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L’inflazione colpisce solo i poveri

L’inflazione colpisce solo i poveri
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Banche, finanzieri, armieri

Quando succedono catastrofi, come l’epidemia Covid-19, che si è diffusa in tutto il mondo, una conseguenza macroeconomica è l’inflazione, cioè la svalutazione delle monete.
L’inflazione ha colpito duramente sia l’euro che il dollaro, facendo perdere a ciascuna moneta, in termini reali, all’incirca il venti per cento.

Quando si verifica questo macro-fenomeno è automatica la riduzione del potere d’acquisto dei/delle cittadini/e, i/le quali di colpo vedono tagliate le proprie capacità di spesa nella stessa misura, con la conseguenza di ridurre il loro tenore di vita. Per cui aumenta il malessere di chi guadagna poco e i poveri, se possibile, diventano ancora più poveri.

Recuperare il potere d’acquisto – e quindi la capacità di spesa da parte dei/delle cittadini/e – è molto difficile perché tutto il sistema macroeconomico è anelastico e quindi non riesce a seguire le necessità di cittadini/e e imprese se non lentamente e gradualmente.

Non sembri un paradosso rilevare l’opposto e cioè la categoria dei ricchi, i quali dall’inflazione sono favoriti perché possiedono azioni, immobili e terreni che spesso si rivalutano automaticamente.
Al contrario, i risparmiatori, cioè quelli che hanno investito in titoli pubblici e obbligazioni, sono penalizzati, perché l’inflazione ha morso i loro investimenti. Per contro, le azioni recuperano abbondantemente, tant’è che, per esempio, il nostro Ftse Mib ha raddoppiato il suo valore.

La rassegna in esame degli effetti dell’inflazione su categorie povere e ricche e su chi detiene beni diversi è abbastanza evidente e anche abbastanza semplice. Non servono le complicazioni che molti intellettuali fanno, con la conseguenza che è sempre bene, per chi fa informazione, fornirle in modo semplice e lapidario.

Di fronte al quadro descritto non vi sono giochi magici per cambiare i termini della questione, ma solo duro lavoro che valorizzi le risorse umane e finanziarie a disposizione al fine di recuperare il terreno perduto, rosicchiato proprio dall’inflazione. Per rimettersi in carreggiata la fatica è tanta e il lavoro è duro.

Vi sono migliaia di volumi sui temi che vi presentiamo oggi, ma noi vogliamo ricordare che non facciamo queste analisi come fanno gli studiosi o come fanno gli esperti, bensì come chi vede i fatti e li riporta in modo semplice, per tentare di offrire un’informazione completa e obiettiva, nonché facilmente comprensibile.

Vi è da segnalare un aspetto positivo del quadro di riferimento e cioè che l’inflazione favorisce anche i debitori, i quali così sono messi nelle condizioni di rimborsare quanto dovuto con una decurtazione in termini reali pari al tasso di inflazione.

Sorge una domanda: chi è il più grande debitore del nostro Paese? La risposta è elementare: lo Stato, il quale deve ai suoi creditori tre trilioni di miliardi, ovvero tremila miliardi, il che significa che la decurtazione del venti per cento di fatto ha tagliato, in termini reali, circa seicento miliardi al primo debitore del Paese.

Ora, questo supremo soggetto dovrebbe tentare di trarre benefici da tale situazione favorevole, ma in effetti non si muove per ottenere quanto prima descritto, perché le massime istituzioni, cioè Governo e Parlamento, sono ingessate. Tale ingessatura deriva anche da una Commissione europea dominata dai tedeschi e solo un poco dai francesi; come dire che non è un’Unione paritetica fra i ventisette Stati, con una uguaglianza effettiva, ma, come ricordava il grande Enzo Biagi: “Vi è qualche Stato più uguale degli altri”.

Cosicché gli interessi non si muovono nella direzione di tutti/e i/le cittadini/e europei/e, bensì di una stretta fascia che ha le leve del potere e le usa egoisticamente a proprio tornaconto, cosa che non dovrebbe succedere in una vera Democrazia.

Ma allora è dannosa l’Unione europea? Tutt’altro, sol che dovrebbe imboccare il percorso per diventare una vera confederazione, perché così com’è non riesce a esprimere una linea che la porti alla crescita effettiva e che la faccia diventare un soggetto con peso mondiale in grado di competere con Usa, Cina, Russia e polo arabo.