Sicurezza e qualità sono due facce della stessa medaglia
Nella mia veste di amministratore-consulente di numerose società medie, da oltre vent’anni, mi sono impegnato con determinazione, per la realizzazione di programmi finalizzati alla forte riduzione e tendenzialmente eliminazione di incidenti sul lavoro. Come in tanti altri campi aziendali il successo del programma non parte dalla teoria ma dalla testa e dalla morale imprenditoriale.
Il primo passo, indispensabile, consiste nel raggiungere un pieno accordo con l’imprenditore sul fatto che il programma è nell’interesse dell’azienda, che deve essere per tutti un luogo sicuro, partecipato, piacevole. Anche il secondo passo è sempre di testa: si tratta di convincere non solo l’imprenditore ma tutta la prima linea dei responsabili che sicurezza e qualità sono due facce della stessa medaglia. Senza sicurezza non si può fare qualità e senza qualità non si può fare sicurezza. E senza qualità non si possono fare profitti seri e duraturi. E dunque, sicurezza, qualità profitti duraturi e fertili sono passaggi concatenati della stessa sequenza. Solo dopo che questi due passi fondamentali sono realizzati, si può incominciare a parlare di tecnica organizzativa. Gli strumenti possibili sono tanti e non posso approfondirli in questa sede. Voglio solo accennarne tre. E’ necessaria una coordinata, seria, non formale, partecipazione del sindacato aziendale.
E’ necessario un competente e impegnato responsabile della sicurezza che si dedichi interamente ed esclusivamente a questo compito. E’ necessario che tutta l’azienda si convinca che si fa sul serio e che tutti partecipino al progetto. Sotto questo profilo uno strumento molto efficace è coinvolgere il consiglio di amministrazione. Bisogna inserire in tutti gli ordini del giorno di tutti i consigli di amministrazione (di solito a cadenza mensile) un intervento del responsabile alla sicurezza con le statistiche degli incidenti, l’andamento mensile e degli ultimi anni e le azioni correttive realizzate. Quando nell’azienda si diffonde la convinzione che il consiglio esamina sistematicamente questi dati con la stessa attenzione che riserva al conto profitti e perdite, il più è fatto. La curva degli incidenti sul lavoro incomincia a diminuire ed, in alcuni anni assume andamenti molto confortanti. In alcune di queste aziende incominciano a registrarsi molti mesi con zero incidenti, senza far differenza fra incidenti lievi e gravi. Bisogna eliminare anche gli incidenti lievi, perché è dal proliferare di questi che prima o poi emerge anche quello grave. L’attenzione deve essere generale e totale. L’obiettivo zero incidenti diventa uno degli obiettivi importanti e possibili dell’azienda e quando lo si raggiunge è un risultato che dona a tutti soddisfazione. In tutte le imprese in cui si è riusciti ad applicare, con coerenza e convinzione, un programma di sicurezza di questo tipo per più anni, i risultati sono assolutamente importanti e sorprendenti.
Per fortuna il numero di imprese che hanno imparato ad applicare, con convinzione, un programma integrale di sicurezza è ora in grande crescita. Ma le statistiche nazionali ci raccontano che è ancora largamente insufficiente. Bisogna fare molto di più. I sindacati di solito quando c’è un incidente grave implorano più controlli. E’ una richiesta giusta ma la chiave non è nei maggiori controlli. La chiave è nel convincere l’imprenditore a fare l’imprenditore e nel credere fortemente che l’impresa è un luogo di vita e non di morte. E questa constatazione mi porta a riflettere su aspetti più generali e di sistema.