promesse fasulle di obbedienza e docile laboriosità? È chiaro che Draghi non si fida di loro, che, dopo aver eletto un presidente inerme nei loro confronti, riprenderebbero a farsi guerre e distinguo che renderebbero praticamente sterile ed inutile la governance di Draghi.

Ed è per questo, per continuare a dare stabilità al paese in un contesto internazionale, che solo da qualche mese, grazie a lui, ci reputa affidabili, che Draghi nel discorso di fine anno ci ha detto che il suo compito a Palazzo Chigi è finito e che ritiene di essere più utile sul colle più in alto, in un ruolo più consono alle sue doti di arbitro internazionale. Se i partiti non lo capissero, o non lo votassero, rischierebbero di perderlo, e con lui credibilità, rating, PNRR e via discorrendo. Ributtandoci in un caos politico durante una contagiosa quarta ondata, che tutto consiglia tranne che contagiose elezioni, con una fasulla legge elettorale che non assicurerebbe né governance né rappresentanza democratica. Servirebbero solo ai capi partito, una vittoria di Pirro per fare eleggere dei propri amici in parlamento. Che poi magari li tradirebbero dopo qualche mese.

Mi dispiace per Letta, Conte, Meloni, Salvini, Renzi e Calenda. Ma dopo aver incastonato al potere un diamante tagliente come Draghi dovranno assecondarlo.

Come i diamanti un Draghi è per sempre. O almeno per sette lunghissimi anni, che nella politica di oggi sono un’eternità.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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