L'incidente scoperto solo a fine turno. I sindacati, insufficiente prevenzione. Chi era il palermitano Giuseppe Siino, 48 anni, sposato e con una figlia tredicenne, macinato dalle macchine in Toscana
Era nato a Palermo, Giuseppe Siino, 48 anni fa.
Era stato costretto a emigrare per trovare lavoro. Viveva a Prato, in Toscana.
Era una persona normale. Amava giocare al calcio e stare con la figlia di tredici anni.
Da vent’anni lavorava nell’azienda
E da vent’anni lavorava in una ditta con 130 dipendenti, la Alma spa, azienda che produce moquette a Campi Bisenzio.
Venerdì scorso, nel turno serale, gli altri operai del reparto di agugliatura non riuscivano a capire dove fosse finito: lavorava a un macchinario da due rulli, Siino, ma sembrava sparito.
La tragica scoperta a fine turno
Poi, a fine turno, proprio tra i rulli l’hanno trovato, i compagni di lavoro.
Maciullato.
Il responsabile del reparto di rifinizione dell’azienda, Saverio Giorgetti, ha spiegato che “la macchina in cui è avvenuto l’incidente è lunga cinque metri e larga due e che al momento dell’incidente vi lavoravano due persone: l’operaio che è caduto nei rulli e il caporeparto”.
Nessuno si sarebbe accorto dell’incidente fino a che il macchinario non si è fermato.
Poi l’inutile tentativo di rianimare Giuseppe Siino.
Autopsia e macchinario sequestrato
La Procura di Firenze conferirà lunedì prossimo l’incarico per l’autopsia sul corpo di Siino.
Intanto il macchinario è stato sequestrato su disposizione del pm Ornella Galeotti, titolare delle indagini che si è recata sul luogo dell’incidente insieme a Carabinieri e ispettori della Asl.
L’azienda e i sindacati
“Giuseppe Siino, figlio di Sicilia, palermitano, è morto di lavoro in Toscana: in Italia è in corso una strage che impone non lacrime di coccodrillo o la solita, cinica, ipocrisia del giorno dopo”. hanno detto a Mazara del Vallo il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri e quello di Uil Sicilia Claudio Barone.
“Dalla Sicilia – hanno dichiarato in una nota congiunta -, la terra di cui era originaria la vittima, ribadiamo l’urgenza della nostra campagna #Zero morti sul lavoro e confermiamo che per la Uil questa è la lotta della vita”.
“In questo momento di profondo dolore la proprietà e l’azienda sono vicine alla moglie e alla figlia, alle quali non faranno mancare ogni sostegno necessario anche in futuro” ha affermato il legale della Alma, Olivia Nati, che ha sottolineato come l’azienda “rimane a disposizione degli organi inquirenti per tutti gli approfondimenti necessari a ricostruire la dinamica della disgrazia, consapevole che, da sempre, la società ha rivolto la massima attenzione ed ogni opportuno investimento per la tutela e la sicurezza dei propri lavoratori”.
Insufficiente prevenzione
Ma, come detto, i sindacati sono di diverso parere e anche per la Cgil, è palese che nell’azienda la prevenzione fosse insufficiente.
“Va posto rimedio – ha scritto Elena Aiazzi della segreteria Cgil Firenze – alle evidenti insufficienze dei sistemi di prevenzione e controllo. Le istituzioni e il Governo intervengano su questa emergenza. Assistiamo sconvolti all’ennesimo infortunio mortale sul lavoro. Da mesi, anni sentiamo promesse di intervenire sulle mancanze e i limiti delle norme ma anche di porre rimedio alle evidenti insufficienze dei sistemi di prevenzione e controllo”.
“Non ci si può giustificare – ha aggiunto – con coloro che hanno perso il loro caro dicendo che ci sono delle lentezze burocratiche. Si tratterebbe tra l’altro di un’azienda non sindacalizzata: non abbiamo certo la pretesa di risolvere tutti i problemi del mondo ma il Covid dimostra che la nostra presenza nelle aziende ha aiutato la difficile gestione della emergenza sanitaria”.