La ministro Lamorgese: “Dubbi su efficienza e rapidità delle misure di rimpatrio”. La delusione di Bartolo, il medico di Lampedusa. José Marano (M5s) al QdS: “L’Europa si assuma le proprie responsabilità”. Siracusano (Fi): “La relocation obbligatoria non può restare un buon proposito”
PALERMO – Il nuovo patto dell’Unione europea sull’accoglienza dei migranti delude tutti. A cominciare dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese che, in audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, ha detto in merito alle procedure di rimpatrio di non sapere “fino a che punto queste possano essere effettivamente efficaci, perché le ipotesi di dare responsabilità di rimpatrio agli Stati membri diversi da quelli di sbarco mi sembrano difficilmente coniugabili con l’efficienza e la rapidità. Vorrei capire quali sono gli aspetti di ordine pratico e giuridico”.
Lamorgese ha precisato che l’aumento dei migranti nel nostro paese è causato dalle crisi politiche ed economiche soprattutto nel Nord Africa e in paesi come la Libia, la Tunisia ma anche l’Algeria. Il ministro ha affermato che, ad esempio, in Libia “l’intensificazione della guerra civile ha portato ad un numero di sfollati elevato. Il quadro internazionale – ha concluso – si è presentato nel 2020 molto più complesso e ciò non può che avere delle ripercussioni sul fenomeno migratorio”.
Con la previsione di una intensificazione di arrivi, piace ancora meno il nuovo patto che ipotizza discrezionalità da parte delle nazioni dell’Ue di accettare o meno una quota di migranti. Matilde Siracusano, deputata di Forza Italia riconosce che servono passi in avanti più decisivi: “Il patto su asilo e migrazione può essere un’occasione per l’Europa – ha detto – e può, finalmente, rappresentare una risposta comunitaria ad un problema innegabile, quello dell’immigrazione clandestina incontrollata, che negli ultimi anni ha interessato soprattutto il nostro Paese. Adesso – aggiunge – servirà riempire di contenuti e di azioni concrete questo primo step. La redistribuzione obbligatoria dei migranti tra gli stati dell’Unione europea deve diventare una realtà, non può più restare una tesi o un buon proposito. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti”.
Di profonda delusione e amarezza parla Pietro Bartolo il medico di Lampedusa per anni e ora eurodeputato: “In base a quanto annunciato da Ursula Von der Leyen, che aveva parlato di cancellazione del trattato di Dublino – ha detto – ci aspettavamo almeno un meccanismo obbligatorio di solidarietà basato sulla ricollocazione automatica dei richiedenti asilo, così come era prevista dalla riforma del regolamento di Dublino previsto già dalla precedente legislatura e passata a larga maggioranza al Parlamento Ue. Ad una prima lettura c’è anzi un sovraccarico sui Paesi di primo ingresso, a causa dell’inserimento di questo pre-screening, un controllo da effettuare probabilmente negli hotspot, praticamente ancora prima di entrare nel Paese. In questo piano si parla quasi esclusivamente di rimpatri, c’è quasi una forma di allergia a parlare di ricollocamenti. Noi pensiamo che sia invece questa la soluzione: renderli automatici e obbligatori, anche per i Paesi di Visegrad che sono contrari. Così come l’Europa ha dato risposta alla crisi legata alla pandemia, così deve trovare un’intesa sulle migrazioni”.
Il timore dell’eurodeputata della Lega, Luisa Regimenti, invece, è quello “che si crei in Europa un’emergenza sanitaria senza precedenti”. Senza contare che il patto è destinato ad aumentare anche , oltre ad aumentare la confusione tra richiedenti asilo e chi, invece, migra per motivi economici e creare nuove tensioni sociali e religiose, minando la sicurezza interna dei singoli Paesi”.
José Marano, deputato regionale pentastellato, interpellata dal Quotidiano di Sicilia ribadisce la linea del suo Movimento. “La linea del M5s è sempre quella che l’Italia non può sobbarcarsi il flusso di migranti proveniente soprattutto dall’Africa e che giunge in Sicilia. E’ un tema di cui si parla da tanto tempo e da tanto tempo si chiede all’Europa di farsi carico della questione. Non bisogna mollare affinché l’Europa si assuma le sue responsabilità”.