“Come ogni anno, ma quest’anno ancora di più per via dei numeri raggiunti dalle sindromi influenzali, si assiste in questo periodo a un’emergenza sanitaria che colpisce tanto i Pronto soccorso, ma non solo”. Così all’Adnkronos Salute Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). Il medico, entrando nel dettaglio dell’impatto che sta avendo sulla sanità territoriale l’epidemia di virus respiratori in corso nel Paese, aggiunge: “Come medici di famiglia in questi giorni siamo oberati di richieste di informazioni, di telefonate, di visite, di certificazioni. C’è un assalto alle nostre prestazioni, come a quelle di tutti i sanitari. Aumentano di molto gli accessi» agli studi. «Ma la prima conseguenza pratica per noi è che le telefonate sono raddoppiate. Se in media in giorni ordinari le chiamate ai medici di medicina generale, a livello nazionale, sono circa 2 milioni, ora sono diventate 4 milioni».
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Un iper lavoro che mette a dura prova. «Dividendo questo totale di chiamate per i medici di famiglia, che sono circa 40mila in Italia, si capisce come ciascuno di noi stia ore con la cornetta in mano», per rispondere ad almeno un centinaio di telefonate quotidiane, calcola Rossi. «Diamo consigli, indicazioni per evitare ricoveri inutili, per fare certificazioni”.
E con la riapertura post fesitività delle scuole, prevista lunedì prossimo, 8 gennaio il rischio concreto è che il ritorno tra i banchi possa peggiorare la situazione. A evidenziarlo, intervistato da Adnkronos Salute è Fabio Midulla, responsabile del reparto di Pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma. “Con la riapertura delle scuole c’è il rischio che il picco di virus respiratori, che sta portando a un’ascesa di casi in questi giorni fra i bimbi, possa continuare. Molto dipenderà anche dal clima. I virus circolano quando piove e c’è umido. Cosa direi ai genitori? Di evitare di mandare i bimbi a scuola se non sono perfettamente guariti, e di fare molta attenzione alla prevenzione primaria. In altre parole, di non dimenticare quello che abbiamo imparato da Covid e dai lockdown vissuti nella fase acuto della pandemia”.