Il Sole non sorge è la Terra che gira - QdS

Il Sole non sorge è la Terra che gira

Il Sole non sorge è la Terra che gira

venerdì 14 Febbraio 2025

Combattere l’ignoranza

Tolomeo, che visse nel cento dopo Cristo, affermava che la Terra era piatta e quindi i suoi studi e le sue considerazioni erano conseguenti.
Poi Copernico (1473-1543) smontò la teoria geocentrica per sostituirla con quella eliocentrica: il Sole è fermo là da miliardi di anni ed è la Terra che si muove con la rotazione, cioè con il proprio movimento, la rivoluzione, ovvero il movimento intorno al Sole e l’inclinazione. Successivamente Galileo Galilei (1564-1642) confermò scientificamente la verità, esclamando la celebre frase: “Eppur si muove!”.

Studi moderni hanno affermato che in effetti Tolomeo non aveva dichiarato che la Terra fosse piatta, bensì che era necessario considerarla piatta per poterla studiare meglio. Non sappiamo dove sia la verità e non saremo certamente noi ad intestardirci per trovarla. Comunque resta il fatto incontrovertibile che non è il Sole che sorge, ma è la Terra che gli gira intorno.
La conseguenza è che molte poesie, film, romanzi e altre espressioni dell’umanità che si basavano sul sorgere e sul tramonto del Sole non erano vere, con la conseguenza che tutte le immagini erano false e hanno alimentato, in parte, tali credenze.

Perché oggi vi parliamo di questi aspetti geografici? Perché non è facile individuare la verità, cioè i fatti nudi e crudi, mentre è più semplice abbandonarsi alle sensazioni, ai modi di dire, alla cosiddetta vox populi e a tante altre forme di espressione che indicano situazioni non vere.

Dalla precedente considerazione il passo è facile per arrivare al tema dell’ignoranza, che è forse la “malattia” più grave dell’umanità. Per la verità lo è sempre stata, quindi non c’è nessun aggravamento, ma mentre una volta – quando i mezzi di comunicazione erano lenti, quando non c’erano il telefono, la televisione, la trasmissione ultraoceanica e via elencando – l’ignoranza non era determinante per la vita sociale dei popoli. Adesso – quando quasi tutti gli otto miliardi di abitanti del mondo saranno collegati tra di loro e le notizie voleranno da una parte all’altra del Globo – ecco che entra ed entrerà in gioco la supremazia di chi detiene e controlla questi mezzi. Perciò la lotta all’ignoranza dovrebbe essere messa al primo posto fra i problemi da risolvere.

Oggi e domani chi detiene il controllo dei mezzi di comunicazione, chi accumula dati ed informazioni anche capillari sulle singole persone, chi riesce a produrre hardware in condizioni di elaborare miliardi di informazioni in pochi secondi, ecco, chi ha tutto questo, si colloca in una dimensione superiore al resto dell’umanità e ha il potere di dirigerla. Questa concentrazione di potere significa anche concentrazione di ricchezze e quindi aumento della povertà della massa.

La ricchezza è un’entità ben determinata; se essa non viene distribuita negli strati intermedi e più bassi della popolazione, crea squilibri enormi fra i molto ricchi e i molto poveri.
Cosa serve per attenuare questi squilibri? Una classe istituzionale colta, che non avesse scopi di arricchirsi e di gestire personalmente il potere, bensì lavorasse nell’interesse di tutti e di tutte, anche a scapito di quello proprio. Ma questo nel mondo non accade per diverse ragioni, fra cui una: nelle civiltà occidentali vigono democrazie ammalate, che non danno il potere al Popolo.

Nelle altre parti del mondo, per esempio in quella asiatica, non si sta molto meglio perché colà vi è una dittatura che ha ormai più di cento anni, cioè quella che domina la Repubblica popolare cinese, con 1,4 miliardi di abitanti; e poi vi è una sorta di democrazia sui generis, che è quella indiana, con oltre 1,4 miliardi di abitanti. È vero, vi sono anche democrazie come il Giappone e il Sud Corea, ma anch’esse non possono essere valutate con la nostra mentalità occidentale.

In mezzo a questo quadro vi è la Russia, i/le cui cittadini/e formalmente votano, ma sappiamo che non si tratta di vera democrazia. E poi vi è il polo arabo, segnatamente Arabia Saudita, Emirati e Qatar, ove di democrazia non bisogna parlare. Non possiamo non citare la situazione del continente africano, dove la parola Democrazia non è molto conosciuta, né molto diffusa.
Il comune denominatore di quello che vi abbiamo descritto, lo ribadiamo, è l’ignoranza, ma non sembra che si voglia combattere.

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