CATANIA – La Polizia di Stato è uno dei principali interlocutori nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno della violenza di genere, non solo attraverso le attività di sensibilizzazione, ma anche con gli interventi di supporto e tutela delle vittime. Un messaggio che va amplificato, senza indugi, in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. A Catania la Magistratura e le Forze dell’ordine sono in prima linea, così come sottolinea il Questore etneo, Giuseppe Bellassai, al Quotidiano di Sicilia.
“L’Autorità giudiziaria locale – esordisce il Questore – è assolutamente attenta a un tema che, oltre a essere attuale, è scottante per le conseguenze nefaste a cui spesso conduce. L’Autorità giudiziaria, quindi, ha dato delle indicazioni ben precise alle Forze di Polizia in ordine alle modalità e alla tempestività degli interventi e delle comunicazioni da inoltrare alla Procura. L’esigenza di una comunicazione tempestiva riguarda anche le informazioni che vengono fornite al Questore, in quanto Autorità locale di Pubblica Sicurezza. In questo ambito si inserisce l’istituto dell’ammonimento, che consente di intervenire efficacemente ponendo un freno al processo che sfocia nella violenza da parte dell’uomo. La Polizia di Stato, anche in ragione dell’estensione che il fenomeno ha assunto, da tempo ha provveduto a professionalizzare i suoi operatori attraverso corsi specifici e la creazione delle cosiddette stanze rosa, messe a disposizione delle vittime di violenza. Anche la Questura di Catania è dotata di una stanza rosa, che è stata realizzata poco dopo il mio arrivo. A questo si aggiunge una serie di iniziative e di protocolli che consentono agli operatori di intervenire nel modo migliore possibile al fine di salvaguardare l’incolumità della vittima, che si è rivolta alla Polizia di Stato e, nello stesso tempo, accertare la responsabilità di chi si rende autore di questi fatti”.
Continuo processo migliorativo della professionalità
La Questura è quindi focalizzata su un continuo processo migliorativo della professionalità dei suoi operatori, al fine di garantire una sempre migliore efficacia degli interventi. “Per esempio – continua Bellassai – gli operatori già da tempo hanno la possibilità, andando a consultare le banche dati, di sapere se nella stessa abitazione in cui stanno intervenendo si siano verificati degli episodi di violenza pregressi”.
Uno strumento che permette, tra l’altro, di tutelare l’incolumità degli stessi agenti, in grado così di comprendere quale sia la situazione che dovranno gestire. Tutto questo, sottolinea ancora il Questore di Catania, “consente una più efficace prevenzione di tale tipologia di fatti, un rallentamento di un processo degenerativo che potrebbe portare a conseguenze estreme”.
Il numero degli ammonimenti è molto elevato
Un processo che, spesso, viene bloccato definitivamente attraverso l’ammonimento, ma che nella maggior parte dei casi non riesce a essere totalmente risolutivo. A confermarlo è lo stesso Questore Bellassai: “Il numero degli ammonimenti che sono stati emessi negli anni precedenti, così come nel corso del 2025, è elevato e questo dato è significativo di quanto il fenomeno sia esteso e abbia dimensioni che continuano a essere preoccupanti. Tuttavia, tale fenomeno non va affrontato solamente nell’ottica della repressione, dell’intervento delle forze dell’ordine quando il fatto è già stato posto in essere. Ma va affrontato soprattutto in chiave di prevenzione e dal punto di vista culturale”.
Un’educazione a un corretto rapporto tra sessi
E il problema, secondo il titolare della Questura etnea, non si limita a una determinata fascia sociale: “Si tratta di un fenomeno di natura trasversale, che riguarda tutta la popolazione a prescindere da considerazioni di carattere sociale, economico, culturale. Un’educazione a un corretto rapporto tra sessi è imprescindibile se si vuole veramente avere la speranza di dare una risposta definitiva a questo tipo di fatti. Occorre intervenire sui ragazzi, anche i più piccoli, per cercare di fare capire loro quanto ingiusto sia l’atteggiamento di chi, per il solo fatto di essere uomo, ritenga di poter comportarsi in maniera inappropriata, violenta e illegittima nei confronti di una donna. Parlare di questi argomenti anche con i bambini in tenera età, secondo me, può essere obiettivamente utile. Lo è ancora di più quando parliamo di studenti che vivono in contesti degradati, dove probabilmente manca anche un rapporto con le loro famiglie che li aiuti alla comprensione del problema”.
La scuola fondamentale per la crescita culturale e sociale
La scuola si pone dunque come istituzione fondamentale per il percorso di crescita culturale e sociale dei giovani. Ma anche su questo aspetto Bellassai evidenzia delle criticità su cui è necessario lavorare. “A Catania – spiega – il fenomeno della dispersione scolastica ha una percentuale importante, circa il 25% della popolazione giovanile non partecipa all’attività scolastica. Analizzando questo dato si evince che esistono alcune sacche di marginalità su cui le Istituzioni, e quindi anche la Polizia di Stato, devono intervenire e già intervengono. La Polizia non deve occuparsi solo degli aspetti del controllo, del contrasto e della repressione, ma, attraverso tutte le sue potenzialità, deve aiutare la società a migliorarsi ponendo in essere attività di prevenzione, di informazione e di formazione“.
Attività che, ricorda il Questore, devono essere realizzate all’interno delle scuole e nel corso di eventi che come Polizia di Stato organizziamo proponendoci alla gente anche nelle ville, nelle piazze, attraverso stand informativi. Tutto ciò ci definisce come una Polizia che sa di avere dei compiti che vanno al di là del mero controllo”.
La scuola, le Forze dell’ordine e le istituzioni in generale possono quindi rappresentare per i giovani un punto di riferimento essenziale, quasi una seconda famiglia. “Noi aspiriamo a questo – conclude il Questore Bellassai – cerchiamo di far capire che bisogna andare oltre la divisa di cui talvolta si può aver timore. La divisa definisce quello che siamo, l’essere un’organizzazione. Ma non deve mai diventare un limite al rapporto tra il cittadino e la Polizia di Stato. Anzi, deve essere vissuta come un tramite per migliorare questo rapporto”.

