PALERMO – Nel primo trimestre di quest’anno, in Sicilia sono state autorizzate complessivamente 2.183.324 ore di Cassa integrazione guadagni (Cig), lo strumento di sostegno al reddito che interviene in caso di crisi aziendale. Un dato fornito dall’Inps che, se confrontato con lo stesso periodo del 2024, quando le ore totali furono 1.979.020, segna un incremento del 10,3%.
Ma dietro la somma complessiva si nasconde un panorama più sfaccettato, fatto di alti e bassi, che riflette le diverse dinamiche produttive e occupazionali dell’Isola. Gennaio si è aperto con un dato in calo rispetto all’anno precedente: 313.754 ore autorizzate contro le 530.565 dello stesso periodo dello scorso anno, un crollo di circa il 41%. A compensare questa flessione è arrivato però febbraio, con un’impennata fino a 977.344 ore autorizzate, quasi il 27% in più rispetto alle 770.306 del febbraio precedente. Marzo, infine, ha registrato 892.226 ore, anche in questo caso in crescita rispetto alle 678.149 dello stesso mese del 2024.
Questo andamento altalenante rivela molto più di quanto si possa intuire da un confronto numerico. La forte riduzione di gennaio può essere letta come un segnale di ripartenza o, più prudentemente, di stabilizzazione di alcuni settori produttivi. Ma il rimbalzo di febbraio, seguito da un marzo ancora su livelli elevati, racconta anche di comparti in difficoltà, soggetti a ristrutturazioni e a continue interruzioni nei cicli produttivi.
Il peso specifico maggiore è stato quello della Cig straordinaria, concessa nei casi di ristrutturazione aziendale, crisi d’impresa, contratto di solidarietà e fallimento. Nel 2025, la Cigs ha rappresentato il motore principale delle richieste di ore in Sicilia: ben 1.261.438 ore autorizzate solo nel primo trimestre dell’anno, rispetto alle 1.423.325 ore complessive dello stesso periodo del 2024. Questa flessione è stata compensata dall’aumento registrato nella Cig ordinaria nei tre mesi considerati, passata da 463.675 ore autorizzate nel 2024 a 633.630 del 2025. In questo caso, le aziende possono richiedere l’aiuto nel caso in cui la sospensione o riduzione dell’attività lavorativa non sia imputabile ai lavoratori o alla stessa impresa. Un dato curioso riguarda la cassa in deroga: nel 2024 era apparsa solo a marzo con 92.020 ore, mentre nel 2025 è comparsa solo a febbraio, con 288.256 ore. Si tratta di cifre contenute, ma significative, che segnalano un uso ancora occasionale e mirato di questo strumento, pensato per casi eccezionali o settoriali.
Il quadro nazionale si muove diversamente da quello isolano
Secondo quanto comunicato dall’Inps, nel solo mese di marzo 2025 sono state autorizzate 61,7 milioni di ore di cassa integrazione, in calo rispetto ai 66,6 milioni di febbraio, ma in netto aumento rispetto a marzo 2024, quando le ore autorizzate si fermavano a 39,9 milioni. Un incremento del 54,6% su base annua.
Nel complesso, il primo trimestre del 2025 ha registrato 176,5 milioni di ore autorizzate a livello nazionale, contro i 135,5 milioni dei primi tre mesi del 2024. Parliamo di un incremento di oltre 41 milioni di ore, pari a una crescita del 30,2%. Secondo l’Inps, questo aumento è da ricondurre principalmente a settori con forte impatto occupazionale: metalmeccanico, tessile, abbigliamento, cuoio e calzature. Settori che stanno attraversando profonde transizioni legate alla riconversione industriale, all’automazione e alla riorganizzazione produttiva post-pandemia.

