L’annuncio del governo regionale di una legge per il ripristino delle vecchie Province è stato accolto da un coro unanime di approvazione. Quello della maggioranza a sostegno della giunta di Renato Schifani, certo, ma pure dei partiti dell’opposizione all’Assemblea regionale siciliana, che sembra quasi abbiano tirato un sospiro di sollievo: finalmente potrebbero tornare le vecchie, care, Province, con le loro competenze (strade, scuole), i loro dipendenti (quelli non se ne sono mai andati) e… la loro governance.
La riforma di Crocetta
Sì perché se la legge varata dieci anni fa dall’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, prevedeva – come la legge Delrio a livello nazionale – l’accorpamento delle cariche, di fatto, a quelle dei comuni, con la nuova legge che il governo regionale vuole portare sui banchi dell’Ars si tornerebbe ad eleggere, con elezione diretta, presidenti e consiglieri provinciali.
Il M5s: “Non ci abbiamo ripensato”
“E’ il loro unico obiettivo da sempre”, commenta Antonino De Luca – capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars. “Nei cinque anni in cui Nello Musumeci è stato presidente della Regione – aggiunge – non si è fatto altro che rimandare e rimandare la data per le elezioni di secondo grado dei liberi consorzi, chissà come mai”.
Eppure proprio da Movimento 5 Stelle e Partito democratico è arrivato il plauso meno atteso alla proposta della giunta Schifani. Perché sia M5S che Pd, in una antesignana comunione di intenti che venne ribattezzata “modello Sicilia” (adesso la vicinanza tra i due partiti non stupisce più nessuno), erano stati sostenitori della riforma che dieci anni fa Crocetta annunciò in pompa magna dagli studi televisivi di Giletti, e che ha fatto della Sicilia la prima Regione ad abolire le tanto odiate Province. Luogo e simbolo – soprattutto per il Movimento 5 Stelle – di casta, poltrone e sprechi. Oggi il Movimento 5 Stelle, invece, si dice favorevole al loro ritorno.
“Ma non abbiamo cambiato idea – continua De Luca dei Cinquestelle – , solo che allora eravamo convinti che i modelli organizzativi potessero essere molteplici, e che la riforma potesse funzionare. Il problema è che andava anche attuata. Se all’approvazione della riforma fossero seguiti il trasferimento delle competenze e la riorganizzazione amministrativa che serviva, oggi staremmo raccontando un’altra storia. Ma alla luce di questo caos, meglio le Province. Di certo è più apprezzabile quello che sta facendo il presidente Schifani, del nulla dell’azione di Nello Musumeci che non è stato capace ne’ di attuare la legge esistente, ne’ di cambiarla… ma forse l’obiettivo era proprio tornare ad avere le Province, così che nei posti di governo possano piazzare le ‘teste’ che non sono riusciti a piazzare finora… gente che non ha ottenuto un posto alle regionali, sindaci in scadenza di mandato”.
De Luca aggiunge: “Se il Movimento 5 Stelle avesse proposto in campagna elettorale di ripristinare le Province, allora sì che potevano dirci che abbiamo cambiato idea. Ma noi stiamo solo ragionando su di una legge portata dal governo, che godendo della maggioranza parlamentare con ogni probabilità riuscirà ad approvare comunque. Il nostro compito, quindi, è far sì che la legge venga fatta al meglio, garantendo che non si ripetano gli sprechi del passato. In sostanza: non abbiamo cambiato idea, semplicemente abbiamo perso le elezioni”.
Il Pd le ha abolite, il Pd le rivuole
E in effetti, il primo partito ad aver parlato di ritorno alle Province non è il Movimento 5 Stelle, bensì il Partito Democratico, che è stato il primo anche a presentare una legge in tal senso agli albori della legislatura in corso, a fine novembre dello scorso anno. Il testo, firmato dal parlamentare regionale Sebastiano Venezia, propone di ripristinare le cariche, con elezione diretta, di presidente, giunta e consiglieri provinciali. “Può sembrare una contraddizione – afferma Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars – ma noi eravamo in linea con la legge Delrio, e cioè con l’elezione di secondo grado per gli organi degli enti. Con l’ex presidente Musumeci più volte si è cercato di trovare una data per queste elezioni, ma la vecchia maggioranza non c’è mai riuscita. A questo punto, invece di rimanere fermi e avere un collasso totale, preferiamo l’elezione diretta. Basta che si esca da questo pantano”.
La maggioranza esulta
La maggioranza, invece, esulta. Lega, Fratelli d’Italia, il gruppo della Democrazia Cristiana, che tramite il suo capogruppo, Carmelo Pace, rivendica di aver fortemente voluto questa riforma, e gli altri, plaudono alla bozza del governo. Il presidente Renato Schifani, in quello che sembra un botta e risposta con il M5S, precisa: “La cancellazione delle Province, fortemente voluta dal governo dell’epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l’erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio”.
Chi stava con Crocetta e oggi rivuole le Province
Eppure, a ben guardare, pure la sua stessa maggioranza è piena di pezzi che al tempo, anche se in fasi diverse della legislatura, sostenevano il governo Crocetta. A cominciare da parte dell’attuale giunta di governo: gli assessori Mimmo Turano, ex Udc (partito che per primo lanciò il nome di Crocetta verso Palazzo d’Orleans), ed Edi Tamajo, che aveva aderito al movimento di Totò Cardinale a sostegno del governo regionale. C’è anche il vicepresidente della Regione Luca Sammartino, anche lui ex Udc, Articolo quattro e poi Pd, tutti gruppi che hanno fatto parte della maggioranza di Crocetta. Elena Pagana, che alla fine della scorsa legislatura si è candidata – per essere eletta – con il Movimento 5 Stelle e oggi è assessore al Territorio e Ambiente della giunta Schifani. E poi i parlamentari dell’attuale maggioranza: Luisa Lantieri di Forza Italia, che negli anni successivi all’abolizione delle Province fu addirittura nominata da Crocetta assessore alle Autonomie Locali (oltre a finire nel “Megafono”, forza politica creata dal governatore gelese), Nicola D’agostino, anche lui ex crocettiano (ex Udc, ex Sicilia Futura) ora tra le fila di Forza Italia, insieme con Margherita La Rocca (prima Udc, poi nella lista Musumeci, oggi anche lei in Forza Italia).
Il presidente della Regione, intanto, rassicura l’opposizione: “Il numero di consiglieri e di assessori sarà inferiore rispetto a quello del passato, secondo una logica di sobrietà che guarda al contenimento dei costi e di snellezza ed efficienza dei nuovi enti”, ma alla fine toccherà comunque aspettare. Se prima il parlamento di Roma non abolirà la legge Delrio, infatti, in questo “pasticcio” dei Liberi consorzi, così com’è stato definito in modo bipartisan dalle forze politiche regionali, ci staremo ancora a lungo.

