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In 20 anni in Italia dimezzate superfici coltivate a pesche

In 20 anni in Italia dimezzate superfici coltivate a pesche

Al Macfrut focus su come cambiare le pratiche colturali

Roma, 23 mag. (askanews) – Eccessi di pioggia, gelate tardive, nuove fitopatie, aumento dei costi e difficoltà nel reperire manodopera specializzata: sono alcune delle cause del calo delle superfici coltivate a pesco in Italia, che in 20 anni si sono drasticamente dimezzate: nel 2003 in Italia si contavano 64.553 ettari coltivati a pesco, con il 21,8% localizzati in Emilia Romagna e il 26,4% in Campania. Nel 2024 gli ettari sono scesi a 36.692, con solo il 6,6% in Emilia Romagna e un 38,8% in Campania.

Il baricentro produttivo, ha spiegato Carmelo Mennone, direttore ricerca di Alsia, che ha fatto il punto sulla situazione nel Biosolutions International Congress sul tema “Quali Biosolutions per pesche di qualità”, organizzato da Agri 2000 Net nel corso di Macfrut.

“Il pesco è una coltura di grande interesse a livello mondiale, e laddove viene realizzata con tecniche ottimali è in grado di dare grandi soddisfazioni a tutta la filiera – ha detto Roberto Sciolino di Agri 2000 Net, coordinatore del Biosolutions International Event – L’Italia vuole riconquistare una sua leadership attraverso modifiche nelle tecniche produttive ed organizzative. Le biosolutions – ha concluso – per la crescente domanda di sostenibilità, per l’acuirsi delle problematiche biotiche ed abiotiche e delle richieste del consumatore, possono diventare ‘perno’ fondamentale per impostare linee tecniche innovative capaci di rendere la coltivazione del pesco sempre più profittevole per i produttori agricoli del mondo”.