Il territorio chiama, ma la politica rimane sorda. Occorre connettere forze produttive e istituzioni - QdS

Il territorio chiama, ma la politica rimane sorda. Occorre connettere forze produttive e istituzioni

Paola Giordano

Il territorio chiama, ma la politica rimane sorda. Occorre connettere forze produttive e istituzioni

venerdì 03 Maggio 2019

Vista la scarsa disponibilità di risorse, i nuovi sindaci avranno il compito di avviare un dialogo finalmente costruttivo con le realtà produttive del proprio territorio. Facendo squadra

PALERMO – Il dado è tratto. Per lo meno in 29 dei 34 Comuni siciliani al voto lo scorso 28 aprile: le sorti di Caltanissetta, Gela, Monreale, Castelvetrano e Mazara del Vallo si decideranno nei ballottaggi previsti per il prossimo 12 maggio.

La sfida che attende i primi cittadini – sia già eletti che non ancora – è ardua: i tempi di vacche magre in cui si vivono gli Enti locali, che hanno visto ridurre drasticamente i trasferimenti statali e regionali anno dopo anno, consentiranno poco spazio di manovra agli eletti. Solo perseguendo la strada del dialogo costruttivo con le realtà produttive del territorio e puntando concretamente sui fatti e non sulle parole, riusciranno a risollevare il destino – e le casse – delle loro città. Del resto, come dicevano i latini, verba volant, scripta manent.

Tra i Comuni più popolosi a rinnovare la squadra amministrativa, gli occhi erano puntati sull’unico tra i capoluoghi isolani chiamato alle urne, Caltanissetta, ma anche su Gela e Bagheria, tra le prime città siciliane a scegliere, ormai cinque anni fa, un sindaco del Movimento 5 stelle.

Nei due Comuni del nisseno i cittadini si recheranno nuovamente ai seggi tra pochi giorni perché nessuno dei rispettivi candidati ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi: a Caltanissetta a sfidarsi saranno il candidato di centrodestra Michele Giarratana e il grillino Roberto Gambino, mentre a Gela lo scontro sarà tra il candidato della Lega, Giuseppe Spata, e Cristoforo Greco, che ha alle spalle pezzi importanti di Forza Italia (compreso il presidente dell’Assemblea regionale e coordinatore regionale Gianfranco Micciché) e del Partito democratico.

Al ballottaggio, però, andranno anche i Comuni Castelvetrano, Mazara del Vallo e Monreale. Nel primo sarà testa a testa tra Enzo Alfano (M5s) e Calogero Martire (liste civiche Obiettivo Città e Ricominciamo Insieme); a Mazara si contenderanno la poltrona di primo cittadino il candidato di centrosinistra Salvatore Quinci da un lato e Giorgio Randazzo (Lega) dall’altro. Il Comune del palermitano invece alla seconda tornata elettorale sono passati il sindaco uscente Piero Capizzi e il candidato di Diventerà Bellissima, Alberto Arcidiacono.

A Bagheria, invece, il vincitore è già stato decretato: si tratta di Filippo Maria Tripoli, candidato di centrosinistra che, con il supporto di sei liste civiche – Radici Future, Liberi e Forti si cambia, Bagheria #Avantitutta, Bagheria Tricolore, Movimento Indipendenza Sicilia – ha superato il 46 per cento dei voti, scavalcando il concorrente dello schieramento di centrodestra, Gino Di Stefano, ma anche Romina Aiello, delfino dell’ex primo cittadino, il pentastellato (autosospeso) Patrizio Cinque.

Al di là del colore politico dei nuovi 34 sindaci – già eletti o in attesa di esserlo – il compito che essi si troveranno ad affrontare sarà di fondamentale importanza per il futuro delle proprie città. E vista la scarsa disponibilità di risorse che ormai accomuna tutti gli Enti locali, bisognerà ripartire puntando ad un dialogo costruttivo con le realtà produttive del proprio territorio. Facendo squadra, insomma.

