Inflazione, in fumo i risparmi dei siciliani - QdS

Inflazione, in fumo i risparmi dei siciliani

Michele Giuliano

Inflazione, in fumo i risparmi dei siciliani

martedì 13 Dicembre 2022

L’analisi effettuata dalla Cgia a partire dalle stime dei dati presentati da Istat e Banca d’Italia. Palermo la provincia con maggior perdita: 1,1 miliardi su 13,7. Male anche Catania e Messina

PALERMO – L’inflazione sta corrodendo i risparmi dei siciliani. E non si parla di poche migliaia di euro, ma di una erosione continua e imperterrita che porta alla perdita di miliardi di euro: su un totale di oltre 56 miliardi di euro messi da parte in deposito dalle famiglie siciliane al 31 dicembre 2021, è stata stimata una perdita di potere di acquisto pari a 4 miliardi e mezzo di euro, circa l’8% del totale. In termini numerici, Palermo è la provincia che ha subito la maggior perdita: su 13,74 miliardi di euro ne andranno in fumo 1,1; poco meno a Catania, dove, su 12 miliardi, quasi un miliardo andrà perso.

Non è un caso che la situazione sia peggiore nelle grandi città, dove il costo della vita è notoriamente più alto. Anche in provincia di Messina le perdite sono consistenti, circa 682 milioni di euro; 416 sono i milioni persi in provincia di Agrigento, 339 a Trapani, 284 a Ragusa, 270 a Caltanissetta e 156 ad Enna. Tanti, troppi soldi che sono stati faticosamente messi da parte dalle famiglie, alle prese con grandi difficoltà. I dati raccolti dalla Banca d’Italia e Istat, elaborati dall’ufficio studi della Cgia, sono estremamente preoccupanti. A livello nazionale, sono 92 i miliardi di euro “mangiati” dall’inflazione.

La proiezione si basa sull’ipotesi che le famiglie italiane abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. Pertanto, a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8%, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. La stima dell’8% è stata determinata come valore intermedio tra la crescita dell’indice Nic registrato dall’Istat nei primi nove mesi del 2022 (+7%) e l’inflazione registrata nel mese di settembre 2022 (che sfiora il +9%). A pagare il conto più salato sono le famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente.

Certo, una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi ultimi mesi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da “pagare” è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti. A livello territoriale, secondo la Cgia, le province più penalizzate sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più elevati: a Roma, infatti, l’inflazione “erode” 7,42 miliardi di euro di risparmi familiari, a Milano 7,39, a Torino 3,85, a Napoli 3,33, a Brescia 2,24 e a Bologna 1,97. Tra le meno esposte, infine, Isernia con 153 milioni e Crotone con 123.

“Il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione è molto elevato – sostiene al Cgia -. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe superare tranquillamente le due cifre”.
Contrastare la stagflazione, segnala l’ufficio studi della Cgia, è un’operazione molto complessa. Per attenuare la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione che consentirebbe di diminuire la massa monetaria in circolazione.

“È evidente – aggiunge la Cgia nel suo report – che avendo un rapporto debito/Pil tra i più elevati al mondo, con l’aumento dei tassi di interesse l’Italia registrerebbe un deciso incremento del costo del debito pubblico. Un problema che potrebbe minare la nostra stabilità finanziaria. Bisognerebbe, infine, intervenire simultaneamente almeno su altri tre versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, Infine, ma non certo per ultimo, dovremo assolutamente sterilizzare i rincari delle bollette di energia elettrica e del gas che sono la causa di questo forte aumento dell’inflazione registrato in quest’ultimo anno”.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017