“Non ci resta altro che adire alle vie legali a tutti i libelli e in tutte le forme”. A parlare per bocca di Attilio Scuderi, rappresentante del comitato Salviamo la Scogliera d’Armisi, sono le associazioni promotrici dell’incontro di stamattina nell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti sulla la proposta di nuovo Piano regolatore del porto di Catania, approvato lo scorso 29 ottobre e che impatterà notevolmente sulla città e sui suoi abitanti.
Una conferenza promossa anche da LIPU Catania, Volerelaluna, WWF Sicilia nordorientale, Comitato di proposta per il Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella e Comitato Antico Corso e partecipata da alcuni esponenti politici delle opposizioni, Pd e Movimento 5 Stelle ed esponenti del territorio. Tra il pubblico, anche l’associazione Memoria e Fututo.
Catania, l’incontro sull’impatto del nuovo Piano regolatore del porto: l’analisi
“Siamo qua per analizzare alcuni aspetti di questo Piano le cui conseguenze saranno importanti, sul territorio e sulla città”, esordisce il consigliere 5 Stelle, Graziano Bonaccorsi, che sottolinea la quasi esclusione dell’amministrazione e del consiglio comunale dalla concertazione che, sebbene resti appannaggio dell’Autorità, ha comunque importanti ricadute sull’area urbana. “Non abbiamo notizie – prosegue – né abbiano capito se la città deve subire le scelte dell’Autorità portuale”.
I punti più delicati da salvaguardare
L’idea resta quella di ottenere un confronto, continuando però a perorare la causa della salvaguardia di alcuni elementi, in particolare: la scogliera dell’Armisi, quella in corrispondenza della stazione Centrale, e il torrente Acquicella, nel limite sud del porto.
“Credo che siamo a una svolta importante, almeno dal punto di vista formale – aggiunge il capogruppo del Partito democratico, Maurizio Caserta -. Il processo si è concluso, ha visto il consiglio comunale coinvolto e fare qualche osservazioni, così come le associazioni. Il consiglio ha accolto il suggerimento, ma ora c’è una nuova versione del piano del porto. Ci dobbiamo occupare anche di sviluppo e di creazione di reddito ma occorre trovare equilibrio e questo si trova ascoltando la città in tutte le sue componenti”.
Anche Gianina Ciancio, consigliera del Movimento 5 Stelle, ricorda quanto fatto dal consiglio comunale per tentare di mitigare alcuni effetti del Prp nella sua prima versione, “Indicazioni formalizzate negli emendamenti approvati dall’aula che ha dato un parere non vincolante, certo, ma lo stesso importante. Eppure, nulla è stato recepito e rispettato dall’Autorità portuale”.
“Chiedo, innanzitutto, di recuperare un dialogo sulla questione“, sottolinea il sindaco di Militello in Cal di Catania, Giovanni Burtone, già assessore regionale al Territorio negli anni Novanta. “Il sistema è interportuale e non interessa solo Catania – afferma – ma un vasto territorio. Perché non si pensa a un sistema integrato? Su questo non deve esserci fretta, i piani regolatori hanno bisogno di ragionamenti, non bisogna consumare suolo o travolgere con il cemento una parte della città così importante”.
Piano regolatore del porto, le preoccupazioni delle associazioni
A entrare nei dettagli sono le associazioni. La Lipu, che con il presidente Giuseppe Rannisi, pone l’accento sulla foce del Torrente Acquicella. “Fa parte della proposta del Parco territoriale Monte Po-Acquicella, un parco fluviale che andrebbe dalla collina al mare, di oltre 200 ettari. La foce dell’Acquicella, che presenta tante proprietà, è uno dei punti di forza di questo parco”, dice, soffermandosi sugli aspetti naturalistici, tanto che “La Sovraintendenza ha dato vincolo livello di tutela 3, cioè non si può toccare nulla. Un successivo parere della Regione abbassa il livello a 1 e ciò sarebbe la distruzione dell’Acquicella. Noi riteniamo che il dialogo avrebbe potuto salvaguardare alcuni aspetti”.
Mario Spampinato, di Volerelaluna insiste su alcune presunte violazioni. “Ad esempio – dice – la non rispondenza dell’area di intervento su quella assegnata all’autorità portuale. La scogliera d’Armisi è esterna eppure li si interviene. Altra anomalia – prosegue – è la demolizione delle vecchie darsene, che hanno oltre settanta anni, presentano un vincolo e quindi vanno salvaguardate”.
Secondo Spampinato, il fatto che nel progetto sia stato ridotto l’impatto sulla scogliera d’Armisi, sarebbe un contentino. “Si tratta di spostare di alcune decine di metri il limite dell’area coinvolta per la darsena turistica – spiega – ma noi parliamo di centinaia di metri di grotte, fondali. Solo il cantiere danneggerebbe ogni cosa”.
E ancora, si scaglia sulle costruzioni previste. “Un altro impatto devastante – sottolinea – è che nella parte terminale nord, a ridosso delle grotte, si prevede di realizzare immobili fino a 8 piani. Non si vedrebbe più il mare dal Passiatore”.
L’ultimo aspetto affrontato è proprio l’impatto del nuovo piano regolatore per il porto di Catania sulla cittadinanza. Non solo visivo. “L’Armisi è l’unica parte di Catania accessibile dai cittadini, fruibile e che da più di un secolo rappresenta il mare dei catanesi – afferma Scuderi -. Abbiamo raccolto tremila firme. Questo è un pezzo dell’anima della città che potrebbe diventare un parco urbano costiero, fino al Caito e invece rischia di essere unna piccola Miami dei poveri che guarderanno i ricchi fare il bagno. Noi ci opponiamo in modo radicale”.
Le associazioni sperano ancora di dialogare con l’Autorità portuale, di poter mitigare il Prp salvaguardando lo sviluppo della città insieme alla sua storia e al suo paesaggio. Se non dovessero riuscire, sono pronte a dare battaglia, “una battaglia di civiltà”, concludono.
