In quattro anni la Sicilia perde il 9% dei medici - QdS

In quattro anni la Sicilia perde il 9% dei medici

Serena Giovanna Grasso

In quattro anni la Sicilia perde il 9% dei medici

sabato 25 Maggio 2019

Nel 2013 erano 9.997 unità, nel 2016 9.073. Secondo le proiezioni Osservasalute, tra quindici anni in Italia ci ritroveremo con 14mila medici in meno

PALERMO – In quattro anni, la Sicilia ha perso quasi il 10% del personale medico e odontoiatrico.
Secondo i dati relativi al periodo compreso tra il 2013 e il 2016, pubblicati dal Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, il tasso di compensazione del turnover è in tutti e quattro gli anni inferiore a cento: ciò vuol dire che non vengono ricoperti completamente i posti lasciati vacanti.

Infatti, nei quattro anni di riferimento, il numero del personale medico e odontoiatrico del Sistema sanitario nazionale ha subito una drastica riduzione.

A livello nazionale, nel 2013 si contavano 108.271 unità, nel 2016 se ne rileva il 2,9% in meno (105.093). La Sicilia, invece, appare tra le prime tre regioni che hanno subito la contrazione più marcata: infatti, se nel 2013 erano 9.997 i medici e gli odontoiatri in Sicilia, nel 2016 sono 9.073, ben il 9,1% in meno. Decrementi superiori si osservano solo in Basilicata (-10,2%, si passa da 1.242 a 1.185) e in Molise (-16,4%, da 527 a 438).
Trentino Alto Adige (+4,3%), Puglia (+1,6%), Sardegna (+1,5%), Umbria (+1,2%), Abruzzo (+0,7%) e Veneto (+0,6%) sono le uniche regioni in cui il numero del personale nel 2016 è cresciuto rispetto al 2013.

Nonostante la perdita osservata in Sicilia, la nostra regione possiede una dotazione di medici, calcolata su mille abitanti, superiore alla media nazionale: infatti, mentre in Italia, sono presenti 1,7 medici ogni mille abitanti, nell’Isola il valore è pari a 1,8. La dotazione minore di medici si riscontra nel Lazio, Molise e Lombardia le quali hanno rispettivamente 1,3, 1,4 e 1,4 medici ogni mille abitanti.

Andando di questo passo, nei prossimi quindici anni l’Italia perderà 14 mila medici. Infatti, nel 2016 il personale medico con un’età superiore ai 55 anni era pari al 52% del totale, corrispondente a circa 56 mila unità. Dunque, nei prossimi quindici anni ci si attende un’uscita per pensionamento di pari entità.

Ma secondo le proiezioni effettuate dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, dei 56 mila medici che il Ssn perderà, sarà rimpiazzato solo il 75%, ovvero in 42 mila.

Secondo i ricercatori dell’Osservatorio, nell’ipotesi che nel prossimo anno accademico 2019/2020 siano immatricolati diecimila studenti, si può prevedere che di questi circa ottomila e 700 saranno laureati tra sei anni, considerando poi gli anni successivi, in dieci anni in Italia ci saranno circa 49 mila nuovi laureati in medicina e chirurgia. In conseguenza di quanto detto, è possibile prevedere che gli specializzati tra quindici anni saranno appunto circa 42 mila, proprio 14 mila in meno rispetto ai fatidici 56 mila che ci si aspetterebbe per coprire appieno le fuoriuscite.

Dunque, secondo Osservasalute, per ridare ossigeno al sistema sarebbero necessari 13.500 immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e 11 mila posti di specializzazione.

Questo scenario, determinatosi nel corso di anni in cui non è stata fatta una programmazione adeguata da parte delle autorità competenti, rischia di compromettere le basi portanti del sistema sanitario nazionale – ha affermato Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute – in un mondo in cui la carenza di medici e di personale sanitario sta diventando drammatica, l’Italia aggiunge la miopia di finanziare la formazione di un numero importante di giovani medici e di ‘regalarli’ poi a Paesi in grado di accoglierli a braccia aperte”.

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