Le calamità naturali come quella di Ischia ci impongono di riflettere sul dissesto idrogeologico e sulla necessità di un Servizio Civile che si occupi di prevenzione e messa in sicurezza. Il commento.
Ormai da trent’anni abbiamo eliminato la leva obbligatoria. Perché? Dubito che qualcuno si ricordi perché. Perché forse la leva, il mantenimento e la sussistenza di tantissime caserme territoriali piene di giovani, cozzava con un esercito più piccolo e professionale da pagare.
I ragazzi di leva erano però quelli che andavano a spalare, o a togliere macerie, quando il Paese soffriva per gli innumerevoli – oggi in aumento – eventi calamitosi. Con il cambiamento climatico in corso questi eventi aumenteranno in maniera esponenziale, così come i morti che conteremo per incuria e assenza di prevenzione. Per mettere in sicurezza il paese ci vogliono investimenti ordinari ingenti, non annunci di strutture di missione usate come fisarmoniche politiche per nascondere soldi che poi non vengono spesi.
Il dissesto idrogeologico non è una calamità eventuale, ma una certezza reale.
Per questo ci vuole un Esercito, di mezzi e soprattutto uomini, perché è un lavoro labour intensive. Ma noi dove li troviamo questi uomini, come li paghiamo? Noi abbiamo già una Riserva di risorse umane improduttive nei cicli classici del lavoro, per bassa industrializzazione di territori, per carenza di una politica industriale. Questo Esercito di Riserva si chiama Percettori del reddito di Cittadinanza. Una parte di loro non può materialmente svolgere, da verificare caso per caso, alcun compito. Questi vanno tornati nel vecchio reddito di inclusione, per non emarginarli ai lembi della società, per tenere loro in sicurezza.
Altri, molti altri, sono abili, con opportuno Car, come si faceva nell’Esercito, per lavori di messa in Sicurezza del territorio che l’Italia ha necessità indifferibile. È ovvio che questo compito di gestione di un Servizio Civile, che una volta era destinato esclusivamente agli obbiettori di coscienza, deve essere gestito dallo Stato con una Struttura territoriale apposita, come è stato fatto per il Covid. E il generale per questa nuova Forza Armata diversamente, il bravo “Figliuolo”, che ha svolto bene – a detta di tutti – il suo compito, potrebbe essere richiamato in servizio.
È una questione di volontà politica: i soldi ci sono sul dissesto – dicono sempre -, manca la messa a terra, termine che fa rabbrividire davanti ai tanti morti per calamità di questo Paese. Questo Esercito, dotato di ruspe, quelle che piacevano a Salvini, dovrebbe pure combattere l’abusivismo edilizio, che i Comuni non possono combattere.
Poi ci sono i dissesti urbani, gestione di rifiuti in aree a bassa capacità di gestione, gestione di fasce della popolazione abbandonata per età o condizioni psicofisiche. In un Paese così vecchio, come la geologia del suo territorio, anche queste situazioni sono da considerare dissesto.
Un Servizio Civile, ci consente di riportare moltissime persone a sentirsi utili per la comunità, rinsalda anche il senso di una collettività, di uno Stato. Le persone capiscono a cosa servono le tasse che pagano, certamente non a ammorbidire le molle di poltrone&divani. Non abbiamo molto tempo però, il Pianeta è sotto stress e le aree più deboli sono a rischio. Dobbiamo metterci l’uniforme e combattere questi eventi ordinari e non più straordinari. Se no sarà Casamicciola per tutti.
Così è se vi pare.