Il vulnus boschivo - QdS

Il vulnus boschivo

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Il vulnus boschivo

Giovanni Pizzo  |
domenica 24 Settembre 2023

In Italia da diversi anni una riforma saggia ha integrato il corpo forestale dei Carabinieri. Si punta a tutelare il patrimonio boschivo.

In Italia da diversi anni una riforma saggia ha integrato il corpo forestale nell’Arma dei Carabinieri, conferendo allo stesso una gerarchia ed una mission specifica al controllo del territorio e alla lotta contro fenomeni distruttivi, spesso criminogeni. Sono a tutti gli effetti militari, con le gerarchie e le regole da corpo militare, nel senso dell’ordine e della disciplina, dei modelli di comportamento e procedure. Tutto questo per tutelare meglio il patrimonio boschivo e paesaggistico.

In Sicilia, come al solito mondo a parte, questa riforma a causa della nostra ormai inconcludente e distorsiva Autonomia non ha avuto effetti. Il corpo forestale è in carico alla Regione, è vecchio e mal equipaggiato, e ridotto nei ranghi a causa di pensionamenti e blocco del turno over, per la nostra deficitaria gestione del bilancio. Avrebbe compiti di polizia giudiziaria, con connesso porto d’armi per alcuni, ma si tratta sostanzialmente di un esercito da operetta. Non sono militari ed hanno lo status ed i modi, oltre che la motivazione, degli altri impiegati regionali. Solo che qui non si lotta contro le scartoffie che impolverano le scrivanie. Si lotta per controllare fisicamente il più grande territorio italiano, per sconfiggere i piromani, i reati connessi ad un uso distorto dal punto di vista ambientale di vastissime zone, di coordinare le attività antincendio e molte altre cose ancora. Se vediamo l’incidenza del corpo in quantità di persone rispetto al territorio la densità è ridicola. Come lo è stata la dichiarazione discolpante di uomini e mezzi impiegati nell’ultima tornata di incendi in questo tempo di scirocco.

La Sicilia e lo scirocco sono inscindibili, non sono eventi eccezionali come un monsone o un uragano caraibico, sono prevedibili per tempo e metereologicamente controllabili. Eppure sembriamo gli stupefatti del presepe ogni volta che arriva e come un cronografo svizzero si accendono i fuochi. Il controllo tecnologico del territorio è zero, non si usano i satelliti, si pensa ai droni, ma per un territorio così vasto ci vorrebbero più droni di quelli usati dagli ucraini in guerra con i russi. E poi ci vogliono molte, moltissime risorse umane preposte.

Si potrebbe assumere una parte dei cosiddetti forestali, precari a giornate, formandoli adeguatamente, se non fossero tutti prossimi ai sessant’anni. Inoltre se si procedesse alle assunzioni con i fondi dei forestali la platea si ridurrebbe ad un quarto, con le comprensibili conseguenze sul voto degli esclusi. I forestali sono una platea di voto, tenuta in uno scambio similare al RDC, assumerli significherebbe perderli come clientes.

Nel frattempo le persone muoiono, il territorio viene distrutto, le proprietà dei siciliani, costruite con fatica, vanno a ramengo, il paesaggio, che dovrebbe in ottica turistica essere tutelato allo stremo, diventa post atomico tipo Hiroshima.
Perché il controllo e la tutela del territorio non è una priorità, lo sono i voti sulle ex province, le riforme sui consorzi di bonifica che perdono soldi ed acqua in enorme quantità, le nomine degli ospedali che producono liste d’attesa e le mercedi ad enti o associazioni care ai singoli deputati.
E la Sicilia? Delenda est. Che bruci come Cartagine.

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