Il silenzio è più forte della parola - QdS

Il silenzio è più forte della parola

Il silenzio è più forte della parola

giovedì 12 Novembre 2020

Mai prendersi
troppo sul serio, sosteneva Sean Connery, appena scomparso. La sua avvertenza
non è molto comune fra le persone, le quali ritengono di essere ciò che non
sono, dimenticando che l’umiltà è la caratteristica della persona colta,
consapevole che sa di non sapere, ed è anche un’avvertenza nei confronti di coloro
che non si ricordano come il pensiero guidi le azioni umane. Forse perché non
hanno studiato o non conoscono chi sosteneva: Je pense, donc je suis. Se la
gente leggesse e riflettesse su ciò che ha letto, capirebbe meglio l’estrema
pochezza di ognuno di noi, con la conseguenza che farebbe tutto il possibile
per cercare di crescere, almeno un po’. Cosicché, tacerebbero i parolai, i fanfaroni,
quelli che del blabla fanno un uso smodato ed inutile, ma che, purtroppo per
gli altri, è il loro unico bagaglio ed anche, spesso, un modo per fare soldi,
approfittando dell’ignoranza degli uditori, affascinati da tanti volgari ammaliatori.

Se
ci fate caso, la gente tende ad alzare il tono della propria voce, tende ad
aggredire gli altri pensando di farsi ragione. Però, remelius perpensa (a
pensarci meglio), chi ha ragione non ha bisogno di alzare la voce perché è la
ragione stessa a prevalere, non il volume con cui si trasmette. Dal che ne
consegue che più si è dalla parte della ragione e più si deve diminuire il
livello della comunicazione, scritta e verbale, fino ad arrivare al limite del
silenzio. Infatti, spesso, il silenzio è più forte della parola, anche perché l’interlocutore
che aggredisce resta perplesso di fronte ad una mancata reazione, non
comprendendo che è proprio la sua assenza una risposta eloquente e chiara: non
vale la pena di interloquire con chi non comunica solide ragioni, ma solo l’urlo,
come se ci si trovasse nelle foreste. È una questione di civiltà e di cultura. Ma
questi elementi, spesso, mancano nell’essenza di alcune persone, con la
conseguenza che anche in modo innocente, non si rendono conto di travalicare il
muro inviolabile del rispetto che si deve ai terzi, anche quando non si è con
loro d’accordo( Voltaire).

Ricordo il testo di
una bella canzone dello scomparso Paolo Limiti: La voce del silenzio, portata
al successo da Mina (quest’anno ottantenne, anche lei, come il compianto Gigi
Proietti). Sì, perché il silenzio ha una sua voce, più forte e più penetrante
della parola stessa, una voce che colpisce le persone sensibili che hanno
consapevolezza di ciò che accade, con una visione di fatti e circostanze
concreta e realistica, anche perché si basano su studi e letture, che non
dovrebbero mai mancare a chi cerca di capire com’è la vita. Non è facile
inquadrare il proprio modo di essere e di fare, come scritto prima, perché ci
vogliono capacità, autocontrollo, addestramento e soprattutto la comprensione
che ognuno si deve muovere, e si può muovere, nell’ambito di binari precisi di equilibrio,
di buonsenso, senza dei quali si rischia di debordare dalla convivenza civile.

Il Covid ha colpito
tutto il Paese ed altre nazioni. Ma siamo certi che la conduzione dei rimedi
contro l’inaspettato e nuovo virus siano stati idonei? Dalla valanga di parole,
dalla valanga di interviste, dalla valanga di pareri scientifici o pseudo tali,
non ci sembra proprio. Una conduzione più parsimoniosa della comunicazione, ma
anche più efficace, avrebbe impedito ai cittadini di entrare in uno stato
confusionale e di terrore. Milano, che è la città più ammalata d’Italia, può
essere tuttavia vissuta in modo normale. Io mi sono recato colà diverse volte e
non ho avuto alcuna paura di fare le attività necessarie al mio lavoro. È
facile fare entrare nel panico i cittadini, soprattutto quelli meno dotati
culturalmente, mentre un silenzio qualificato sarebbe stato più forte dei
comunicati terroristici.

Purtroppo
i governanti e i loro oppositori hanno paura e non forza, cosicché amano
emettere fiumi di parole, anziché utilizzare adeguati silenzi nei modi enei
tempi opportuni. Ma, tant’è. Il Paese è allo sbando perché la sua classe
politica e dirigente (Governo, opposizione e burocrazia) non è adeguata a
dirigere l’Italia, anche per la sua generale incompetenza.

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