Il successo fa scandalo, lo scandalo fa successo - QdS

Il successo fa scandalo, lo scandalo fa successo

Carlo Alberto Tregua

Il successo fa scandalo, lo scandalo fa successo

martedì 31 Gennaio 2023

Il non dimenticato umorista Marcello Marchesi era noto negli anni Sessanta per le sue battute fulminanti. Per esempio: “Il successo fa scandalo, lo scandalo fa successo”.
In otto parole ha anticipato di oltre mezzo secolo quella che è divenuta una costante della comunicazione, secondo cui più importante delle notizie e delle informazioni che si vogliono dare al pubblico è la loro enfatizzazione, che troppo spesso rasenta il catastrofismo.

Per cui, anche le notizie più banali, diremmo più umili, devono diventare “importanti”. Tutti i comunicatori e gli informatori, fra cui i giornalisti, fanno a gara a chi la spara più grossa, partendo da una notizia ordinaria e arrivando a una notizia eclatante.
Che questo procedimento “scostumato” venga usato da gente comune si può tollerare, seppure a denti stretti. Non si può, però, tollerare quando viene adoperato da cittadini/e che sono iscritti/e all’Albo dei giornalisti, ai sensi della legge 69/1963.

È a pochi noto che coloro che sono iscritti nell’Albo citato hanno l’obbligo etico di leggere, imparare a memoria e osservare in ogni momento il Codice etico e il Testo unico dei doveri del giornalista, aggiornato nel gennaio del 2019, secondo cui nessuno degli addetti ai lavori può comunicare fatti e circostanze se preliminarmente non ha controllato fonti diverse, affinché l’informazione risulti bilanciata e perciò obiettiva e completa.

Dobbiamo, invece, rilevare con rammarico come si stia formando sempre più una sorta di informazione omologata, non controllata né bilanciata e perciò non obiettiva e completa.
Si assiste inoltre a una sorta di guazzabuglio tra giornalisti e artisti, molti fra questi noti, come Vespa e Fazio, i quali statuiscono contratti come artisti e non come giornalisti, quindi con compensi cospicuamente superiori.

L’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, “guida” l’opinione pubblica perché non tutti i percettori della stessa sono in condizione di distinguere il vero dal falso. Tale condizione è conseguente dall’accumulo di letture e di conoscenze che rendono la mente in condizione di discernere la verità dalla bugia. Ma questo discernimento purtroppo non è comune.
Soffre di questo comportamento negativo soprattutto l’informazione politica, in cui operano i mezzi più importanti radio-televisivi e alcuni quotidiani nazionali, che fanno fatica a mantenere un punto di equilibrio e quindi di obiettività.
Alcuni di questi quotidiani hanno il direttore intransigente. Un’altra battuta fulminante del già citato Marcello Marchesi relativa all’intransigente recita: “Sbagliando si spara”.
L’ironia svela la verità più degli argomenti seriosi, per cui bisogna essere sempre disponibili a “frequentarla”, accettarla e proporla.
Perché il successo fa scandalo? Perché è lo scandalo che fa successo, prima si scriveva. Conseguentemente, chi cerca la notorietà a tutti i costi, porta alla luce comportamenti che destano scandalo, stupore o sorpresa. Insomma, un comportamento che abbagli e quindi consenta a chi lo esercita di essere sempre in condizione di vantaggio rispetto all’interlocutore.

Attenzione, lontana da noi è l’idea di fare inutile moralismo, ma riteniamo comunque centrale per la vita di una Comunità l’obiettività dell’informazione.
È più pericoloso un ignorante che un delinquente. Col primo non sai come trattare, col secondo puoi trattare pur non venendo a patti sui suoi obiettivi scellerati.

L’ignoranza è il male diffuso nelle popolazioni, anche nella nostra. L’ignorante è gestibile e guidabile. Per questo i politici, che non sono statisti, ripetono come registratori argomenti che possono piacere a chi ascolta. Siccome chi ascolta in maggior numero è ignorante, ecco che gli argomenti debbono essere di quel livello.

Ma così un popolo non è guidato verso traguardi migliori, bensì viene fatto retrocedere sempre di più e portato in condizioni che inevitabilmente tendono a peggiorare.
Una grave responsabilità per la classe dirigente istituzionale, che non avverte questo pericolo, ma va avanti su questa strada che porta all’Inferno.

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