Il Rubicone è agitato - QdS

Il Rubicone è agitato

Pino Grimaldi

Il Rubicone è agitato

sabato 11 Gennaio 2020

E “Cesare” non lo ha attraversato. Respiro di sollievo. Non male per un anno che si prevede “bumpsing” per tanti di quei fattori che esigerebbero una novella Treccani.

Il mondo è rimasto attonito nel vedere cosa possa fare un drone che telecomandato è capace di notte ed a 8 chilometri di altezza colpire auto in movimento e, ad uno a uno, persone che cercavano, poveri cristi, di scappare alla morte. Immagini da film di fantascienza che dicono che una guerra significherebbe la fine dell’umanità con più speditezza dei cambiamenti climatici ed ambientali. Questo mentre in Australia il fuoco (doloso in parte) ha già ucciso un miliardo di animali rendendo la scomparsa dei dinosauri episodio di letture infantili. La tristezza per quanto stava accadendo è stata bilanciata (ne siamo grati) dalla diplomazia italiana che, guidata dal suo ineffabile ministro degli Esteri, ha fatto sorridere molti nel mondo aumentando il tasso di affetto per il nostro Paese che non per nulla è, (Dante, sia pure nell’Inferno) “il bel paese là dove‘l si suona”: mandolini, ovvio.

Trump (Cesare odierno: rischia stessa fine?) che in Italia gode per quel che combina il 32% di consenso e nel suo Paese dopo l’uccisione del generale Soleimani ha il 43% ed il 38% contro, ha dimostrato che l’atto da tanti denominato “criminale” è stato frutto di una analisi politica internazionale mirante a far comprendere che al di là degli accordi e complicità varie l’America rimane il Paese più forte e capace di guidare il mondo, alla faccia dei democratici che alla Camera dei rappresentanti hanno votato l’“impeachment” per indegnità!

In questo bailamme, l’Europa si è mostrata come “espressione geografica” non avendo né governo né politica estera ma solo l’Euro, sia pur una delle quattro monete riconosciute con dollaro, sterlina e yuan dall’Onu. Della quale meglio non parlare: forse perché il palazzo di vetro a NY è in restauro.

Tra due settimane sapremo se il Governo di “Giuseppi” criticato per la sua imprudenza diplomatica (voleva fare il mediatore in Libia!) cade o continua, a brache cadenti, la legislatura (2023).

I sondaggi danno la destra quasi alla pari con la sinistra nelle elezioni regionali in Emilia Romagna ed in testa, con quasi venti punti di vantaggio, in Calabria. Tutti (a manca) a dire che non vi sarà nessun riflesso sul governo, mentre a dritta il contrario, ma affidando al Colle la decisione in caso di loro affermazione. Aria fritta da ambo le parti: ben sapendo che sciogliere le Camere quando in esse vi è una maggioranza è impossibile anche se vi fosse, giusto a mo’ di esempio, un Pertini all’epoca capace di tutto.

Nel frattempo, si rimanda tutto: da decreti a leggi, a decidere se far processare Salvini o togliere la prescrizione e far si che un italiano cambi paese trovando salari, tenore di vita migliori, meno tasse e certezza del diritto.

Verrebbe da pensare che, da Giustiniano in poi, l’italico ha sempre temuto attraversare fiumi lasciando solo a Cesare l’averlo fatto. Rubicone agitato.
Ma Tigri ed Eufrate turbolenti.

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