Lo scontro non è solo con la politica ma pure con l’avvocatura e questa volta non c’entra il tema delle intercettazioni ma proprio quello dei rapporti.
Lo scontro non è solo con la politica ma pure con l’avvocatura e questa volta non c’entra il tema delle
intercettazioni ma proprio quello dei rapporti perché la componente forense, indispensabile per il buon funzionamento del sistema Giustizia, non tollera più quella posizione subalterna che le si vorrebbe riservare anche in cerimonie istituzionali come l’inaugurazione dell’anno giudiziario. La protesta dell’Unione camere penali di Messina in particolare, fa emergere clamorosamente la disparità di considerazione tra l’associazione degli avvocati e quella dei magistrati, cioè l’Anm: entrambe con identico profilo giuridico e rappresentativo, ma la prima non autorizzata a parlare in occasione della cerimonia di sabato, pur avendolo richiesto formalmente; la seconda invece già inserita nel programma. Da qui il dissenso e la levata di scudi preannunciata dal presidente della Camera penale di Messina avv.
Bonaventura Candido che dichiara: “ Il tempo massimo per riscontrare la nostra nota è ormai ampiamente scaduto. A meno di 24 ore dalla cerimonia, nessuna soluzione potrebbe sanare questo vulnus. A breve faremo conoscere le nostre conseguenti (e già adottate) decisioni”.
Questa la nota cui fa riferimento l’avv. Candido che il 12 gennaio, nell’annunciare la propria presenza al primo presidente della Corte d’appello Sebastiano Neri e al procuratore generale Maurizio Salamone (entrambi facenti funzione, perché non sono stati ancora nominati i titolare, neppure alla Procura) aveva chiesto di poter parlare nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, come peraltro era previsto per il rappresentante dell’Anm: “Seguendo le istruzioni date – scriveva il presidente Candido – ho tempestivamente richiesto di partecipare al dibattito. Questa mattina, non avendo avuto alcun riscontro, mi sono recato in segreteria per assicurarmi che la detta richiesta fosse stata presa in carico. Il cortese personale mi ha confermato l’assegnazione del posto e mi ha segnalato che gli interventi previsti, essendo stati contingentati i tempi della cerimonia, sarebbero stati solo quelli istituzionali con
facoltà, per tutti gli altri interessati, di presentare una relazione scritta che sarebbe stata allegata agli atti.
Ho chiesto di conoscere l’elenco degli interventi “istituzionali” e con mio sommo stupore ho appreso che tra questi è contemplato anche quello del rappresentante di ANM. Per quanto a mia conoscenza ANM è, però, solo una libera associazione tanto quanto Camera Penale. Sono certo che si sia trattato di un involontario errore e che non vi sia stata alcuna intenzione di porre su piani diversi Avvocati e Magistrati aderenti a libere associazioni che nell’aula della pubblica udienza – casa di tutti gli attori del
processo – devono essere ammessi con pari dignità. Vi chiedo, quindi, di porre rimedio a quanto sopra prendendo atto che l’intervento di ANM non può rientrare tra quelli “istituzionali”, ovvero dando pari spazio e pari dignità a tutte le associazioni che hanno richiesto di intervenire”. La pari dignità non è stata evidentemente apprezzata, quindi l’Anm potrà prendere la parola, l’Unione penale no.