L’opinione pubblica non ha ancora compreso, probabilmente, la funzione di un Presidente della Regione. Ritiene che debba essere un uomo politico, accorto, che tenga conto delle esigenze della popolazione e che abbia idea, anche grosso modo, del come poterle soddisfare.
I cittadini, detentori del potere democratico, non hanno probabilmente compreso quale sia la funzione vera ed efficace del Presidente della Regione.
Egli deve essere come il regista di un film che conosce perfettamente la sceneggiatura, il carattere degli attori e delle comparse, gli scenari, le luci, i dialoghi, i silenzi, le espressioni; in sintesi, deve essere padrone della scena e di tutti i movimenti dinamici della stessa.
Solo i bravi registi riescono a fare buoni film, mentre la gran parte di essi produce roba mediocre o scadente.
Ed è proprio quello che accade in molte regioni, nelle quali i cittadini eleggono personaggi (che non sono personalità) mediocri, non adatti al ruolo per il quale sono destinati.
Il Presidente della Regione deve avere una visione d’insieme concreta, deve avere carisma per gestire il personale, fatto di dirigenti e dipendenti, deve conoscere le leggi (per non farsi imbrogliare), deve essere esperto di organizzazione, oltre che sapere com’è il territorio che deve governare, soprattutto con le sue carenze e debolezze.
Se non ha questi requisiti, che dovrebbero essere valutati dai cittadini durante il corso della campagna elettorale o ancora prima, non dovrebbe essere votato.
La domanda che sorge è: chi dovrebbe fare emergere i pregi e i difetti di un candidato? La risposta è ovvia: sono coloro che si occupano di informazione e di comunicazione, sia giornalisti che conduttori televisivi o altri che la esercitano.
Costoro, a loro volta, dovrebbero avere una preparazione tale da consentire di rivolgere domande pertinenti, appropriate, in modo da non permettere agli intervistati – candidati alla presidenza – di sgattaiolare, di usare parole ampollose ed insensate e di nascondersi con atteggiamenti spesso di prosopopea o di superiorità, che in effetti nascondono gravi debolezze e gracilità.
Non è facile trovare persone dotate come prima indicato, ma un Popolo saggio e colto dovrebbe tentare di farlo perché è suo interesse nominare un “comandante” che sia capace e competente, in modo da far funzionare la macchina in maniera adeguata.
Come è noto, lo Statuto siciliano accentra tutti i poteri di amministrazione sul Presidente della Regione. Egli nomina gli assessori ed affida a ciascuno di essi le deleghe. In via del tutto teorica, il Presidente potrebbe governare senza assessori, ovvero nominarli, ma tenere per sé tutte le funzioni, il che sarebbe disastroso e perciò non accade.
Non è che il Presidente debba conoscere in profondità i meccanismi che riguardano l’agricoltura, l’energia, i rifiuti, le infrastrutture, il territorio ed altro; però deve avere gli strumenti mentali per capire se le soluzioni proposte siano adeguate a risolvere i problemi. Anche perché, alla fine del percorso, egli dovrebbe essere giudicato dal Popolo in base a ciò che ha realizzato e a quanta parte dei suoi impegni programmatici è stato capace di portare a termine.
Infrastrutture, territorio, turismo, agricoltura, rifiuti, depuratori, funzionamento della Pubblica amministrazione, demanio ed altre attività devono essere amministrate con capacità e competenze, che il Presidente della Regione, da bravo regista, deve individuare nei professionisti giusti, non in quelli raccomandati o nelle mezze calzette che occupano i posti anche di responsabilità solo perché glieli ha mandati Picone.
Nella prossima lunga campagna elettorale, da maggio ad ottobre di quest’anno, vedremo dei soggetti che chiedono il voto, spesso parlando di attività miracolistiche. Ma è proprio la maturità dei cittadini che dovrà portare ad eleggere il migliore, non quello che viene proposto dai partiti o che si autopropone. Il che non è semplice, ma è così che funziona la Democrazia, non certamente rifiutando il voto, che è il modo più opportuno per manifestare il proprio consenso verso chi dovrà amministrare la Regione per cinque anni.
Guardiamo il disastro che c’è in Sicilia e traiamone le conclusioni.

