Rapporto della Cai: nel 2019 meno di mille coppie hanno iniziato il percorso, è la prima volta in Italia. Nell’Isola riduzione di oltre il 30%. Virgillito (Asa Onlus): “Serve un cambiamento di mentalità”
di Rossella Fallico
PALERMO – Per la prima volta, nel nostro Paese, il numero di coppie adottive, che intraprendono un percorso di adozione internazionale, scende sotto la soglia delle mille unità, ovvero 969 per 1.205 minori, di cui il 53,3% maschi e il 46,7% femmine (-14% rispetto al 2018): sono questi i dati emersi dal Report “Dati e prospettive nelle adozioni internazionali: rapporto sui fascicoli dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019”, pubblicato dalla Commissione adozioni internazionali (Cai) e realizzato in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti.
Tra le regioni che tra il 2018 e il 2019 hanno registrato un calo al di sopra del 30% troviamo la Liguria e la Sicilia: per la nostra Isola il 2019 ha visto l’ingresso di 50 minori per 34 coppie adottive occupando così il decimo posto (nel 2018 erano stati 79 i minori adottati e nel 2017 69). Considerando il dato relativo alle coppie che hanno richiesto l’autorizzazione all’ingresso di minori stranieri secondo il Tribunale competente ecco la ripartizione: a Palermo sono state 12 le coppie adottive nel 2019, a Messina e Caltanissetta 11 e, similmente, a Catania 11.
Se poi paragoniamo i numeri attuali con quelli del 2012 emerge un dato non indifferente: nel 2012 infatti erano stati 186 i minori per i quali era stata rilasciata l’autorizzazione all’ingresso nella nostra Isola.
A livello nazionale le aree con il maggior numero minori adottati, pur registrando un calo significativo, sono: Campania (153 minori per 104 coppie), Lombardia (151 minori per 128 coppie), Puglia (116 minori per 77 coppie), Veneto (110 minori per 101 coppie) Toscana (104 minori per 83 coppie): solo cinque realtà, nel corso del 2019, superano i 100 ingressi annui.
Paragonando il 2019 con gli anni precedenti ecco i dati del numero di minori adottati: 2015 con 1.819 minori; 2016 con 1.549 minori; 2017 con 1.163 minori; 2018 con 1.130 minori e per l’appunto il 2019 con 1.205 minori: nel raggio temporale degli ultimi cinque anni quindi si è registrato un calo in termini di adozioni internazionali del 46,7%.
L’Italia resta comunque il Paese al mondo con la più alta propensione all’adozione internazionale, in ragione del rapporto abitanti e minori adottati, e seconda solo agli Stati Uniti per numero assoluto di adozioni.
Per quanto concerne i paesi di provenienza, a livello nazionale, il 2019 segna il deciso sorpasso della Colombia sulla Federazione Russa; tra il 2018 e il 2019 la Colombia aumenta il numero degli adottati da 169 a 222 per un incremento percentuale del 31,3%, contestualmente la Federazione Russa diminuisce da 200 a 159 adozioni per una diminuzione percentuale del 20,5%. Seguono Ungheria (129), India (104), Bulgaria e Bielorussia (81).
Per le coppie adottive si conferma la tendenza ad un aumento dell’età media, con un alto livello culturale e socio-economico, mentre per quanto riguarda i minori la classe di età più rappresentata è quella compresa tra i 5 e i 9 anni. Dato significativo riguarda l’elevato numero di minori adottati portatori di una o più special needs (più del 60% del totale).
Secondo tale report, a livello nazionale Asa Onlus (Associazione Solidarietà Adozioni con sede legale a Catania che opere su tutto il territorio nazionale) si conferma al secondo posto per numero di minori adottati e al sesto per numero di procedure concluse: nel 2019 sono stati adottati dall’Ente 61 minori per 40 coppie adottive. Con l’Ente Cifa, che occupa il primo posto, hanno concluso l’adozione lo scorso anno 97 coppie per 113 minori; seguono Asa Onlus 40 coppie e 61 minori; Spai con 51 coppie e 58 minori; AiBi con 47 coppie e 57 minori; Naaa con 46 coppie e 55 minori. Per Asa Onlus, nel 2019, l’Ungheria si conferma il Paese di provenienza della maggior parte dei minori (60 minori); seguita da Repubblica Ceca (1 minore adottato).
Secondo il presidente Asa Onlus, Maria Virgillito, per far sì che questo trend cambi occorrerebbe una vera e propria ri-educazione all’adozione: “Nonostante si proclami la necessità di garantire il superiore interesse del minore, l’adozione risulta essere strettamente correlata ad una visione adulto-centrica, legata alla mancata gravidanza biologica”.
“Come sancito dalla Convenzione delle Nazioni unite sui diritti del bambino del 1989 e dalla stessa Convenzione de L’Aja del 1993, l’adozione – conclude Virgillito – sia essa nazionale o internazionale, è prima di tutto una misura di protezione del bambino privo di famiglia. L’interesse del minore deve essere la considerazione prioritaria in tutte le procedure che lo riguardano e pertanto occorrerebbe una ri-educazione in tal senso. Solo superando questa visione si potrà auspicare un cambiamento di mentalità”.