Non sono in grado di operare secondo le normali condizioni di mercato perché fortemente indebitate
Il parallelismo con il genere horror non rende loro giustizia: le aziende zombie non sono necessariamente morti che camminano, possono risanarsi e rientrare a pieno titolo nel mercato, e ciò accade più facilmente a quelle finanziate dal Fondo di Garanzia che quindi dimostra la sua efficacia come strumento di stabilità e resilienza. Nel biennio 2020-21, infatti, a ricevere finanziamenti è stato il 28,8% (8.102) delle aziende considerate zombie nel 2019 e ben il 69,6% di esse (contro il 43,1% di quelle non finanziate) è riuscito a rimettersi in sesto grazie a 3,1 miliardi di euro di sovvenzioni.
Tuttavia, il restante 30,4% è uscito dal mercato o è tuttora zombie, portando con sé 1,3 miliardi di finanziamenti andati perduti. In totale, nel biennio 2020-21 le aziende zombie risanate hanno superato le 40.000 unità. E’ lo scenario che tratteggia uno studio del Cerved sull”Anatomia delle imprese zombie’, quelle aziende che non sono in grado di operare secondo le normali condizioni di mercato – perché fortemente indebitate e incapaci di ripagare gli interessi sul debito attraversi i propri utili – tenute “artificialmente” in vita tramite prestiti e sussidi.
Quella delle zombie è una categorizzazione più mobile di quanto si creda: attualmente, sulla base dei bilanci 2021 che sono gli ultimi disponibili, in Italia ce ne sono 23.262 – composte dalle 12.456 che non si sono risanate (ancora zombie) e da 10.806 new entry – per il 45,9% (10.675) finanziate dal Fondo di Garanzia con 7 miliardi di euro a fronte di 20,4 miliardi di debiti finanziari iscritti a bilancio.