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India e Cina crescita boom

India e Cina crescita boom

L’Oriente supera l’Occidente

L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) accredita all’India una crescita del Pil di quest’anno oscillante fra il sei e il sette per cento. Lo stesso ente accredita alla Cina, sempre in riferimento al Pil, una crescita variabile fra il cinque e il sei per cento. Numeri mostruosi se paragonati a quelli dell’Italia, intorno all’1,1 per cento, o del mondo, intorno al 2,7 per cento.

Eppure, la striminzita crescita del nostro Paese viene considerata positiva, tenuto conto che la locomotiva europea, cioè la Germania, è sull’orlo di una recessione che si consoliderà qualora si dovesse trovare in queste condizione anche il terzo trimestre.

Per la Germania e per l’Europa questa stagnazione del Pil è la punizione per aver imposto a suo tempo le sanzioni alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, seguendo le istruzioni per l’uso dettate dall’amministrazione statunitense di Biden.

Perché l’India e la Cina crescono in maniera vertiginosa rispetto alle economie occidentali? Forse anche perché hanno innestato nei loro processi economici la tecnologia e il progresso copiato dal mondo occidentale. Infatti, studenti e studentesse cinesi e indiani vanno nelle più prestigiose università americane ed europee per acquisire diverse competenze occidentali.
Non solo, ma gli stessi americani hanno contribuito a questo scenario perché, per esempio, Apple ha ritenuto conveniente costruire i suoi celebri Iphone e Ipad in Cina in misura rilevante, forse del sessanta per cento.
Ora, era del tutto ovvio che i cinesi si sarebbero impadroniti di quella tecnologia e pertanto hanno cominciato a costruire apparecchiature analoghe con simili caratteristiche tecniche, che sono diventate competitive con quelle americane.

In India, si sono insediate molte imprese occidentali, le quali hanno creato società con imprenditori/trici locali sotto il controllo del governo indiano. In quel Paese – che per popolazione ha superato la Cina – vige una sorta di democrazia, ma non simile a quelle occidentali, perché in tutti gli Stati che compongono l’India vi sono gruppi o famiglie dominanti, le quali raccolgono il consenso da cittadini/e bisognosi/e che devono sopravvivere votando chi viene loro prospettato.
Il protettorato britannico ha lasciato tracce visibili in India, soprattutto nell’amministrazione, che è organizzata con criteri di efficienza e finalizzata a ottenere risultati senza perdite di tempo. L’efficienza della Pubblica amministrazione costituisce un motore per tutto quel Paese – come peraltro in altri Paesi ove funziona – anche perché sembra che gli addetti siano coscienziosi e facciano il loro dovere.
I dati di crescita prima indicati (cinque/sei per cento Cina e sei/sette per cento India) non devono però trarre in inganno, perché sono calcolati su basi basse, per cui anche incrementi relativamente modesti appaiono percentualmente rilevanti.

Quello che scriviamo, però, non vuole sminuire per nulla lo sforzo che quelle istituzioni stanno facendo per togliere dalla fame e dall’estremo bisogno centinaia di milioni di cittadini/e che vivono ancora in povertà, soprattutto nelle aree suburbane e in quelle decentrate, ove si coltiva la terra ancora con mezzi rudimentali.

È vero che entro il 2030 è previsto il sorpasso del Pil cinese su quello statunitense, il che mette quest’ultimo Paese in uno stato di fibrillazione, perché gli toglie il titolo del più ricco del mondo e di quello che ha grandi capacità di generare ricchezza.

Ma non si può sottacere che gli Stati Uniti hanno 330 milioni di abitanti e la Cina 1,4 miliardi, dal che si deduce facilmente che il Pil pro-capite resterà ancora per lunghi decenni più alto negli Usa.
Nonostante ciò, gli Stati Uniti non tollerano di veder superato il proprio Pil in valore assoluto da quello cinese, cosicché – l’abbiamo scritto più volte – hanno generato perfidamente la guerra all’interno dell’Unione europea per le ragioni che abbiamo scritto in editoriali precedenti.

Il grande progresso economico di Cina e India mette in discussione e sotto osservazione le malate democrazie occidentali, ponendo domande relative al se e come curarle, affinché tornino ad avere la loro originaria funzione, che è quella di dare il potere effettivo al Popolo, non illusioni.