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Il rimpasto

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lunedì 21 Dicembre 2020

Pare che anche a Roma si proceda al rimpasto.
Perché anche? Perché a Palermo, dalle parti di Palazzo d’Orleans, si parla di rimpasto da un anno.

Neanche Cracco ci metterebbe un anno per rimpastare questa indigesta pietanza di governo siciliano.
Alla fine sarà un pasticcio. Ovviamente non buono come il pasticcio di anelletti al forno in crosta di melenzane.
Perché le cose quando si tirano per le lunghe non riescono mai bene.
Musumeci non toccherebbe nulla del suo governo. In questo è come il cancelliere Crimi, che dice che i suoi sono i ministri più bravi del mondo.
Ma è indubbio che per peso politico, visto che il suo non è un governo tecnico, la sua compagine è squilibrata, sia geopoliticamente sia temporalmente.

Il peso della Sicilia orientale è francamente sproporzionato. E la fotografia del Parlamento Siciliano è profondamente cambiata dalla sua elezione. Ancor più cambiata la società siciliana soprattutto in questo tragico anno.
Per cui Musumeci dovrebbe smettere di fare melina e dovrebbe dirci quali sono le sue ragioni per tenere la politica in ostaggio, visto che non si produce una riforma che una.

Si ha la sensazione che non trovando la quadra della sua rielezione giochi a fare Penelope.
Ma non c’è più un Ulisse Salvini all’orizzonte ed i Proci si sono stancati di banchettare a pane, acqua e caffè nei corridoi dell’Assemblea.
Il Covid finora lo ha salvato, ma la finanziaria incombe e il solito gioco della minaccia di scioglimento, dopo i diversi tentativi, è una pistola scarica.
Se riesce a rinforzare la sua coalizione ed il suo governo bene, se no la nuova pandemia della miseria economica dell’isola gli farà rimpiangere il Covid.

Gatto Silvestro

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