Lapini (Terziario Donna Confcommercio): “Le condizioni di partenza siano eque per tutti”. Solo il 17% ha una laurea in aree disciplinari scientitiche (Stem) contro il 37% degli uomini
ROMA – Le imprese femminili, quasi 1 milione e 400 mila in Italia, hanno subìto un calo di iscrizioni del 12,1% nel 2021, comunque meno peggio del -21% dell’anno precedente. Queste imprese sono più fragili rispetto a quelle maschili, hanno scarsa diversificazione produttiva, bassa internazionalizzazione e sono poco innovative, anche se quelle giovanili fanno ben sperare. Sono alcuni dei temi che emergono dall’indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”.
Le donne in generale sono più istruite degli uomini
Nel 2020 il 65% delle donne risultano diplomate o laureate contro il 60,5% degli uomini, ma il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile, il 53,9% contro 73,3%. Tra i laureati, il 24,9%, tra 25 e 34 anni, ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree STEM: di questi il 36,8% sono uomini, 17,0% donne con un divario di genere molto rilevante. Ciononostante, per la componente femminile l’incidenza delle discipline Stem nel nostro Paese è superiore a quella registrata nella media Ue22 e negli altri grandi paesi europei.
Il divario di genere nella scelta delle discipline tecnico-scientifiche è dunque meno marcato in Italia rispetto al resto d’Europa. La consapevolezza dell’importanza del colmare il gap in queste discipline emerge nelle risposte delle intervistate da Terziario Donna: la quota di coloro che ritengono molto importante investire nelle Stem per le imprenditrici è infatti del 48,5%, superiore più di 10 punti rispetto a quanto rilevato per gli imprenditori (38,1%).
Investire nei temi del digitale
Per quanto riguarda la formazione in generale oltre 7 su 10 delle imprenditrici intervistate intendono investire soprattutto nei temi del digitale e nelle competenze manageriali e di gestione di impresa. Il 14,7% punta ad accrescere le conoscenze in materie di credito e finanza e il 14,1% su temi e competenze green e sostenibilità. Nel caso della formazione dei dipendenti spicca il tema delle specifiche competenze tecnico-professionali, ancor più per le donne rispetto agli uomini (66,3% contro 60,2%). Segue nuovamente il tema delle competenze digitali (22,3% per le imprese femminili, 22,8% per le maschili) e quindi la formazione in ingresso di lavoratori specializzati (8,2% contro 11,4%).
È molto più bassa la quota relativa alla transizione ecologica, più sentita per la formazione dell’imprenditore (probabilmente per meglio entrare nei temi), piuttosto che per quella rivolta ai dipendenti (3,2% per le imprese femminili, 5,7% per le maschili). La questione del passaggio generazionale è un tema che sembra riguardare meno le imprese femminili terziarie rispetto alle maschili: la quota di coloro che non lo considerano in previsione è infatti del 66,4% contro il 55,3% rilevato per le imprese a prevalenza di conduzione di uomini.
Fortificare la diffusione delle materie Stem
“La diffusione delle materie Stem fra le donne e della formazione in generale costituiscono uno dei cinque pilastri da fortificare, insieme, all’identità, il credito, l’innovazione e la sostenibilità, che Terziario Donna ha individuato per consentire alle donne imprenditrici di contribuire all’Economia della Rinascita del nostro Paese. Solo se si creeranno condizioni di partenza eque e si forniranno a ciascun individuo, a prescindere dal suo genere, gli strumenti necessari a valorizzare il proprio potenziale si creerà una società ed una economia più sana e più giusta”, ha commentato Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio.