Sono state identificate tutte le 21 vittime dell’incidente avvenuto a Mestre, dove un pullman è precipitato da un cavalcavia. Si tratta di nove ucraini, quattro rumeni, tre tedeschi e due portoghesi, a cui si aggiungono un croato, un sudafricano e un italiano, l’autista Alberto Rizzotto. Identificati anche 13 dei 15 feriti. Si tratta di cinque ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Sono ancora in corso – a quanto si apprende – accertamenti su una cittadina ucraina e un tedesco.
Intanto si continua a lavorare sulle possibili cause dell’incidente. Le ipotesi sul tavolo della procura di Venezia che indaga per omicidio plurimo stradale contro ignoti – è stato aperto un fascicolo contro ignoti ma al momento “non ci sono indagati”, ha detto il procuratore capo di Venezia – restano due: una circostanza che ha visto vittima l’autista, malore o colpo di sonno, oppure un guasto del mezzo, in circolazione da neppure un anno, guidato dal 40enne originario di Conegliano e riconducibile alla società di trasporti La Linea. Il bus che ieri è precipitato da un cavalcavia a Mestre non ha urtato altri veicoli prima dell’incidente e non ha lasciato segni di frenata sull’asfalto. Ancora tutta da chiarire la dinamica della tragedia: il mezzo elettrico ha sfondato il guardrail ed è precipitato dal cavalcavia prendendo fuoco dopo l’impatto.
Che la tesi di un malore sia la più accreditata lo raccontano le immagini riprese dalle telecamere e descritte dal capo della procura. “L’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta, sembrerebbe che il bus si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi c’è stata un’ulteriore sterzata, l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas delle batterie, su queste stiamo facendo degli accertamenti”.
Tutti concordano – testimoni e primi feriti sentiti da carabinieri e polizia locale -, e ci vorrà poco per accertarlo con precisione, che il bus viaggiava lentamente, a causa del traffico, di un tratto di strada interessato da lavori di ammodernamento e di uno svincolo che porta a rallentare. Che non sia la velocità su quel rettilineo la causa dell’incidente mette d’accordo tutti, sono due invece i punti spigolosi dell’indagine su cui lavora anche la polizia. Le batterie al litio e la doppia barriera di protezione che non bastano a frenare il pullman. Bisognerà capire, con video e consulenze, se il bus possa aver avuto un problema proprio alle batterie che lo alimentano. Per chi conosce da vicino i mezzi di trasporto, le batterie sono sicure, prive di gas, contengono “liquidi di raffreddamento che lavorano a una temperatura controllata”, se c’è un principio di incendio – solo parte della carrozzeria risulta annerita – sarebbe piuttosto dovuto a un “impianto elettrico di bassa tensione”.