Per restare alle cinque big, per esempio, è necessario che i neoeletti aprano un confronto virtuoso con i settori di punta che nei rispettivi Comuni trainano l’economia locale.

Gela possiede uno dei più grossi poli petrolchimici dell’Isola, che si appresta ad essere riconvertito in bioraffineria. Questa, insieme alle attività dell’indotto, rimarrà un punto di riferimento per tutto il territorio regionale. Comuni come Caltanissetta e Monreale, invece, potrebbero puntare sul turismo culturale per un rilancio (anche e soprattutto imprenditoriale) del proprio territorio, così come Castelvetrano e Mazara del Vallo potrebbero spingere sul turismo ambientale, sfruttando al massimo le potenzialità che il proprio mare offre.

Quale che sia il settore di punta del proprio territorio, fare sistema è, in sostanza, l’unica via per cambiare. E anche per questo il Quotidiano di Sicilia ha lanciato l’iniziativa dei nuovi Mille, per chiamare a raccolta la Classe dirigente della Sicilia e tentare di dare una scossa a livello economico, occupazionale e sociale. La spinta delle forze produttive, dunque, è evidente. Adesso spetta alla politica prestare ascolto, anziché restare sorda, a ciò che urla il territorio.


Il commento della Cisl Palermo-Trapani
Il segretario generale La Piana: “Serve un Patto locale per lo sviluppo”

PALERMO – Sulla situazione economico-occupazionale nelle province di Palermo e Trapani abbiamo sentito il segretario generale della Cisl, Leonardo La Piana.

Dopo le amministrative e in attesa dei ballottaggi che hanno coinvolto e interessano importanti Comuni del palermitano e del trapanese, a prescindere dal colore politico dei vincitori, quali strategie dovranno adottare i nuovi amministratori per un rilancio del territorio?
“Ciascuna delle due province di Palermo e Trapani ha, al proprio interno, territori che, come minimo comune denominatore, soffrono di un deficit strutturale e infrastrutturale in genere molto pesante, e a cui spesso fa da contraltare la bellezza dei luoghi e la enogastronomia di qualità. Questi comuni hanno anche un’ulteriore caratteristica: sono piccoli e difficilmente riescono a mettersi insieme per fare massa critica e costruire un percorso virtuoso in settori strategici. Si potrebbe iniziare da lì, mettendo a fattor comune le potenzialità dialogando con gli Enti locali, la Regione, le forze imprenditoriali, quelle del privato sociale e del sindacato. Non bisogna far sfuggire gli investimenti e i finanziamenti e soprattutto, riteniamo necessario che i sindaci chiedano all’unisono alla Regione di creare le condizioni per spingere, attraendoli, gli imprenditori a investire nelle nostre realtà (per esempio per un Piano regionale energetico, Piano regionale rifiuti, ecc..). Per far questo serve sbloccare le piccole infrastrutture che sono la nostra Tav; dare ai cittadini una visione di città del futuro con servizi efficienti ma anche con presidi sanitari di avanguardia e guardare ai temi sociali e della non autosufficienza che purtroppo riguarda, in vario modo, diverse fasce di età”.

Cosa è mancato agli amministratori del passato?
“Secondo il nostro parere è mancata a volte la visione d’insieme, ogni realtà deve essere integrata con ciò che ha vicino, evitando inutili campanilismi. È mancato in alcuni il saper ascoltare la gente, è mancato il confronto vero e costruttivo con chi vive il territorio (imprese, artigiani, sindacati, parrocchie, scuole). Ciò forse ha fatto distogliere l’attenzione dal futuro, essendosi concentrati troppo sul presente. Forse è mancata una visione strategica di programmazione perché i Comuni sono imbrigliati in tante regole di funzionamento e vincoli che spesso bloccano anche coloro che sono più attivi. Così come crediamo che non vada sottaciuto il crescente livello di responsabilità, che sia la parte politica ma soprattutto quella tecnico-gestionale ha in riferimento al tema degli appalti, della realizzazione delle opere pubbliche, la paura di sbagliare spesso frena lo sviluppo, cosi come l’assenza di figure adeguate, come i tecnici progettisti nei Comuni, che pur mancando non possono essere sostituite o integrate e questo vale, sia per gli Enti più piccoli ma soprattutto per quelli di media grande dimensione. Ci chiediamo come si può parlare di infrastrutture e di sviluppo quando non si hanno i progettisti esecutivi che sono coloro che proiettano il lavoro verso la fattibilità? Sono temi che forse era necessario affrontare di più e meglio; i tassi di disoccupazione altissimi, quelli giovanili ancora di più, l’assenza di lavoro, sono tutte pre condizioni affinché queste realtà si spopolino. Per questo riteniamo che le azioni delle Amministrazioni comunali debbano guardare con più enfasi e attenzione a cosa fare per aiutare le generazioni future a non lasciare il proprio territorio”.

