Sanità

Arriva l’influenza, è boom di casi, “quest’anno sarà più grave”

Con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid e, quindi, con la ripresa di movimenti e attività, l’influenza potrebbe tornare a colpire. E potrebbe farlo in maniera più aggressiva. E’ l’allarme lanciato dagli epidemiologi in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”.

Un periodo insolito per l’influenza, la situazione nel mondo, ecco perché preoccuparsi

Gli Stati Uniti hanno registrato solo 646 decessi per influenza nella stagione 2020-21 – la media annuale è di decine di migliaia – e c’è stato solo un decesso per influenza pediatrica.

Finora l’Australia non ha avuto decessi per influenza stagionale nel 2021 (negli anni passati ne registrava tra i 100 e i 1.200).

Il Covid ha fatto abbassare la guardia alle difese dalle forme influenzali

Ma l’influenza ha continuato a circolare a bassi livelli nei tropici e quindi probabilmente -osservano i ricercatori- comincera’ a ripartire da li’ una volta riaperti i confini.   

Le misure di risposta alla pandemia sembrano aver soppresso alcune infezioni batteriche, comprese quelle che causano polmonite e meningite e sono associate alla sepsi.

I contagi causati dai comuni coronavirus umani (un altro dei principali responsabili del raffreddore) e dai virus parainfluenzali erano a livelli molto bassi negli Stati Uniti nel 2020, ma hanno ricominciato a salire ai livelli pre-pandemia nella primavera del 2021, un periodo insolito per i raffreddori.

I contagi da virus respiratorio sinciziale, che di solito provoca lievi sintomi del raffreddore, ma è anche responsabile di circa il 5% dei decessi nei bambini sotto i 5 anni in tutto il mondo, sono state ai minimi storici per un anno e poi hanno iniziato a salire, nell’aprile di quest’anno (secondo i Cdc questi picchi potrebbero essere collegati alle riaperture delle scuole).

Tra l’altro in tutto il mondo, ci sono segni di circolazione dei virus influenzali H3N2, H1N1 e influenza B; e un’ondata di contagi da influenza B nell’inverno 2019-20, in quello stesso periodo contribuì a un numero record di decessi da influenza pediatrica.

Aver “saltato” l’influenza nel 2020 ci costerà caro

“Abbiamo una generazione che ha saltato l’epidemia influenzale dello scorso anno e questo significa che tanti cittadini non hanno neanche gli anticorpi rispetto ai virus della stagione ’20-21”, ha spiegato Silvestro Scotti, segretario della Federazione medici di famiglia, come riporta Il Messaggero.

“E’ importante accelerare con i vaccini o rischiamo di avere condizioni più gravi”, ha spiegato Silvestro Scotti, segretario della Federazione medici di famiglia, come riporta Il Messaggero.

I sistemi di protezione utilizzati per evitare il contagio sono stati utili perché hanno cancellato le infezioni batteriche.

Chi deve vaccinarsi contro l’influenza?

Secondo un’indagine di Assosalute, il 35% degli italiani ha detto che vuole vaccinarsi contro l’influenza. Il motivo va anche ricercato nella volontà di evitare sintomi che possono confondersi con il covid-19.
Intanto, da ottobre si dovrebbe partire con il vaccino influenzale che dovrebbe andare a braccetto con la terza dose.

Secondo Silvestro Scotti, sarebbe però opportuno aspettare almeno due settimane tra le due vaccinazioni mentre si sta anche lavorando sui vaccini in farmacia, anche per quelle categorie a cui è offerto gratuitamente: over 65, malati cronici, donne incinte. Al vaccino anti-influenzale si dovrebbe poi accostare anche la terza dose contro il covid. Attualmente il vaccino contro l’influenza è raccomandato ai bambini tra 6 mesi e 6 anni e la fascia d’età tra 60-65 anni, oltre che per over 65, malati cronici, donne incinta.

“L’anno scorso, gli interventi per limitare la diffusione del Covid hanno tenuto molto a bada l’influenza. Adesso, invece, potrebbe diffondersi molto più facilmente.

Il vaccino è l’unica arma per difendersi”, ribadisce il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano.

Vaccino doppio influenza e Covid, ecco quando si parte in Sicilia

La somministrazione combinata di vaccino antiCovid e anti-influenzale: l’Isola sarà tra le ultime regioni a partire dal 25 ottobre.

“Il fatto che lo scorso anno non abbiamo avuto la circolazione dell’influenza – spiega Scotti – quest’anno potrebbe diventare un elemento che sfavorisce: perché abbiamo una popolazione più allargata di persone che non hanno avuto contatto con la varianti circolanti nella stagione precedente, che saranno in parte presenti anche in questa. Questo amplia la platea dei vulnerabili”.

Se le forniture arrivano in ritardo, aggiunge, “è più difficile raggiungere gli obiettivi di copertura nelle popolazioni a rischio, come anziani e pazienti con malattie concomitanti, perché si accorcia il periodo utile per la somministrazione”. Lavoro non di poco conto se si considera che ogni medico di famiglia ha in media 1.200 assistiti.