Imprese, arriva la "certificazione della parità di genere" - QdS

Imprese, arriva la “certificazione della parità di genere”

redazione

Imprese, arriva la “certificazione della parità di genere”

sabato 04 Dicembre 2021

Gap salariale, dall'1 gennaio 2022 previsti anche sgravi contributivi per le aziende "inclusive"

ROMA – La nuova legge sulla parità retributiva uomo-donna, istituisce dal 1° gennaio 2022 per le aziende la “Certificazione della parità di genere” e lo sgravio contributivo per chi ne è in possesso.

Il 18 novembre scorso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 5 novembre 2021, n. 162 recante “Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo”. Nella Certificazione della parità di genere, ogni azienda con oltre 50 dipendenti dovrà riportare con cadenza biennale svariati indicatori sulle sue politiche del personale, da salari e inquadramenti a congedi e reclutamento. Gli sgravi previsti, invece, saranno dell’1% nel limite di 50.000 euro annui (con una dotazione di 50 milioni complessivi).

Ad oggi, in Italia, le posizioni manageriali femminili sono solo il 28% del totale. Uno scenario aggravato dalla pandemia che ha avuto l’effetto di rallentare il processo di superamento del gender gap nel mercato del lavoro. In generale, nel 2020, il tasso di partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro è stato del 53,1 %, con un divario di genere del 19%.

E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Osservatorio mercato del lavoro e competenze manageriali di 4.Manager presentato a Connext 2021 durante l’incontro dal titolo ‘Nuovi orizzonti manageriali superare il gender gap: facciamo goal per ripartire’, nel corso del quale sono intervenuti Stefano Cuzzilla, presidente di 4.Manager e Federmanager; Giovanni Brugnoli, vice presidente Confindustria per il Capitale Umano; Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia; Fabiana Dadone, ministro per le Politiche Giovanili; Gaela Bernini, segretario Generale Fondazione Bracco; Guido Stratta, direttore people & organization Gruppo Enel.

“La prima strategia nazionale per la parità di genere – ha sottolineato Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità e la famiglia – investe in azioni concrete: lavoro, parità di reddito, formazione nelle nuove competenze digitali, leadership femminile, welfare e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne e per gli uomini. Su questo abbiamo individuato degli indicatori precisi e un monitoraggio costante che ci vedrà costruire un Osservatorio, a livello del Dipartimento Pari opportunità, che si farà garante anche di questo processo”.

La seconda strategia riguarda ‘’un investimento importante sull’imprenditoria femminile già esistente, ma anche per promuovere nuove imprese femminili con crediti a fondo perduto. Stiamo lavorando anche a un sistema nazione di certificazione sulla parità di genere delle organizzazioni produttive pubbliche e private che possono dare incentivi a piccole, medie e grandi imprese”, ha aggiunto.

Il 3 dicembre entra in vigore una legge trasversale che ha unito tutte le forze politiche in Parlamento – ha affermato Fabiana Dadone, ministro per le Politiche Giovanili -, la politica questa volta ha dato prova di unità, responsabilità e pragmatismo. Ma è solo l’inizio, la parità salariale deve essere il punto di partenza per la trasformazione culturale e organizzativa del mondo del lavoro. La parola chiave è investire nei giovani, nelle donne e in una maggiore qualità del lavoro perché il lavoro a distanza o il lavoro agile siano svolti in condizioni dignitose e che ogni lavoratore abbia la possibilità di conciliare la propria vita con le ambizioni professionali’’.

Il Rapporto dell’Osservatorio è frutto di un approccio di ricerca integrato che ha coinvolto 1.077 professionisti, manager e imprenditori dell’Expert panel dell’Osservatorio che hanno partecipato alla survey e 160 iscritte alla Community Think4WomenManager. A ciò si aggiunge l’analisi dedicata alle caratteristiche di leadership di genere svolta su un campione di oltre 17mila imprese e oltre 44mila esponenti del CdA e vertici aziendali. I dati statistici mostrano che il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro in Italia è di molto inferiore rispetto alla media europea.

Persiste e si amplifica ulteriormente la “child penalty”: il tasso occupazionale delle donne tra i 25 e i 49 anni passa dal 72% per le donne senza figli al 53% per quelle che ne hanno almeno uno in età inferiore ai 6 anni.

Nelle posizioni manageriali femminili i numeri mostrano uno scenario altrettanto difficile: su 605 mila posizioni, solo il 28% è affidato a figure femminili (fonte Inps), quota che si riduce al 18% se consideriamo le posizioni regolate da un contratto da dirigente, sostanzialmente ferme (0,3%) da 10 anni. L’analisi condotta dall’Osservatorio su un campione di circa 17mila imprese italiane indica che l’83,5% è a conduzione maschile, il 12,2% è a conduzione femminile e il restante 4,3% è a conduzione paritaria. Le imprese dove la conduzione femminile è più diffusa sono PMI e microimprese e si concentrano soprattutto al Sud e nelle Isole e, per quanto riguarda i settori, quelle Manifatturiere (52,9%) e quelle operanti nella Sanità e nell’Assistenza Sociale (29,8%).

Inoltre si evidenzia che degli oltre 44mila consiglieri solo il 19% sono donne; la carica di Presidente e di Amministratore delegato è affidata a una donna solo nel 12% dei casi. Per l’Amministratore unico, la percentuale femminile sale al 22,5% ed è legata a una più ridotta dimensione aziendale.
Per gli imprenditori e i manager, donne e uomini intervistati, contrastare la disparità di genere significa soprattutto affrontare “Gli stereotipi di genere” (69,6%), “Il gap retributivo” (58,9%) e “Il basso numero di donne nelle posizioni di potere” (57,4%). Le leve aziendali da manovrare per mitigare il gap di genere sono: lo stile di leadership, il modello organizzativo; il people management; il welfare aziendale.

Secondo l’Osservatorio il Pnrr favorirà l’ingresso al lavoro e percorsi di carriera delle donne finalizzati all’assunzione di ruoli di responsabilità. La valutazione di alcuni strumenti contenuti nel Piano ha restituito la seguente graduatoria: promozione e sostegno all’avvio di attività imprenditoriali femminili; sostegno alla realizzazione di progetti aziendali innovativi (digitalizzazione, green economy, ecc.) per le imprese a conduzione femminile o prevalente partecipazione femminile; creazione del “Fondo impresa Donna”; sistema nazionale di certificazione della parità di genere, per il quale il piano di resilienza e resistenza ha già stanziato 10 milioni di euro.

Nell’ambito della strategia nazionale per la parità di genere, le preferenze vanno a rafforzamento della promozione di role model per la parità di genere e per il superamento degli stereotipi di genere, l’istituzione di un ‘Patto Culturale’ tra il mondo istituzionale e tra questo e la società civile, per garantire un’azione collettiva di promozione della parità di genere, il sostegno delle fragilità (disabilità, disagio sociale ed economico, presenza di situazioni di violenza sfruttamento lavorativo e caporalato), la considerazione dei fattori bloccanti dell’implementazione della parità di genere per l’implementazione della strategia.

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