Nel 2020 l’Arpa Sicilia ha effettuato 32 ispezioni negli stabilimenti dotati di Autorizzazione integrata ambientale. La maggior parte delle contestazioni alle aziende del settore gestione rifiuti
PALERMO – Le aziende siciliane non sembrano essere interessate alla cura e al rispetto dell’ambiente. Nel 2020 sono state effettuate 32 le ispezioni sugli impianti dotati di autorizzazione integrata ambientale regionale (Aia), delle 40 programmate, sui 105 impianti autorizzati, e in 21 casi sono state rilevate violazioni sia di valenza penale che amministrativa. Questo quanto emerge dall’attività sviluppata dall’Arpa e riportata nel suo annuario sui dati ambientali siciliani.
Le ispezioni ordinarie, in totale 26, sono state effettuate su tutto il territorio regionale. Nel corso delle ispezioni la maggior parte delle contestazioni è stata elevata a imprese che lavorano nel settore della gestione rifiuti, per un totale di 12 violazioni di natura amministrativa e 4 di non conformità di tipo penale. Ancora, sono state svolte complessivamente 6 ispezioni straordinarie, per la maggior parte su richiesta dell’autorità competente. Con le ispezioni straordinarie sono state rilevate 3 violazioni di tipo amministrativo e 2 di carattere penale.
In Sicilia 105 imprese con l’Aia
In totale, in Sicilia sono presenti 105 installazioni dotate di autorizzazione integrata ambientale regionale, di cui 29 non in esercizio in quanto dismesse, chiuse, non ancora costruite, cessate o in fallimento. Il 63% di tutte le aziende dotate di Aia regionale appartiene al settore della gestione di rifiuti, seguito dall’industria dei prodotti minerali (13%) e dalla produzione e trasformazione di metalli e dalle attività che producono energia con il 6% e dall’industria chimica con il 3%.
Sono inoltre presenti aziende che, pur dotate di Aia regionale, non sono riconducibili a nessuna delle categorie precedenti, ad esempio allevamenti avicoli e cartiere, per una percentuale del 9% sul totale. Il maggior numero di aziende si registra nella provincia di Catania, seguite da quelle di Palermo e Siracusa. Rispetto al precedente censimento, datato 2019, si è assistito nel 2020 ad un incremento delle installazioni autorizzate, e, nonostante la pandemia, proprio per la crescita dei numeri è stato registrato un aumento delle visite ordinarie effettuate da Arpa, passando da 24 nel 2019 a 26 nel 2020.
La maggior parte delle contestazioni è stata elevata nel corso di ispezioni svolte nel settore della gestione rifiuti, con un aumento delle violazioni di natura amministrativo accertate nel 2020 rispetto all’anno 2019 (+7) e con un valore quasi identico di non conformità di tipo penale (5 contro 4). Se si guarda alle ispezioni straordinarie, nel 2020 sono state svolte complessivamente 6 ispezioni straordinarie, un numero parecchio inferiore rispetto all’anno precedente, quando le ispezioni sono state 19; un effetto direttamente collegato all’emergenza sanitaria, per cui le attività non strettamente curriculari sono state in buona parte tralasciate.
L’Aia mira a verificare la compatibilità ambientale di una determinata attività
L’autorizzazione integrata ambientale è un provvedimento che mira a verificare la compatibilità ambientale di una determinata attività; nasce dalla scelta dei legislatori di introdurre considerazioni ambientali nei processi decisori pubblici (in applicazione del principio di prevenzione) ed è espressione del carattere di trasversalità della materia ambientale.
Ecco quali sono le attività soggette all’Aia
Le categorie di attività soggette a tale autorizzazione sono dettagliatamente indicate dalla norma (allegato VIII alla parte seconda del D.Lgs. 152/06): le attività energetiche, le attività di produzione e trasformazione dei metalli, dell’industria dei prodotti minerali, dell’industria chimica, le attività di gestione dei rifiuti. Si aggiungono ancora alcune altre attività come le cartiere, le concerie, i macelli, gli allevamenti intensivi. In Italia sono censiti oltre 5.500 installazioni soggette alle Aia, nell’intera Unione Europea poco meno di 50.000.