Secondo i dati Istat l’indice nazionale dei prezzi al consumo segna una discesa annua all’1,1% (da +1,3% del mese precedente). Valori differenti nell’Isola: si va dalla “fiammata” di Siracusa (+1,7%) al rallentamento di Trapani (+0,6%)
PALERMO – I prezzi in Sicilia continuano a salire, e sulle spalle delle famiglie isolane continuano a pesare sempre più gravose le spese quotidiane necessarie per vivere con dignità. Piuttosto che rientrare in quelli che sono stati gli aumenti a due cifre registrati tra 2021 e 2022, il segno negativo è sempre più lontano.
Ad agosto l’inflazione più alta del 2024
Anzi, ad agosto scorso è stata toccata una inflazione annua, secondo quanto comunicato dall’Istat, pari all’1%, la più alta registrata in questo 2024. Una percentuale che si traduce, secondo quanto calcolato dall’Unione nazionale consumatori, per una famiglia media composta da 3 componenti, in un aggravio di spesa di 207 euro.
Si tratta in realtà di un valore medio regionale, perché se si scende più nel dettaglio le cifre variano parecchio: si va, infatti, dai 129 euro della provincia di Trapani, dove l’inflazione si ferma all’0,6%, ai 364 euro della provincia di Siracusa, dove si sale all’1,7%, dato ben più in alto della media nazionale, che si ferma all’1,1%.
A giugno l’inflazione aveva continuato a scendere
Al di sopra della media siciliana anche Catania, dove si spendono 221 euro in più, e Messina, che arriva a 214 euro. Se si guarda alle altre regioni, l’inflazione varia dal 2,1% del Trentino Alto Adige, con una spesa maggiorata di 597 euro, allo 0,1% del Molise, dove se ne vanno in più soltanto 21 euro, ma buona parte delle regioni si trova in una sorta di fascia intermedia che si muove tra lo 0,9% e l’1,2%, con un aumento della spesa che va dai 180 ai 290 euro. Un andamento in negativo che delude, considerato che fino a giugno l’inflazione aveva continuato a scendere, seppur con un andamento fin troppo moderato.
Ed è così che gli effetti degli aumenti a due cifre di uno e due anni fa non vengono mai riassorbiti; negli ultimi tre mesi, poi, sono ripresi i rincari che pesano non poco sul bilancio familiare. A giugno, l’inflazione annua dell’Isola si fermava a 0,7%, appena sotto la media nazionale, che arrivava allo 0,8%, con un recupero, rispetto a maggio, di appena lo 0,1%.
Condizioni insostenibili per molti
Condizioni insostenibili per molti, considerato che nei due anni di corsa folle al rialzo dei prezzi, vivere una vita che sia almeno dignitosa è costato oltre 3 mila euro in più alle famiglie siciliane. Una cifra che molti nuclei hanno difficoltà ad affrontare, anche perché la maggior parte dei prodotti che hanno subito i maggiori rincari sono di prima necessità, dal gas all’energia elettrica, senza dimenticare gli alimenti base, dallo zucchero all’olio di oliva, dal latte alle patate.
Dall’analisi fatta dall’ufficio studi della Cgia, gli aumenti più importanti nella media nazionale avvenuti tra il 2021 e il 2023 hanno interessato i biglietti aerei dei voli internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli aerei nazionali (+65,4%), le bollette del gas (+62,5%).
Quindi, lo zucchero, che è aumentato del 61,7%, il riso (+48,2%), l’olio di oliva (45,5%). Per contro, i prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono di categorie merceologiche non di prima necessità, e comunque le riduzioni sono in percentuali molto minori rispetto ai rincari.
I prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono stati gli apparecchi per ricezione immagini e suoni, che diminuiscono del 28,6%, gli apparecchi per la telefonia mobile, al -12%, apparecchi per il suono, dagli stereo agli amplificatori alle radio, a -11,4%. Ancora, ci sono i test di gravidanza e i contraccettivi, a -10,3%, e i libri di narrativa, a -6,3%.
E se tale risultato era prevedibile, dopo la pandemia che ha imperversato nel 2020 e 2021, lo scoppiare della guerra in Ucraina ha determinato rincari a cascata a danno delle tasche degli italiani, a oggi non si riesce ancora a trovare una strada per un vero recupero.