Inflazione: si combatte alzando i tassi - QdS

Inflazione: si combatte alzando i tassi

Inflazione: si combatte alzando i tassi

mercoledì 22 Dicembre 2021

Usa al 6%, Europa al 3%

Secondo la macroeconomia, l’inflazione ci deve essere perché alimenta la ruota economica in una misura media del due per cento. Quando è al di sotto di questo indice, bisogna spingerla, quando è al di sopra, bisogna frenarla.

Al seguito della pandemia da Covid-19, le due banche centrali, rispettivamente la Feb e la Bce, hanno messo in atto diverse manovre per far girare meno lentamente le due ruote economiche negli Usa e in Europa, soprattutto con due strumenti: il primo consiste nel mantenere la remunerazione dei titoli di Stato ed il loro interesse intorno allo zero o sotto zero; il secondo nell’acquistare i Buoni del Tesoro delle rispettive nazioni in quantità abbondanti, in modo da evitare che vengano messi sul mercato e quindi acquistati a tassi elevati.

I due strumenti, però, devono essere adoperati per periodi non lunghi, nell’ordine dei sei o dodici mesi. Invece è quasi due anni che essi continuano ad essere usati e questo ha provocato delle conseguenze forse inaspettate.


Di che si tratta? Dell’esplosione dell’inflazione negli Usa, che ha superato nell’ultimo mese il 6 per cento, mentre l’aumento è stato moderato in Europa, arrivando intorno al 3 per cento.

Negli Usa vi è stata una forte accelerazione dell’economia che ha provocato appunto un incremento inaspettato dell’inflazione. In Europa vi è stato, invece, un incremento modesto, con la conseguenza citata.

Ora, gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno cercando di correre ai ripari per abbassare l’inflazione negli Usa e non farla aumentare ulteriormente in Europa.

Come? Invertendo le azioni di cui prima scrivevamo e più precisamente rallentando l’acquisto di titoli di Stato, fino a non comprarne più, ed aumentando gradatamente gli interessi. Così ha già deciso la Feb: vi saranno tre aumenti del tasso di interesse nel 2022. Anche lo Stato italiano ha deciso di portare l’interesse legale dallo zero attuale all’1, 25 per cento.

Insomma, si ritorna ad stato di normalità, con una adeguata remunerazione della finanza che è rimasta a secco in questi ultimi due anni.

L’eccessiva inflazione, ripetiamo, superiore al due per cento, taglieggia i risparmiatori e i percettori di reddito fisso, cioé dipendenti e pensionati, che vedono diminuire il potere d’acquisto dei loro compensi nella stessa misura della percentuale dell’inflazione. Quindi essa è la cosiddetta tassa dei poveri o dei meno abbienti o di coloro che non hanno la possibilità di rivalersi sugli altri e quindi subiscono il danno.

Negli anni Ottanta, esisteva in Italia la “scala mobile”, ovvero l’adeguamento di stipendi e pensioni all’inflazione. Con una famosa legge del Governo Craxi, tale scala mobile fu abolita nonostante il ferreo contrasto del Partito Comunista. Fu uno scontro epico fra i due partiti della sinistra (Socialista e Comunista) che stabilì in modo inequivocabile come l’inflazione non dovesse essere recuperata dai percettori di redditi fissi.
Le ferite di quello scontro durarono per decenni e i due partiti non trovarono mai modo di riconciliarsi.


Ma torniamo all’inflazione. Essa è anche una conseguenza dell’accelerazione della ruota economica, il che significa che l’economia europea si è ripresa molto più lentamente di quella americana.
All’interno dell’Unione, hanno avuto più vigore l’economia tedesca e francese che non quella italiana, seppure Governo, Banca d’Italia e Istat abbiano previsto per quest’anno un incremento del Pil rispetto al 2020 di oltre il sei percento.

L’economia italiana stenta a sollevarsi perché la forte depressione del periodo Covid ha inciso sulle strutture delle piccole e medie imprese che, come è noto, ne costituiscono lo scheletro. Sono state proprio le Pmi ad essere colpite duramente dalle chiusure e dalle restrizioni di vario genere ed oggi stentano a ritornare alla normalità.
Mentre le imprese medie e grandi, soprattutto quelle esportatrici, sono riuscite a ritornare ai livelli pre-Covid e molte addirittura a superarli.

Il rimedio per diminuire l’inflazione c’è: occorre alzare i tassi, come prima si scriveva. Ma qui entra in gioco il movimento delle masse finanziarie nel mondo, di cui parleremo la prossima volta.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017