Sono approdate sui tavoli della commissione tecnica-specialistica i dieci progetti che fanno parte del piano Sicily Cyber Security e che puntano a potenziare le capacità di monitoraggio delle aree boschive. L’idea è quello di avvalersi della tecnologia per cercare di contrastare l’azione di piromani e criminali che, anche quest’anno, hanno dato alle fiamme ampie porzioni dell’isola, danneggiando ecosistemi e non di rado causando preoccupazione anche per l’incolumità delle persone.
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I progetti, che dovranno essere valutati dal punto di vista dell’impatto ambientale trattandosi di installazioni che in alcuni casi ricadono all’interno di aree sottoposte a tutela, prevedono l’utilizzo di termocamere capaci di rilevare i roghi sin dai momenti successivi all’innesco.
L’aiuto della tecnologia
Nicolosi, Mazzarino, Niscemi, Messina, Oasi del Simeto, Castellammare del Golfo, Misilmeri sono alcune delle località dove le termocamere verranno piazzate. Il piano Sicily Cyber Security è stato finanziato già qualche anno fa e prevede l’utilizzo di circa 30 milioni di euro per elevare i livelli di sicurezza nelle aree produttive, comprese quelle industriali. A essere però tenuto in considerazione è però anche il fenomeno dei roghi nelle aree demaniali. Una piaga che colpisce la Sicilia da decenni rendendola tra le zone più colpite dagli incendi dolosi di tutta Europa.
“Si tratta della installazione di una termocamera da 12 vchilometri di visuale da posizionare su uno dei punti più alti della provincia di Trapani e precisamente su Pizzo delle Niviere (1043 metri sul livello del mare) distante circa un chilometro in linea d’aria da monte Inici nel comune di Castellamare del Golfo”, si legge in una delle relazioni tecniche presentate alla commissione specialistica guidata da Gaetano Armao.
L’auspicio del governo Schifani è quello che la tecnologia riesca ad accorciare il gap tra la macchina istituzionale di contrasto agli incendi e l’azione di chi invece, non curante dei danni che crea all’ambiente, continua a operare pressoché sicuro di non essere beccato. Sono infatti ancora pochi i casi in cui gli autori dei roghi vengono individuati, complice la vastità del territorio regionale e la carenza di personale.
Anche le procure, da questo punto di vista, faticano a ricostruire dinamiche che vadano oltre i piccoli atti criminali e che possano spiegare quali interessi, se esistono, possano esserci dietro gli incendi. Di ipotesi in questi anni ne sono state fatte tante, ma a oggi mancano le evidenze investigative.
Come funzionano
“La termocamera è un sistema di acquisizione immagini brandeggiabile a 360 gradi (configurata per eseguire delle ronde lungo le aree di interesse) con doppia ottica per acquisire immagini sia nello spettro del visibile che nell’infrarosso – si legge nella scheda che descrive il progetto –. La termocamera è dotata di intelligenza artificiale per il riconoscimento degli incendi boschivi sfruttando i due canali ottici contemporaneamente, in modo da aumentare l’efficienza del riconoscimento le diminuire i falsi negativi. In caso di incendio la termocamera è in grado di inviare alla sala operativa un segnale di allarme e, dalla sala operativa, sarà possibile accedere on demand alle immagini della camera”.
L’obiettivo della Regione è quello di digitalizzare le torrette di avvistamento degli incendi, fornendole di energia grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Il progetto prevede anche l’utilizzo di telecamere di contesto ad alta risoluzione capaci di garantire una visione completa dell’area circostante, anche nell’ottica di prevenire tentativi di furo o danneggiamento delle tecnologie installate nelle torrette digitali. “Tali telecamere gestiranno anche la parte allarmistica, generando allarmi nel caso di infrazioni o situazioni sospette attraverso l͛ausilio della video analisi tramite algoritmi di artificial intelligence”, viene specificato.

