Rapporto Ispra: nel 2018 prodotte 7,2 mln di tonnellate, in crescita rispetto alle 7 mln del 2017. Poco più di 38 mila tonnellate destinate a incenerimento, il 3,2% del totale nazionale
di Oriana Sipala
ROMA – Nella complessa società in cui viviamo si produce un gran numero di rifiuti, classificati in un numero altrettanto grande di tipologie. Complesso, quando non problematico, è pertanto anche il loro smaltimento. “L’edizione 2020 del rapporto Rifiuti speciali”, realizzato da Ispra e Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, fa il punto della situazione sulla gestione di tali scarti in Italia.
Secondo l’indagine, nel 2018 la produzione nazionale di rifiuti speciali si è attestata a 143,5 milioni di tonnellate, con un aumento del 3,3% (pari a circa 4,6 milioni di tonnellate) rispetto al 2017. In particolare, cresce di 4,2 milioni di tonnellate la produzione totale di rifiuti non pericolosi (+3,3%) e di 376 mila tonnellate quella dei rifiuti pericolosi (+3,9%).
È il settore delle costruzioni e demolizioni che, con 61 milioni di tonnellate, contribuisce maggiormente alla produzione di rifiuti speciali (42,5% del totale). A livello territoriale, nel Nord Italia si concentra la maggior quantità di rifiuti speciali prodotti, pari a 84,9 milioni di tonnellate (il 59,2% del dato complessivo nazionale). La produzione del Centro si attesta, invece, a 25,1 milioni di tonnellate (17,5%), mentre quella del Sud a 33,4 milioni di tonnellate (23,3%).
Per quanto riguarda la Sicilia, nel 2018, sono stati prodotti 7,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, in aumento rispetto ai 7 milioni di tonnellate dell’anno precedente. Un dato che rappresenta il 5% del totale nazionale e il 21,6% rispetto al dato complessivo del Sud. Assieme a Puglia e Campania, quella della Sicilia è tra le percentuali più elevate della macroarea. A livello nazionale, le regioni che primeggiano sono la Lombardia con un incidenza del 22,5% (32,2 milioni di tonnellate), il Veneto con l’11,1% (15,8 milioni di tonnellate) e l’Emilia Romagna con il 10,1% (14,5 milioni di tonnellate). Tutti territori in cui, non a caso, la produzione industriale è più intensa.
Dove vanno a finire questi rifiuti? Il recupero di materia è la forma di gestione predominante, con il 67,7% (103,3 milioni di tonnellate), seguono con l’11,5% (17,6 milioni di tonnellate) le altre operazioni di smaltimento e, con il 7,8% (11,9 milioni di tonnellate), lo smaltimento in discarica. Minore è la quantità di rifiuti speciali che finiscono in impianti di co-incenerimento (in cui i rifiuti si utilizzano come combustibile per la produzione di energia) e incenerimento (in cui i rifiuti vengono smaltiti attraverso il trattamento termico). Nel primo caso si parla di 2 milioni di tonnellate (l’1,3% del totale), nel secondo di 1,2 milioni di tonnellate (0,8%).
In Sicilia, dei 7,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti nel 2018, 69,7 mila tonnellate finiscono in impianti di coincenerimento (circa l’1% dei rifiuti speciali prodotti nell’Isola). Tale numero equivale al 3,4% del totale dei rifiuti coinceneriti su tutto il territorio nazionale.
I rifiuti dell’Isola destinati invece a incenerimento sono 38,2 mila tonnellate, il 3,2% del totale nazionale dei rifiuti inceneriti e circa lo 0,5% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Sicilia.
Sono inoltre finiti in discarica 373,8 mila tonnellate. Con tale numero, l’Isola si colloca tra quelle regioni con la minor quantità di rifiuti speciali abbancati, mentre le regioni che nel 2018 registrano le quantità più elevate – ma ovviamente per la maggiore base da smaltire – sono la Lombardia (3,2 milioni di tonnellate in discarica), il Veneto (1,5 milioni di tonnellate) e la Puglia (1,3 milioni di tonnellate).
Numeri considerevoli, che tuttavia diminuiscono di anno in anno. Al Sud, la diminuzione rispetto al 2017 è di 53 mila tonnellate (-1,7%), mentre al Centro è di 251 mila tonnellate (-10%). Diversa è la situazione nella macroarea del Nord, dove lo smaltimento dei rifiuti speciali in discarica, tra il 2017 e il 2018, è aumentato di 154,8 mila tonnellate. L’intensità della produzione industriale, in tutti i territori, cozza evidentemente con il problema di smaltire i rifiuti in maniera sostenibile.