Persi 600 milioni destinati alle cinque aree interne Terre sicane, Calatino, Nebrodi, Madonie e Simeto Etna. Cosa è successo.
Seicento milioni di euro destinati ai comuni delle aree interne della Sicilia che non verranno spesi. Era questa la dotazione finanziaria, il tesoretto, previsto dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale 2014-2020 per le cinque aree interne Terre sicane, Calatino, Nebrodi, Madonie e Simeto Etna. Un centinaio di comuni che avrebbero potuto usare i fondi europei per finanziare progetti come la manutenzione delle strade secondarie, l’efficientamento energetico di scuole e palazzi pubblici, l’illuminazione, la messa in sicurezza delle zone sismiche o a rischio idrogeologico, l’edilizia scolastica, l’assistenza sociale, il turismo.
“Persi circa 600 milioni”
Ma, come ha raccontato oggi in una conferenza stampa all’Assemblea regionale siciliana il Movimento 5 Stelle, “di 600 milioni, alla fine del 2023 il bilancio dei progetti approvati sarà zero euro”. Non perché i progetti non fossero validi, tant’è che erano stati ammessi nel piano operativo del Fesr, ma per ritardo nell’avvio dei progetti.
Il documento dell’Ars
Il documento sullo stato di attuazione del Fondo, stilato dalla commissione regionale “Esame delle attività dell’Unione Europea”, presieduta dal deputato 5 stelle Luigi Sunseri, infatti parla chiaro: “l’analisi dello stato di avanzamento delle iniziative afferenti al Fondo europeo di sviluppo regionale ha messo in evidenza, in generale, la criticità sull’attuazione di alcune procedure che non potranno garantire spesa utile entro i termini”.
Sono state riscontrate, infatti, “risorse non ancora impegnate sui capitoli di spesa del bilancio regionale con appositi provvedimenti di impegno sui capitoli destinati alla gestione del Programma”.
Il documento – che risale alla fine dello scorso anno – parla di 276 milioni di euro destinati alle politiche territoriali delle aree interne.
Ma, in realtà, secondo i 5 stelle, dei 600 milioni in dotazione “non verrà speso neanche un euro”.
Questo perché, qualche mese fa, la Regione aveva messo nero su bianco con un’apposita delibera l’impossibilità di certificare diversi progetti presentati dai comuni, ma altri, invece, erano stati classificati come “profili di spesa compatibili con la chiusura del programma europeo”. Si diceva, in sostanza, che coi tempi ce l’avrebbero fatta e i progetti sarebbero partiti.
Alla ricerca di nuove fonti finanziarie
Ma anche di queste misure, secondo il Movimento 5 Stelle, alla fine neanche una riuscirà a ricevere i fondi dell’Ue, e quindi anche quelle “compatibili” alla fine si aggiungeranno al lungo elenco delle misure “da salvaguardare su altre fonti finanziarie”. Quali, ancora non è specificato. Anche perché, nel frattempo, la difficoltà a spendere i finanziamenti dei vari programmi destinati al Mezzogiorno, riguarda un po’ tutti quelli che la Sicilia riceve da Stato e Ue.
“Che i Comuni alla fine questi soldi li avranno in altre forme è tutto da dimostrare – dice il presidente della commissione per l’Esame delle attività UE, Luigi Sunseri – sta di fatto che intanto, questi fondi, li perdiamo. Dire che ne arriveranno altri in futuro non risolve il problema della assoluta incapacità della regione di beneficiare di questo tipo di investimenti”.
La Regione: “Fondi persi per colpa dei Comuni”
Abbiamo chiesto una replica al dirigente generale del dipartimento Programmazione della Regione, Vincenzo Falgares, ma non abbiamo ottenuto risposta.
Una risposta, invece, arriva dall’assessore all’Economia, Marco Falcone: “I comuni – dice Falcone a QdS – non perderanno nulla, cercheremo di riprogrammare tutto sul Programma 2021-2027. E’ vero che questi fondi sono stati persi, ma non è dipeso dalla Regione. Noi i decreti di finanziamento li abbiamo pure fatti, ma purtroppo la colpa è dei Comuni e della loro scarsa capacità di gestire e programmare gli interventi. D’altro canto, noi diamo il finanziamento, poi sono i Comuni che devono spendere questi soldi”.