Ritiene possibile un confronto virtuoso tra forze produttive del territorio e Amministrazioni locali?
“Assolutamente si, è quello che chiediamo da tempo, lavorare insieme per realizzare un Patto locale per lo sviluppo che tenga conto delle esperienze ed esigenze di chi nel proprio comune vuole costruire un futuro e rilanciare il tessuto economico. Siamo pronti a dare il nostro contributo. Assieme agli altri sindacati stiamo mettendo in cantiere delle iniziative di sensibilizzazione: il 22 giugno a Reggio Calabria ci sarà una manifestazione unitaria Cgil Cisl Uil sul Sud, sul tema delle infrastrutture e del lavoro, anche quella potrebbe essere una utile occasione per stare tutti dalla stessa parte, quella del lavoro, dello sviluppo, dei Comuni, della Sicilia”.


La situazione nel nisseno
Un momento di grandi cambiamenti

CALTANISSETTA – Nel capoluogo nisseno e nel centro più popoloso ed economicamente rilevante della provincia, ovvero Gela, la situazione è estremamente fluida e non soltanto a livello politico, visto che il prossimo 12 maggio i cittadini saranno chiamati al voto per scegliere il nuovo sindaco.

Novità importanti, nei giorni scorsi, sono arrivate sul fronte imprenditoriale, con Sicindustria Caltanissetta che ha scelto un nuovo presidente: Gianfranco Caccamo.

Nato a Gela 49 anni fa, padre di tre figli, Caccamo ha fondato nel 1999 la Icaro Ecology, azienda che opera nel campo delle costruzioni civili e industriali e delle bonifiche ambientali. “Prendo in mano – ha detto – le redini dell’associazione con grande entusiasmo e consapevole dell’impegno che mi attende. Sicindustria Caltanissetta riparte con un obiettivo importante: dar voce alle imprese, esprimendo il ruolo di rappresentanza in una logica di servizio e di dialogo con il territorio e con le istituzioni”.

Dialogo con le istituzioni che ha cercato di portare avanti anche Giovanna Candura, commissario straordinario della Camera di Commercio. Un incarico affidato dalla Giunta regionale nell’ottobre dello scorso anno “per un periodo di mesi sei e, comunque, non oltre l’insediamento degli ordinari organi di amministrazione della nuova Camera di Commercio”. Un insediamento che oggi non è ancora arrivato, quindi si attende dalla Regione una conferma della stessa Candura o la nomina di un nuovo vertice.

Di chiunque sarà il compito, la missione sarà sempre la stessa: avviare un dialogo costruttivo tra realtà imprenditoriale e istituzioni, poiché soltanto così si potrà cercare di rilanciare un territorio in cui sviluppo, occupazione e rilancio sociale devono essere i punti fermi da cui ripartire.

Un discorso che, come sottolineato più volte, non vale soltanto per Caltanissetta ma per tutta la Sicilia, terra dalle potenzialità inespresse che da decenni cerca – soltanto a parole, a dire la verità – di spiccare il volo sia a livello nazionale che europeo. Peccato che, negli ultimi anni, sia riuscita soltanto ad andare sempre più in basso. Ma si sa, quando si tocca il fondo, l’unica cosa che resta da fare è quella di darsi una bella spinta e risalire.

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