La notizia è stata data dall'agenzia Adnkronos. L'arresto nell'ambito di un'operazione della Guardia di Finanza e della Polizia coordinata dalla Procura di Potenza. La Loggia Ungheria
La notizia è stata data dall’agenzia Adnkronos: è stato arrestato l’avvocato siracusano Piero Amara.
L’arresto è stato eseguito nell’ambito di un’operazione della Guardia di Finanza e della Polizia coordinata dalla Procura di Potenza.
La Loggia Ungheria
Il 19 maggio scorso il pm di Milano Paolo Storari, interrogato nella Procura di Brescia, aveva fatto una ricostruzione dei contrasti sorti attorno alla gestione dell’indagine sulle rivelazioni dell’avvocato Amara su una presunta Loggia Ungheria e anche delle divergenze nell’inchiesta sul cosiddetto “complotto Eni” ,
Indagato per rivelazione del segreto di ufficio per aver consegnato, nell’aprile dell’anno scorso, a Milano, quei verbali secretati a Piecamilllo Davigo, allora consigliere del Csm, con lo scopo di autotutelarsi in quanto il Procuratore Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio, a suo dire, non volevano indagare tempestivamente su quelle dichiarazioni così gravi, Storari ha “chiarito”.
Storari aveva parlato in particolare delle divergenze di impostazioni e su alcuni stop alla sua linea anche nell’indagine, aperta quattro anni fa e non ancora chiusa, sul cosiddetto “falso complotto” per depistare le indagini sul blocco petrolifero Opl245 e la presunta corruzione internazionale da parte di Eni e Shell in Nigeria (in dibattimento a marzo scorso sono stati tutti assolti) nell’ambito della quale Amara ha reso quegli ormai noti verbali e ha sollevato questo nuovo polverone.
A ciò si aggiungerebbero altri retroscena sull’ex manager Eni e imputato Vincenzo Armanna, che era stato molto “valorizzato” per alcune sue affermazioni, così come Amara, nel processo sulla ipotizzata – e per il Tribunale inesistente – maxi tangente nigeriana.
Processo sul quale la Procura milanese puntava molto.
Amara e la collaborazione con la Giustizia
Il 27 maggio, poi, durante la trasmissione Piazza Pulita, Amara, dopo aver scatenato la bufera sulla magistratura parlando della presunta loggia Ungheria, ha detto di aver “riferito una serie di circostanze per le quali non ero nemmeno indagato”.
“Io vengo arrestato – ha ricordato – nel febbraio del 2018, mi venivano contestati due episodi di corruzione, sono stato ristretto per circa cinque mesi, poi ho avuto un periodo di domiciliari, quello è stato un periodo di grande riflessione. Ho maturato la forte determinata e decisa convinzione di collaborare con l’autorità giudiziaria”.
“Avrei potuto limitarmi – ha aggiunto – a confessare le ipotesi di reato che mi erano contestate, ma sono andato avanti. E a chi dice che sono andato a collaborare a Milano per avere uno sconto di pena, ricordo che avevo già patteggiato a Roma e Messina”.
“Ho cercato di limitare la mia deposizione – ha poi spiegato – ai fatti di cui ero assolutamento certo. Ho cominciato a parlare della loggia Ungheria perché la Procura di Milano trovò un file all’interno di un computer nella mia disponibilità in cui si raccomandava la posizione di magistrati o funzionari che avevano esigenze di varia natura”.
Nel dicembre del 2019 Amara cominciò a verbalizzare: “Cercavo di limitarmi a riferire fatti