In cinque anni la Sicilia perde il 29% dell’export - QdS

In cinque anni la Sicilia perde il 29% dell’export

Serena Giovanna Grasso

In cinque anni la Sicilia perde il 29% dell’export

sabato 04 Maggio 2019

Unioncamere: le esportazioni dei prodotti raffinati rappresentano il 58,3% del totale, ma si sono ridotte del 44,9%. Nel 2017 il 68,4% delle merci è indirizzato verso Paesi extra-Ue, mentre il 31,6% verso gli Stati dell’area euro. Le esportazioni verso i primi quattro Paesi segnano tutte il segno meno rispetto al 2012: Francia (-28,7%), Stati Uniti (-59,7%), Turchia (-67,1%), l’unica eccezione è costituita dalla Spagna (+12,4%). Giù anche le importazioni (-32%)

PALERMO – Negli ultimi anni, il livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi siciliani ha subito una drastica battuta d’arresto.

Secondo i dati contenuti all’interno del “Report regione Sicilia – Dati e informazioni sullo stato e sull’evoluzione del profilo socio-economico del territorio” di Unioncamere, nel 2017 il valore delle esportazioni dalla Sicilia ammontava a circa 9.257,9 milioni di euro (-29,2% rispetto al 2012): una riduzione in controtendenza rispetto agli incrementi osservati nel Mezzogiorno (+1,3%) e complessivamente nel Belpaese (+14,8%).

Il 68,4% delle esportazioni dalla Sicilia è indirizzato principalmente verso Paesi al di fuori dell’Area Euro, con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2012, di questi il 7,2% è destinato verso Paesi Brics (era solo il 3,1% nel 2012).

La quota di export verso i Paesi dell’Area Euro è invece diminuita, passando dal 33,6% nel 2012 al 31,6% nel 2017. Le province siciliane con le maggiori percentuali di esportazioni verso i Paesi extra-Ue sono Trapani e Palermo (rispettivamente 82,3% e 75,3% del totale).

Ad Enna e Messina si osservano le maggior esportazioni se si considerano unicamente i Paesi Brics (rispettivamente 12% e 18,3%). Mentre a Ragusa ed Agrigento l’incidenza più elevata sul totale relativamente alle esportazioni verso i Paesi dell’Area Euro (in ordine 68,4% e 67,9%).

Analizzando le esportazioni verso i venti maggiori partners commerciali della Sicilia, emerge una forte riduzione delle cifre di export tra 2012 e 2017, con il -13,7%. Più nel dettaglio, se si considerano i quattro Stati verso i quali la Sicilia esporta la quota più considerevole della sua produzione, il primo posto viene occupato dalla Francia che accoglie prodotti siciliani per un valore di 804,3 milioni di euro nel 2017, con una contrazione pari al 28,7% rispetto al 2012.

Gli Stati Uniti sono il secondo Paese destinatario dell’export siciliano, per un valore di 497,1 milioni di euro nel 2017, con una diminuzione addirittura pari al 59,7%.

L’export verso la Turchia vale 453,6 milioni di euro nel 2017 ed ha toccato un decremento pari al 67,1%. Mentre la Spagna accoglie il 5,1% dell’export siciliano per un valore pari a 473,5 milioni di euro nel 2017 ed è l’unico dei quattro Paesi da cui otteniamo un incremento rispetto al 2012 (+12,4%).

Tra le prime trenta tipologie di merci esportate dalla Sicilia nel 2017, i prodotti derivanti dalla raffinazione di petrolio rappresentano il 58,3% delle esportazioni (Siracusa al primo posto tra le province con l’84,1% del proprio export), per un valore pari a circa 5.393,1 milioni di euro. La loro esportazione è però diminuita del 44,9% rispetto al 2012.

La mole di prodotti chimici esportata dalla Sicilia raggiunge invece un valore complessivo di 704 milioni di euro nel 2017 ed è aumentata del 17,1% rispetto al 2012. Per ciò che concerne le colture permanenti, la loro esportazione dalla Sicilia ha raggiunto un valore pari a 368,6 milioni di euro, con un incremento del 74%. Mentre il valore di componenti e schede elettroniche esportati ammonta a 345,7 milioni di euro, con una riduzione pari al 24,6%.

Infine, si riducono anche le importazioni. Infatti, la Sicilia ha importato prodotti per un valore che si attesta intorno ai 14.249 milioni di euro, con una contrazione del -32% rispetto al 2012.

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